Una volta di più l’Europa, per ora solo l’Ucraina apparentemente, è il campo di battaglia della guerra mondiale in atto, voluta dal Presidente americano Biden per mettere fuori gioco Putin. Tra coloro che iniziano dirlo apertamente anche Carlo De Benedetti
«Non la impressiona l’eroismo della resistenza ucraina?», «È un nazionalismo ammirevole dal punto di vista patriottico; ma alla fine è un danno per il mondo. Non ci guadagna nessuno tranne gli Usa, che fanno soldi a palate vendendo le armi e il gas, senza subire conseguenze … La politica serve a fermare la guerra». Neanche a farlo apposta, lo stesso giorno esce il comunicato vagamente delirante del G7, ma su ciò tornerò in altra occasione.
Sono, mi sono preso la libertà di iniziare così questo articolo, sono le parole secche, dure, durissime, dette, in una intervista al ‘Corriere della Sera‘ dell’8 maggio, da Carlo De Benedetti. Non sospetto, penso, di essere nazista, non perché ebreo, ma perché persona intelligente e di notoria intenzione e prassi democratica. E meno che mai di essere filo-Putin. Forse, questo sì, ‘colpevole’ di essere freddo, loico (data l’età!), non propenso alle emozioni facili … si può dire ‘emozioni facili’, quelle di cui sono piene le reti televisive e giornalistiche, si può dire senza essere definiti filo-Putin?
Ma poi, anzi, prima di questa frase, ne ha detta un’altra, molto, ma molto, più dura, quando dice fermo, e tranquillo la verità, la pura verità che, probabilmente, conoscono anche Enrico Mentana e la sua spalla e tutti gli altri loquaci commentatori e analizzatori di questa guerra: «questa è la guerra di Biden contro Putin, noi non c’entriamo».
Vivaddio, questa è la semplice terribile verità.
Verità che sta dicendo il Papa da due mesi, e l’ha ribadita quando ha chiesto di incontrare Vladimir Putin, senza cedere alle finezze della diplomazia vaticana. Certo alla Segreteria di Stato vaticana, quando l’hanno sentita quella frase, sono certo, qualche Cardinale è svenuto, qualche altro ha tentato un karkiri … mi riferisco a quella frase sferzante e ‘impolitica’ «il Patriarca non può trasformarsi nel chierichetto di Putin». Una frase diplomaticamente sbagliata, ma fortissima e, forse, sottile, più di quanto sembri: il Papa è un Gesuita, cioè ‘la raffinatezza’. Quella frase fa andare in bestia il Patriarca, e quindi Putin, che è (in Russia è sempre stato così) il ‘difensore’ della Chiesa Ortodossa, e quindi non potrà ricevere il Papa. Che gli ha ‘offerto’ un modo per giustificarsene: il Papa sapeva perfettamente che la frase era impolitica. Ma lui ha parlato ai fedeli, a tutti i fedeli, non solo a quelli ortodossi. E ha parlato chiaro: nella storia della Chiesa, le parole, magari ignorate, generano frutti imprevisti.
Fatte le dovute proporzioni, De Benedetti fa in qualche modo lo stesso.
Dice verità ovvie, note, De Benedetti. Dice che questa è la guerra di Biden. E non ha fatto in tempo a finire di dirlo, che la sua tesi è duramente e volgarmente confermata: uno schiaffo non a Putin, all’Europa.
Infatti, nel suo solito modo ambiguo, forse per un istante sfuggito alla sorveglianza di Biden (ma potrebbe anche essere un gioco delle parti), dice Volodymyr Zelenski che sarebbe disposto a trattare con Putin, accettando la perdita della Crimea e di parte del Donbass e, se non ricordo male, di non entrare nella NATO. Per la precisione dice che la base di trattativa potrebbe essere il ritorno della Russia alle posizioni del 23 Febbraio.
