Tra incognite e contestazioni la cerimonia di insediamento in una città super blindata
In una Washington super blindata, dove non sono mancati momenti di tensione, gli Stati Uniti hanno salutato l’insediamento di Donald Trump, il 45mo presidente americano: Il miliardario di New York ha giurato solennemente succedendo così a Barack Obama che ha tenuto le redini del Paese per gli ultimi otto anni.
Dietro le quinte di questo evento mondiale hanno naturalmente serpeggiato le puntuali polemiche contro il Tycoon che, a detta di alcuni analisti, non avrebbe neppure completato la squadra di Governo. Ma del resto era prevedibile che i commentatori del momento non aspettassero altro che questa occasione per dare addosso al neo presidente che in verità deve ancora essere messo alla prova.
Vedremo se sarà in grado di portare un cambiamento reale degli Usa, come sempre lui stesso ha ribadito, o se l’uomo è un semplice bluff costruito con la forza del denaro. Quindi prima di lanciare accuse attendiamo i fatti.
Il giallo poi si infittisce se si pensa ai presunti rapporti tra uomini dei servizi russi, che avrebbero interferito nella campagna elettorale favorendo l’elezione di Trump, e lo stesso entourage del presidente. Resta solo un punto fondamentale: è tutto da provare altrimenti sono chiacchiere che riempiono le pagine dei soliti giornali.
Intanto l’insediamento alla Casa Bianca è stato costellato da momenti di tensione quando alcuni manifestanti contrari a questa elezione sono venuti a contatto con i supporter di Trump. E come dalle nostre parti si sono visti i soliti balordi, più comunemente conosciuti come Black block, che hanno dato sfogo alla loro condizione di disadattati lanciando oggetti di qualsiasi genere contro le forze dell’ordine incendiando inoltre i cassonetti della spazzatura. Insomma, anche in questi casi tutto il mondo è Paese.
Ancora più grave è che tali contestazioni trovino come “sponsor” personaggi di peso che di fatto contribuiscono a fomentare i disordini e la violenza: a Manhattan contro Donald Trump si sono radunati in centinaia proprio sotto una delle Trump Tower. Sono risuonati slogan triti e ritriti come “Sei un sessista, un razzista”. A gettare benzina sul fuoco ci ha pensato Robert De Niro affiancato da un’altra star come Alec Baldwin che ha bollato questa elezione come un disastro. E poi c’era anche Cher che prometteva di non abbassare la guardia. Contro quale male misterioso ancora non si sa.
Addirittura ci mancava una appello alla resistenza che ha lanciato Michael Moore.
Lasciamo che il circo si diverta pure e guardiamo quest’uomo che potrebbe essere, perché no, un buon presidente.