C’è una discrepanza assai evidente tra gli scenari prospettati per l’Unione europea e la valuta europea a seconda che a parlare siano media statunitensi o britannici.

Probabilmente, la ragione non è legata alla dislocazione geografica della data agenzia di stampa quanto alla sua posizione ideologica. Tuttavia, resta il fatto che sono numerose e assai diverse fra loro le previsioni circa il futuro dell’euro: dalle previsioni ottimiste circa il ruolo preminente dell’euro nella futura economia green, fino alle previsioni del crollo dell’euro sotto la pressione dei problemi strutturali dell’eurozona e delle insuperabili controversie politiche che affliggono l’Unione europea sin dalla prima crisi finanziaria globale del 2008-2009.

Si erge al ruolo di Cassandra (che prevede la futura tragedia europea ed evidenzia i segnali già esistenti che lasciano presagire questo scenario) Ambrose Evans-Pritchard, osservatore finanziario britannico, conservatore ed autorevole editorialista economico della rivista londinese The Telegraph. Evans-Pritchard non condivide l’entusiasmo dei mercati finanziari circa gli ultimi provvedimenti adottati dalla Commissione europea e dalla BCE.

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“I tedeschi temono che la BCE cada nella trappola dell’inflazione così come fece la Reichsbank della Repubblica di Weimar. La generosità di Lagarde (a capo della BCE) acuisce le tensioni nei confronti della Germania le quali potrebbero mettere a serio rischio l’euro. Christine Lagarde si assumerà un grave rischio economico raddoppiando gli incentivi e al contempo favorendo un aumento della massa monetaria in eurozona a velocità mai viste da quando si è adottato l’euro. Oltre a ciò Lagarde si assume anche un grande rischio politico: infatti, la Corte suprema tedesca ha deciso che la BCE ha abusato del proprio potere poiché aveva acquistato prima del tempo dei bond governativi senza prevedere una regolamentazione di tipo monetario nell’adozione di provvedimenti di natura economica su larga scala. In sostanza, sono stati ignorati i relativi diritti sanciti nel Trattato istitutivo dell’Unione europea”, scrive Evans-Pritchard.

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The Telegraph ha riportato un’ampia gamma di opinioni espresse da diversi esperti tedeschi sull’operato della BCE. Quest’ultimo in sostanza consiste nell’emissione di denaro finalizzata al salvataggio di Stati membri dell’UE, fra cui anzitutto l’Italia. Tale gestione genererà però gravissimi problemi all’euro. La gamma delle opinioni espresse dagli esperti contro l’operato della Commissione europea e della BCE oppure contro l’esistenza stessa di una valuta euro è assai variegata: si parte da uno dei padri fondatori della BCE Otmar Issing fino ad arrivare ai principali economisti che si occupano del governo d’impresa delle principali banche mondiali quali Deutsche Bank e la statunitense Goldman Sachs.

In particolare, il professor Thomas Mayer, collaboratore dell’istituto di ricerca di Francoforte Centre for Financial Studies nonché ex economista della Deutsche Bank, sostiene che i provvedimenti adottati dalla BCE avranno delle conseguenze per le quali saranno costretti a pagare i contribuenti tedeschi. E quando ciò accadrà non saranno affatto contenti.

“Possiamo assolutamente aspettarci un’inflazione sul modello degli anni ’70. La BCE sta emettendo tutto questo denaro, ma al contempo l’offerta di merci e servizi in economia è limitata. Se i cittadini tedeschi si sveglieranno con un’inflazione al 5%, capiranno, una volta finita, che si è perso qualsiasi controllo sull’euro”, sottolinea l’esperto.

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Vale la pena comunque di chiarire il malcontento espresso dal professore. Se il denaro servisse non per salvare dal fallimento l’Italia e altri Paesi nelle medesime condizioni quanto piuttosto per sviluppare le linee produttive finalizzate all’esportazione, allora l’operato della BCE potrebbe essere in qualche modo giustificato. Tuttavia, in un contesto di guerra commerciale in cui le priorità della Commissione europea sono totalmente diverse l’obiettivo non è di certo quello esposto. Ciò significa che il denaro sarà impiegato nel mercato interno con le conseguenze negative oggetto delle previsioni. In passato l’Unione europea ha salvato da analoghe derive inflazionistiche le merci importate dalla Cina il cui prezzo continuava a scendere (questi prodotti importati in verità privavano gli europei di posti di lavoro, ma permettevano di usufruire di merci a basso costo).

Tuttavia, oggi la Commissione europea intende contrastare le importazioni cinesi e statunitensi, introdurre tasse sul carbonio ad altri Paesi e in generale fare in modo che vivere in Unione europea sia costoso e difficile per tutti tranne che per i migranti irregolari e i beneficiari di sussidi. Questa situazione può essere analizzata anche da un altro punto di vista secondo il quale l’emissione di denaro da parte della BCE viene interpretata come la modalità di salvataggio dell’eurozona che garantirebbe in futuro il primato mondiale dell’euro.

Ad esempio, l’agenzia Bloomberg riporta che “la strada dell’euro verso lo status di prima valuta mondiale passi attraverso investimenti nella green finance” e delinea prospettive interessanti: “L’euro ha occupato una posizione di estrema rilevanza nel mercato in rapida crescita dei green bond (ossia obbligazioni impiegate per finanziare attività economiche che contribuiscono a ridurre l’impatto ambientale o a minimizzare le emissioni di gas serra nell’atmosfera) e l’anno scorso in euro è stata effettuata circa la metà di tutte le nuove emissioni di green bond, stando ai dati della BCE. Quest’evoluzione è in linea con le ambizioni dell’UE di rendere il continente la prima regione al mondo a conseguire la neutralità climatica entro il 2050. <…> Il posizionamento dell’euro come moneta principale nel contrasto ai cambiamenti climatici può in ultima istanza aumentare le sue possibilità come moneta di riserva a livello internazionale”.

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Nella maggior parte dei casi gli investitori devono scegliere tra alternative: conflitti politici interni all’Ue e il finanziamento (almeno secondo quanto osservato dagli esperti tedeschi) ad opera della BCE dei bilanci di Paesi a rischio fallimento oppure strumenti finanziari emessi in euro in nome dell’ambiente, di una economia a carbonio zero e di altri simili ideali green. Se crediamo che alla fine sia l’economia reale ad avere l’importanza maggiore, è probabile che abbiano ragione i pessimisti di Londra e Francoforte i quali non prevedono nulla di buono per l’eurozona. Invece, se avessero ragione coloro i quali credono davvero che l’economia in futuro si baserà sull’energia eolica e sui veicoli elettrici, allora è probabile che l’euro avrà un futuro strabiliante a discapito delle difficoltà attuali.