Ebbene, cosa accade? Dopo pochi minuti il segretario della NATO, dal nome vagamente evocativo, taglia corto, dicendo, in una intervista, una cosa gravissima, assurda: ‘i Paesi della NATO non accetteranno mai ...’. Una violazione plateale non solo del trattato, ma della sua funzione puramente rappresentativa e di coordinamento, perché una cosa del genere può essere detta solo dai Paesi della NATO direttamente o in una riunione, nella quale la cosa deve essere decisa all’unanimità. Certo, poi aggiunge che le decisioni sui territori devono essere lasciate ai popoli interessati. Quella che nel linguaggio comune si chiamerebbe una ‘pezza a colore’: «L’Ucraina deve vincere questa guerra perché sta difendendo il proprio Paese. L’annessione illegale della Crimea non sarà mai accettata dai membri della Nato. Sosterremo l’Ucraina fino a quando il presidente Putin porterà avanti questa guerra. Saranno però il governo e il popolo ucraino a decidere in maniera sovrana su una possibile soluzione di pace». È una dichiarazione di guerra, e al signor Jens Stoltenberg non compete dichiarare guerre.
Questa dichiarazione, arrogante e illegittima, da un lato serve a spiazzare Zelenski, al quale si dice ‘non decidi tu, perché decidiamo noi, magari, poi, sulla base di una volontà popolare tutta da accertare’, e dall’altra ribadisce a muso duro ‘questa è la guerra di Biden, la Nato è Biden‘.
Non per nulla De Benedetti dice esattamente questo: la NATO è Biden e serve ormai ad altro. De Benedetti ironizza sul fatto che ormai anche la Corea vuole entrare nella NATO, del resto già l’Australia vuole farne parte.
E allora, ancora una volta, come si fa a non capire che questa guerra è una follia suicida per l’Europa? Biden vuole combattere la sua futura guerra con la Cina (che a mio avviso ha già perduta, ma su ciò tornerò un’altra volta) usando l’Europa come campo di battaglia provvisorio contro la Russia, per distruggerla e impedirle di essere di aiuto alla Cina.
Una volta di più l’Europa, per ora solo l’Ucraina apparentemente, è il campo di battaglia della guerra mondiale in atto: finita quella fredda, nella quale i due si sono combattuti in Africa e in Asia, lasciando in pace l’Europa, ora comincia quella calda, ma calda davvero, perché l’obiettivo di Biden è distruggere la Russia, non salvare l’Ucraina o Zelenzski.
De Benedetti lo dice brutalmente quando afferma che per gli USA questa follia è un grande affare, affare economico, per la vendita di armi e di altro. E per di più, aggiungo, uno degli effetti di questa follia sarà la fame, ma proprio fame, in Africa e in Asia, e da lì, solo in Europa possono venire. Forse è solo una coincidenza, ma non credo, sta in fatto che Recep Tayyip Erdogan, quel ben noto gentiluomo che accoglie migranti a tanto al chilo, sta progettando di buttare fuori un milione, dico un milione, di rifugiati siriani. È l’inizio di quella che potrebbe trasformarsi domani in una tragedia europea, cioè nostra, tra le risate degli statunitensi.
Direte: che si dovrebbe fare di fronte ad un Paese aggredito che vuole difendersi e subisce pesanti (finora, però, solo presunte) violazioni dei diritti dell’uomo?
Intanto: dare le armi per cosa? Poi, premetto, e qui cito di nuovo il lucidissimo De Benedetti, che le brutalità non si fermano se dai altre armi, anzi, si aggravano perché l’avversario è più armato di prima e la tentazione di non guardare troppo per il sottile può diventare irrefrenabile.
Ma anche per un motivo molto più serio. Chi ragiona nel senso di continuare a dare armi agli ucraini, ragiona esattamente come Matteo Salvini o Giorgia Meloni. La ricordate la polemica furibonda per la folle legge voluta da Salvini sulla legittima difesa? Il risultato fu che la gente sparava a uno che si accingeva entrare in casa, o lo inseguiva in strada e gli sparava alle spalle e pretendeva di avere ragione.
La stessa logica si applica alle forniture folli di armi all’Ucraina. Che vuol dire molti altri morti, morti, e morti ancora, come, a mio parere, ne ha prodotti la decisione di Zelenski di armare i cittadini ucraini di qualunque arma e tutti quelli che volessero. Con l’obiettivo di sconfiggere la Russia, di farla rientrare nei suoi confini, di umiliarla? Quanti ucraini moriranno, quanti russi e, poi, quanti altri europei?
È la logica del dr. Stranamore. Molti di noi hanno dei figli, guardateli negli occhi.
Giancarlo Guarino – L’Indro