I due conviventi sembrano condannati a rimanere separati in casa almeno sino al 26 maggio, giorno in cui è convocato il tribunale popolare per il voto   europeo, anche se sono in disaccordo su tutto e forse ormai si odiano reciprocamente. Dopo la resa dei conti elettorale, riusciranno a fare un serio tentativo di conciliazione, rinnovando ed aggiornando il contratto di Governo o, più  probabilmente, sceglieranno la via  della definitiva rottura,  già scritta nel libro del destino?

Le elezioni regionali in Abruzzo hanno molto aggravato la situazione, a causa della sonora sconfitta del M5S, che ha dimezzato i voti rispetto al 4 marzo scorso. Nonostante i pentastellati siano riusciti ad ottenere, nellambito della coalizione di Governo, molto di più degli alleati leghisti, sono emersi in pieno i limiti di un movimento, che si è alimentato solo dello scontento ed ha prosperato fino a quando ha potuto agitare esclusivamente la protesta. Di fronte alla difficoltà di assumersi delicate responsabilità gestionali, è apparso palese che, dietro il grande polverone, vi erano soltanto proposte propagandistiche, che non corrispondevano ad una visione di futuro e che la classe dirigente designata non era per nulla allaltezza del compito per inesperienza, assoluta incompetenza ed una sconfinata ignoranza, accoppiata ad unaltrettanto grande supponenza. La modestia di Di Maio, come la incompetenza di Toninelli e degli altri rappresentanti nel Governo, si è manifestata in maniera evidente, persino di fronte agli osservatori più disattenti ed anche a coloro che avevano mostrato una qualche simpatia verso il Movimento. Il richiamo dal Guatemala di Di Battista con la sua naturale antipatia e presunzione, che ne ha rivelato chiaramente la vocazione chavista e castrista, ha peggiorato le cose e, allindomani delle elezioni abruzzesi, la realtà si è mostrata in tutta la sua cruda amarezza.

Salvini invece ha avuto la scaltrezza di ascoltare con attenzione, a volte persino maniacale, lumore degli italiani, attraverso la continua presenza sui social ed un accurato monitoraggio da parte dei suoi esperti. Ha portato a casa poco o quasi nulla di concreto sul piano degli atti di Governo, ma ha parlato e si è mosso in sintonia con quello che chiedeva il suo popolo, mostrando una forte determinazione nel fermare limmigrazione clandestina, pur essendo stato costretto ad accogliere il reddito di cittadinanza, che certo non piace al proprio elettorato, ma facendo capire che doveva concedere qualcosa allalleato di oggi, sicuramente avversario di domani. Tale atteggiamento ha ben pagato in termini elettorali e di consenso personale. Inoltre il capo leghista ha dimostrato di aver capito che gli italiani, che  non intendono più affidarsi alle dottrine dei partiti identitari, preferiscono una realtà di tipo bipolare e cercano di trovare un leader forte a cui affidare il proprio destino.

