Un lupo solitario dell’Isis torna a seminare morte e terrore a poche decine di metri dal World Trade Center, il ‘Ground Zero’ dell’11 settembre 2001. Secondo le prime ricostruzioni dell’attacco terroristico intorno alle tre del pomeriggio di martedì  un furgone  è piombato su una delle piste ciclabili nella zona meridionale di Manhattan, lungo l’Hudson, in quel momento parecchio affollata complice la bella giornata,  facendo una autentica strage. Alcuni testimoni della tragedia hanno inoltre avvertito esplodere alcuni colpi di  arma da fuoco. Al momento sarebbero almeno 8 i morti e una ventina i feriti ma il bilancio potrebbe  essere purtroppo destinato a peggiorare. Tra i feriti pare vi siano anche quattro giovani studenti che in quel momento erano a bordo dello scuolabus contro il quale il mezzo  guidato dal killer  di origini uzbeke, tal  Sayfullo Habibullaevic Saipov, è andata a sbattere terminando così  la sua  corsa assassina.
L’attentatore, 29enne autista per Uber, sarebbe giunto negli Usa  nel 2010 e risulta vivere in Florida. Secondo la ricostruzione dell’azione criminale il folle era in possesso di un paio  di pistole sparachiodi e un fucile ad aria compressa e una volta  sceso dal mezzo avrebbe urlato “Allah Akbar”. Pochi istanti dopo gli agenti accorsi sul posto  gli hanno sparato ferendolo a una gamba poi l’arrestato. Ora si trova in ospedale ma non sarebbe in pericolo di vita. Sul pick-up sarebbe stato ritrovato un biglietto con scritto  in arabo “Agisco per l’Isis”.
Riguardo la dinamica dell’attacco il balordo, al volante del  pick-up  preso a noleggio, aveva raggiunto il percorso ciclo-pedonabile attraverso la West Street poi a tutta velocità ha puntato sulla pista travolgendo ciclisti e persone a piedi. Di fatto un metodo facile da attuare già tragicamente “collaudato” dagli esaltati che si richiamano al sedicente stato islamico. Nizza, Berlino, Londra hanno subito attentati di identico modello operativo.
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Dopo questo ennesimo spargimento di sangue vengono naturali alcune riflessioni. La disfatta di Raqqa  con le forze curdo-siriane che hanno dato  battaglia alle milizie fedeli al Califfo nel cuore della città della Siria, autoproclamata capitale dello “Stato Islamico” è stato certamente un colpo devastante per l’Isis. Ma non sarà certo una questione di confini geografici a fermare il processo di terrore.  Un processo che ha invaso l’Europa dove questi esaltati religiosi  hanno iniziato a sparare nei locali, negli stadi e poi a falciare la gente per la strada con le auto. Del resto si tratta di emarginati che proprio per la loro condizione alienata sono estremamente facili da reclutare e quindi  da radicalizzare. E ora neppure l’America è al sicuro.
L’attacco alle Torri di sedici anni fa era stato devastante, certo, considerando che per Al Qaeda  fu sicuramente difficile  programmare  e pianificare una azione di tale portata. Mentre oggi è incredibilmente tutto più semplice e  l’assalto dell’altro giorno a New York, come quelli precedenti accaduti nel vecchio continente, lo dimostra. Ora si è di fronte quindi al terrorista “fai da te” invasato dall’estremismo più sanguinario che può colpire ovunque senza la necessità di avere grandi risorse, tantomeno preparazione tecnica o fisica. E adesso al centro del mirino ci sono anche  gli Usa. Delinquenti  spietati indottrinati anche attraverso i social o da qualche “profeta” della morte. Gente che da un memento all’altro si improvvisa terrorista e di conseguenza ancor più pericolosa perché può uccidere da qualsiasi parte. Basta prendere in affitto un’auto.