di Riccardo Bruno
Il mito dei “due popoli due Stati” si sarebbe dovuto esaurire il 2000 a Camp David, quando Arafat e Barak trovarono un accordo per la pace. Arafat pensò bene di sottoporlo ad un referendum popolare a Gaza e lo perse.
Difficile spiegare dopo aver passato la propria esistenza a sostenere la distruzione di Israele che bisognava viverci accanto. Il declino di Fatah iniziò così, Hamas la surclassò in tutti i territori, costringendola a rinchiudersi a Ramallah. Hamas non ha mai voluto riconoscere lo Stato ebraico in una qualsiasi forma e confine e gli atti di pace di quest’ultimo sono avvenuti, come il ritiro dalla Striscia nel 2005, a senso unico. Israele si ritirava, i feddayn la bombardavano. Ma nemmeno questa situazione a dir poco anomala ha convinto gli organismi internazionali a prendere provvedimenti nei confronti di Hamas o di ridimensionare, come sarebbe stato inevitabile, il peso di fatah.
Da Washington a Bruxellese si è continuati a vagheggiare una impossibile conciliazione riducendo le pretese israeliane, come gli insediamenti avvenuti nella West Bank. Quasi fossero i coloni il problema di un odio ancestrale ed irrisolto da almeno duemila anni. Eppure che agli arabi non importi davvero gran che della questione, è evidente da questi ultimi mesi passati sul confine sul Golan. Il territorio siriano che vi si affaccia, è diviso fra ribelli sunniti, integralisti dell’Isis e sciiti pro Assad, che si danno battaglia ogni giorno, senza mai preoccuparsi di infastidire gli avamposti israeliani.
Gerusalemme era importante per i cristiani non per i maomettani, se non sotto il profilo strategico, di tutti i luoghi sacri dell’Islam, Gerusalemme è solo quello conclusivo della vita del profeta, mentre è vitale per l’intera storia ebraica dai tempi di re Davide. Giusto l’Unesco poteva ignorare una verità storica di questa portata, condita come è inevitabile da quasi un secolo di propaganda. Il trasferimento dell‘ambasciata statunitense, da Tel Aviv a Gerusalemme, segna una nuova tendenza.
L’America di Trump ha un interlocutore principale nella regione, il governo israeliano. Gaza, una citta fenicia originariamente, se la può pure riprendere l’Egitto a cui il re Erode la cedette volentieri in omaggio ai Tolomei.
Al Sisi sicuramente saprebbe come renderla pacifica in brevissimo tempo