Da più parti si sente dire che stiamo assistendo a una campagna elettorale mediocre, misera, vuota, priva di contenuti e di confronti diretti considerati il sale della democrazia. In parte può essere vero tuttavia va contestualmente considerato che questa condizione rispecchia perfettamente lo stato della nostra classe politica che non riesce a comunicare nulla perché in realtà non ha nulla da proporre in maniera seria e concreta. Si tratta per la maggior parte di paraculi, salta-fossi professionisti pronti a tradire alla prima occasione pur di mantenere le loro flaccide chiappe su quella poltrona che rende parecchi quattrini senza lavorare. E dove mai lo troverebbero un posto del genere la maggior parte di questa accozzaglia parlamentare che se dovesse tornare a casa non saprebbe dove sbattere la testa.
In questo deserto di valori e idee è dunque naturale bollare come pessima questa campagna in cui si sentono tante promesse tra le più fantasiose, vanno a gara a chi le spara più grosse consapevoli – e quindi ancor più colpevoli – che tali promesse mai potranno essere mantenute. Auguriamoci che gli italiani lo capiscano questa volta. Come devono capire che questa infame legge elettorale è stata congeniata appositamente per fottere l’elettore che potrà ritrovarsi al governo chi non avrebbe mai voluto, tantomeno votato. Una legge che permette di fare inciuci tra orientamenti politici diametralmente opposti, praticare ancora una volta la vergognosa compravendita di deputati pronti a qualsiasi intrigo, imbroglio sottobanco pur di rimanere a Roma. E tutto questo alla faccia dell’elettore.
Insomma, il peggio del peggio lo vedremo dopo il 4 marzo. Questa è una certezza.
C’è anche chi grida allo scandalo sostenendo che la democrazia è in pericolo. Ma forse non è che ci meritiamo tutto questo? E’ vero, confronti diretti in televisione non se ne sono visti, le trasmissioni urlatrici sono tutte uguali e hanno davvero stancato. Assistiamo a inutili monologhi senza contraddittorio condotti da giornalisti compiacenti, asserviti al potere che se ne guardano bene di mettere all’angolo il leader di turno ponendo domande vere, scottanti come dovrebbe fare invece un vero giornalista che se ne frega dei potenti. Un esempio? La scottante questione banche mai chiarita o la faccenda vitalizi che è stata indegnamente accantonata per arrivare alle inopportune candidature, imposte dalle segreterie centrali, di personaggi che hanno grane giudiziarie. Senza dimenticare la riforma dell’ordinamento penitenziario che dopo anni di attesa rischia nuovamente di naufragare. Assistere dunque a una passerella di una tale genia di cronisti genuflessi a questa penosa e sciagurata èlite di politicanti che dovrebbe rappresentarci non è forse imbarazzante? E pensare che Montanelli ripeteva spesso che il giornalista ha un solo padrone: il lettore! Un quadro dunque desolante che evidenzia in maniera inequivocabile una informazione di regime scientificamente pilotata – lo denunciano da decenni i Radicali a ragion veduta – che non permette di conoscere in maniera corretta i fatti. Un Paese nelle mani di una casta che sarebbe da pigliare solo a calci nel sedere. Senza dimenticare comunque che queste persone tanto vituperate sono nei palazzi di potere non per volontà divina ma perchè qualcuno li ha votati credendo alle panzane che raccontavano. E allora non sarebbe il caso di recitare umilmente un “mea culpa”? Auguriamoci solo che gli elettori questa volta usino un po’ di memoria storica e non si facciano infinocchiare da questi imbonitori che altro non sono che cialtroni senza arte né parte.