Proteste dopo il decreto anti-immigrati.
Il Tycoon vuole proteggere gli Usa,
gli diamo torto?
Tutti contro il neopresidente, che novità. Il mondo deve ancora realmente capire come si muoverà sui diversi fronti ma non importa: i maggiori giornali del pianeta gli tirano contro e basta. Del resto è dalla campagna elettorale che gli danno addosso. Comprese le ultramiliardarie star di Hollywood e altri ricchissimi personaggi del mondo della musica. L’ultima occasione per prenderlo di mira la decisione di chiudere le frontiere Usa.
Dopo il muro con il Messico ora un blocco di 4 mesi all’immigrazione e una black list di 7 paesi islamici ad alto rischio terrorismo. Sta forse sbagliando il presidente che si sta impegnando adottando tutte le misure possibili per garantire la maggiore sicurezza nazionale?
Ovviamente la protesta dilaga: a Washington in migliaia si sono ritrovati davanti alla Casa Bianca con lo slogan “No Muslim ban” ossia no al bando per i musulmani mentre a New York una folla multietnica si è radunata a Battery Park con il motto ‘No Ban No Wall‘, ‘Dump Trump‘, ‘We are all american‘. Non solo. Contro il provvedimento di Trump anche i tassisti della Grande Mela che hanno incrociato le braccia per un’ora. Ed è stato il caos.
Lasciando per un attimo l’America quante volte è stato detto che servirebbe una politica più efficace a livello europeo che fosse in grado di regolare i flussi migratori. Bene, Trump qualcosa di concreto lo sta facendo mentre qui, dalle nostre parti, come a Bruxelles, si continua a perdere tempo in chiacchiere. Almeno che non si tratti di bilanci, spread e finanza. Allora sì che i burocrati dell’Ue si muovono e non ci mettono tanto a importi vincoli severi se i conti, a loro modo di vedere, non quadrano.
In Italia poi, per quanto riguarda l’accoglienza, c’è sempre stata una certa cultura dilagante buonista portata avanti soprattutto da una politica salottiera radical chic sinistrorsa che per sua stessa natura ben poco ha a che fare con la dura quotidianità che vive la maggior parte della gente.
E adesso i risultati disastrosi delle porte aperte in maniera indiscriminata li abbiamo sotto i nostri occhi mentre il resto dell’Europa se ne frega: tanto ad essere in prima linea c’è l’Italia non i nostri carissimi partner europei.
Allora ben venga il ciclone Trump, chissà che anche altri non si sveglino dal torpore e comincino a controllare meglio le proprie frontiere.