La mediazione di Israele e Turchia segna la sconfitta politica dell’Europa
Se dovessi commentare in due parole quanto si vede e si comprende dopo undici giorni di ‘guerra a bassa intensità’ direi che tutto ciò che emerge è la sconfitta dell’Europa, intesa sia come cultura che come centro politico motore di civiltà, e in essa (può sembrare marginale, ma per noi non lo è!) dell’Italia.
Sull’Italia solo pochissime parole. Nonostante Mario Draghi, l’Italia è e si è mostrata con la faccia insipida dei nostri politicanti: privi di idee, privi di cultura, privi di senso dello Stato, incapaci ma anche disinteressati a capire cosa accade, perché e in che direzione. Del resto, nella crisi Draghi è scomparso invischiato nella politichetta nostrana (a dover litigare con Salvini, Meloni, Conte e … Letta -forse il peggiore) non ha potuto, ammesso che avesse voluto, dire una parola di buon senso nello sfracello in corso, anche se, penso, avrebbe avuto qualcosa da dire.
Ma, come dicevo, la sconfitta, prima ancora che la guerra finisca, la sconfitta certa è l’Europa. Che non solo non ha saputo, ma non ha voluto prendere una posizione autonoma nel conflitto. Ha, invece, seguito pedissequamente la linea statunitense e della NATO, una linea, a sua volta, perdente nella guerra guerreggiata e perdente politicamente, anche se la martellante propaganda è ormai dominante in Europa, anche con manifestazioni di ridicolo manicheismo. Vladimir Putin -si dice sempre Putin, quasi mai si dice ‘la Russia’ (quando non si dice l’Unione sovietica!)- è il cattivo, il criminale, e quanto peggio se ne può dire, meglio è. Nella migliore delle ipotesi, la Russia è l’aggressore degli ucraini, colpevoli solo di volere liberamente scegliere da che parte stare.
È proprio questo il punto: da che parte stare. Perché insensibilmente, quasi inavvertitamente, siamo tornati, ormai da oltre dieci anni, al linguaggio e ai comportamenti della guerra fredda, dove la Russia era il nemico da battere, distruggere, e portatore di una mentalità belluina e rozza.
Ora, ho già detto chiaramente che la Russia è aggressore, nella misura in cui non ha, sembrerebbe, perseguito una linea di trattativa pacifica allo scopo di evitare il conflitto.
Il tema era ed è, non si può negarlo, di carattere politico e strategico, anche se non escluderei almeno una minima parte delle sguaiate accuse di follia di Putin. Ciò che si nega, e si continua a negare, è che da molti anni la Russia lamenta l’accerchiamento da parte delle potenze‘occidentali‘, dalla NATO. Che è solo a parole una alleanza difensiva, dato che si è impegnata in una serie di guerre aggressive, del tutto estranee allo statuto e allo scopo per cui fu fondata, e comunque persegue la lotta ad un ‘nemico‘, l’Unione sovietica prima, la Russia oggi -in settanta anni non è cambiato nulla!
Gli USA, attraverso la NATO, hanno portato avanti una politica miope e culturalmente arretrata,secondo la quale la Russia doveva essere‘contenuta‘ e messa sotto controllo militare, in particolare facendo aderire i Paesi confinanti nella NATO.
Sia stato o meno ciò un errore, o l’espressione di una mentalità aggressiva, è un dato di fatto che ciò ha messo la Russia con le spalle al muro, tanto più che, con la scusa di una politica limitativa della libertà ucraina, sette o otto anni fa è stata espulsa dal G7, che non per nulla aveva preso a chiamarsi G8.
Quello fu, a mio avviso, un errore storico, perché portò il ‘mondo occidentale‘ (qualunque cosa ciò significhi) a riprendere la vecchia politica ostile verso la Russia, piuttosto che cercare una mediazione, ma specialmente piuttosto che cercare di comprendere le ragioni della Russia.