Dopo la demolizione eseguita con metodo scientifico, di quella che è stata chiamata la prima Repubblica, linterprete del nuovo corso entrato subito in sintonia col sentimento profondo degli italiani, fu indiscutibilmente Berlusconi, che ottenne uno strepitoso successo e portò il suo partito padronale, anche se con alterne vicende, al successo per un quindicennio, riuscendo a fronteggiare un attacco politico, mediatico e principalmente giudiziario formidabile. La sua caduta alla fine fu determinata in realtà dai suoi errori di delirio di onnipotenza e dallinsaziabile desiderio di appagare il suo narcisismo maschilista, esaltato dalla perdita di gran parte delle capacitàamatorie in conseguenza della operazione di tumore alla prostata, piuttosto che dalla contrapposizione con un avversario politico, che si è  rivelato alla perenne ricerca di una definitiva identità, dopo aver abbandonato quella comunista obsoleta, senza riuscirvi. Instaurata con il Cavaliere lepoca del bipolarismo a guida carismatica, in seguito alla sua rovinosa caduta ed al rifiuto del M5S di costituire una maggioranza con Bersani, si era spalancata unautostrada per il giovane ambizioso e brillante Matteo Renzi, che dopo tentò di forzare la mano con una riforma costituzionale, che, se avesse vinto, lo avrebbe incoronato padrone assoluto per un tempo indefinito, ma fortunatamente non andò così. Saggiamente gli italiani si mostrarono diffidenti non soltanto  nei confronti dei contenuti della riforma, ma ancor più del modo compulsivo con cui il giovane Presidente del Consiglio aveva deciso di sostenerla, quasi da solo e con una sospetta veemenza. Nonostante quella clamorosa sconfitta, se il giovane politicofiorentino avesse dimostrato di aver capito lumore popolare e si fosse messo da parte, certamente sarebbe tornato alla ribalta, anche perché  nel suo partito, ormai privo di orizzonti e di personalità di rilievo, aveva le carte in regola per tentare, dopo un certo tempo, una seconda occasione. Invece, lingordigia di cercare subito una rivincita e forzare un clima che aveva invece bisogno di decantare, lo ha messo definitivamente fuori gioco, con la sola magra soddisfazione che, dopo di lui, il PD si è avviato verso una sicura ed ingloriosa fine.

I due odierni  separati in casa, quindi, hanno capito che dovevano fare insieme unalleanza provvisoria di Governo per avere il tempo di svuotare ciascuno il rispettivo campo di influenza, i pentastellati a sinistra, la Lega a destra, e potersi confrontare come avversari alle prossime elezioni. Tuttavia è emerso il problema che, oltre al bipolarismo, gli italiani sono alla ricerca del capo in cui identificarsi. Salvini lo ha capito e si è presentato come il re di strada di cui il centro destra era alla ricerca, dopo Berlusconi, preparandosi ad assorbire il debole partito di Giorgia Meloni con uno spostamento a destra che va nella direzione di quanto richiesto da quellelettorato ed aspettando che, anche per ragioni anagrafiche del suo leader, Forza Italia, già molto indebolita, gli lasci il campo completamente libero. Cinque Stelle invece si è  trovato di fronte ad un problema non previsto. Oltre alla difficoltà di cambiare pelle rispetto al movimento di protesta che è sempre stato,   trovandosi a dover fronteggiare la enorme complessità di governare un Paese difficile come lItalia, peraltro in un momento di congiuntura negativa, si sta inoltre riscoprendo privo di leader, mentre gli elettori di ogni parte politica cercano lidentificazione con un capo. Il M5S aveva Grillo, che non  è chiaro se ha deciso di mollare perché  si era stancato o perché ha intuito che, dopo la fase della protesta colorita, sarebbe stato difficile affrontare problemi concreti e non se ne sentiva in grado. Il povero Di Maio, nominato capo politico in punta di spada, è caduto trucidato nella campagna dAbruzzo, anche per il contributo tutto negativo di Di Battista, che fingendo o credendo di aiutarlo, lo ha fatto affondare, con la forse inconsapevole complicità di Fico e dellintera area movimentista.

In un simile clima, nonostante i due alleati della coalizione giallo verde non ne abbiano immediato interesse, il rischio di una rottura traumatica degli equilibri rimane molto alto, anche a causa dei nuovi dissapori sull’estensione dei margini di autonomia alle Regioni del Nord, che lascerebbe il Mezzogiorno in balia di se stesso e dell’elemosina del reddito di cittadinanza. Inevitabilmente l’unico scenario che potrebbe aprirsi è quello di elezioni politiche anticipate, che vedrebbero il Paese non soltanto diviso tra due proposte politiche contrapposte, come sarebbe fisiologico, ma spezzato in due tra una destra leghista, con accenti xenofobi ed animata dal più  feroce egoismo nordista ed una sinistra pentastellata, concentrata sulla prospettiva di un meridione assistito e una battaglia neo statalista per la decrescita felice, fermando il processo di modernizzazione del Paese e di tutte le opere pubbliche.no de

di Stefano de Luca – Rivoluzione Liberale