Certo che occorre una sovranità, ma occorre una nuova idea per un potere vero dei cittadini, che rafforzi l’Unione come istituto democratico, cioè una sovranità più rappresentativa e articolata,
ben strutturata sulla divisione dei poteri nella quale convivano diverse identità e idee intorno a un orizzonte ampio. Non solo, quindi, intorno a normative di economia.
Come ridare idealità all’Europa oggi che le istituzioni comunitarie sono da riformare e che l’idea di pace, prosperità, democrazia, nata faticosamente dalle ceneri della Seconda guerra
mondiale (e dopo 1.500 anni di massacri) è gravemente minacciata? Quella grande idea va estratta dalla polvere rendendola viva e operante. Quale Unione Europea è possibile poi senza l’Inghilterra e senza (fin dall’inizio) la Russia considerando inoltre che l’Italia è di fatto una colonia USA.
La fede in alcuni valori supremi, morali e spirituali, deve superare i confini degli stati che oggi danno una visione falsa sull’unione continentale, fatta di paura e muri, figlia dell’altra idea, quella dell’omologazione imposta dal neoliberismo globale. L’Unione, per non deflagrare, va perciò riformata valorizzando le sue
molteplici specificità, senza ridurle a uno. In altre parole che le leggi siano uguali per tutti con il principio che le normative debbano tenere conto delle peculiarità.
Uguaglianza non significa spianare le diversità perché se si valorizzano le diversità migliori, secondo un’articolazione unitaria, l’Unione avrà un futuro di sviluppo vero, di democrazia e di pace. Tuttavia va detto che con l’Unione è necessario riformare
anche i partiti: vanno organizzati su scala continentale, resi democratici attraverso la dialettica, il voto interno e definiti a partire da una identità culturale in grado di guidare
in modo coerente l’elaborazione dei programmi.
L’impoverimento del ceto medio colpisce la democrazia e favorisce i demagoghi d’Europa. Il sovranismo non è altro che la reazione a una omologazione neoliberista. In questo contesto c’è una
storica crisi tra il patto fondativo tra società e autorità politica liberal-democratica. Esiste ancora il patto tra persone e poteri pubblici su cui si fonda lo Stato secondo la nostra storia? Se non cambia la “facciata” dello Stato di diritto sotto di esso crescerà sempre più l’onda populista-autoritaria.
Sarà allora democratico il nostro futuro? In politica è necessario un fine in base al quale orientarsi per il futuro Europeo al di sopra degli interessi economici. E’ dunque legittima l’Unione europea? Nessuna delle istituzioni oggi esistenti risponde alle necessità, agli
interessi, alle proiezioni della nostra epoca. La crisi è tra società civile e Stato (o UE), cioè la società non vede più lo Stato come l’agente dello sviluppo perché le questioni economiche, finanziarie,
tecniche, scientifiche, sociali, culturali non possono più essere governate solo all’interno del singolo Stato, ma occorre articolarlo con gli altri in modo da rendere questo poliedro (unione fra
diversi) l’agente dell’accordo tra società e potere civile secondo le necessità attuali.
Quando parliamo di “laboratorio europeo” non possiamo interpretare allo stesso modo il presente di Francia o Italia, e quello di Polonia e Ungheria. Tutte queste nazioni vivono tempi differenti, storie diverse, passati diversi, quindi non vanno giudicate tutte allo stesso modo come se il mondo vivesse un’unica dimensione del presente.
Aldo Cisi – Presidente Movimento Politico Italia