Ma tant’è. La Russia ha deciso di rompere gli indugi e, non fidandosi nella possibilità di negoziare con l’Ucraina (cioè, in realtà, con chi la spingeva a certe scelte), ha deciso di colpire, prendendosi direttamente quella parte di territorio che, se non altro simbolicamente, serviva e serve a separare fisicamente la Russia da ipotetiche basi militari della NATO. Non vi è dubbio, peraltro, che poi quello che sembra il progetto finale, e cioè di neutralizzare, di fatto o di diritto, l’Ucraina supera largamente i confini di una azione, diciamo così, protettiva, resa in particolare dal riconoscimento delle due repubbliche separate del Donbass, per trasformarla in una politica aggressiva, che mira, apparentemente, a fare di più che difendere le due repubbliche e la Crimea. Infatti, come tutto lascia credere, la Russia punta ad occupare Mariupol e poi Odessa (la città della Rivoluzione di Ottobre!) per ‘isolare’ l’Ucraina dal mare, e tenerla perciò in una situazione di ‘minorità’ rispetto alla Russia.
Ma qui, senza aggiungere altre considerazioni sui probabili o possibili obiettivi della Russia, cade l’errore storico, secondo me, tragico dell’Europa.
Di fronte ad un conflitto, la prassi delle relazioni internazionali, ma specialmente le norme del diritto internazionale, prevedono due possibilità per gli Stati che non sono direttamente coinvolti nel conflitto: la neutralità o la partecipazione al conflitto accanto ad una delle due parti.
Ebbene, l’Europa di Emmanuel Macron e Mario Draghi del trattato del Quirinale e anche di Olaf Scholz con il trattato dell’Eliseo, avrebbe dovuto (o, se preferite, potuto) puntare proprio sulla difesa comune, diversa e indipendente da quella della NATO, e rispettosa della politica ‘ufficiale’ della gran parte dei Paesi europei, e cioè di assoluta neutralità.
Invece, e con accenti decisamente rozzi e impropri,ha deciso di fare esattamente l’opposto: da un lato ha dichiarato la propria ostilità all’azione russa, e dall’altro ha iniziato ad aiutare l’Ucraina, fornendole armi. Dal punto di vista del diritto internazionale, come ho spiegato più volte, la neutralità è stata violata. L’Europa non è neutrale, partecipa al conflitto, e quindi si è autoesclusa da ogni possibilità di mediazione nel conflitto. Un errore marchiano da ogni punto di vista. Sia perché non saranno poche mitragliatrici e forse addirittura qualche aereo, ad aiutare l’Ucraina a vincere la guerra; anzi, porterà a prolungarla, aumentando le vittime. Ma, da un altro punto di vista, l’Europa si è autoesclusa dalla possibilità di mediare, come ho appena detto, ma, per di più, di difendere gli interessi dell’Europa e della stessa Ucraina.
Come se non bastasse, questa scelta politica ha favorito l’intervento mediatorio di due Stati sulla cui ‘sincerità‘ è perlomeno lecito dubitare. La Turchia e il suo autocrate, cerca sostanzialmente di ‘rifarsi una verginità‘ e di guadagnare qualche merito agli occhi specialmente dell’Europa sotto il profilo dei diritti dell’uomo, massacrati in Turchia. Israele, un Paese che, non diversamente dalla Turchia, ha molto, moltissimo, da farsi perdonare,sotto il profilo sia dei diritti dell’uomo che della politica ‘imperiale‘.
Sembra prevedibile che, qualora questa mediazione riuscisse, sia pure in parte, Israele potrebbe vantare la pretesa di impedire una possibile soluzione della questione iraniana, incrementando anche le sue periodiche azioni distruttive di strutture nevralgiche iraniane, di assassini a distanza (vedi il caso Suleiman) e di ribadire, anzi, attuare, la politica di annessione di territori siriani sotto occupazione da tempo. Sul piano dei diritti dell’uomo, una riuscita anche solo parziale della ‘mediazione’, potrebbe aumentare la già notevole indifferenza mondiale verso la questione della Palestina, permettendo ad Israele di portare avanti la sua politica di annessione dei territori palestinesi, e di repressione dalla popolazione palestinese sotto occupazione israeliana.
Per l’Europa davvero una sconfitta grave e di grandi conseguenze future. Se è vero, come è vero, che sia gli USA (in modo evidente all’epoca di Trump, ma oggi da Biden) che la Russia sono ostili all’unità europea e ad una struttura di difesa europea, l’Europa rischia di avere dato loro la vittoria a tavolino, ma per sua propria devastante insipienza!
Giancarlo Guarino – L’Indro