I liberali hanno mostrato una grande diffidenza per il populismo sovranista bicipite sin dal momento della formazione della coalizione giallo verde. Di fronte agli insensati atti di Governo, tutti protesi ad inseguire il consenso elettorale e privi di un progetto unitario proteso alla necessaria crescita di un Paese al collasso, la nostra ostilità è divenuta radicale.

Il solido ancoraggio ai principi del pensiero liberale italiano ed europeo, scolpito nel nostro DNA, ci fa rifuggire dal tatticismo e dall’opportunismo oggi in voga. Esprimiamo pertanto la nostra convinta solidarietà al Ministro Tria, che, del tutto isolato all’interno della compagine governativa, con coerenza e determinazione, si pone come custode dell’ortodossia finanziaria e della tutela del bilancio pubblico, esposto ai rischi continui di un Esecutivo di dilettanti, privi di competenza ed attenti soltanto ai sondaggi elettorali. Nell’autunno scorso, dopo un iniziale tentativo di sbarramento, anche il Ministro dell’Economia aveva ceduto alle pressioni finendo, sia pure a malincuore, con l’accettare una manovra economico finanziaria elettoralistica, nonostante il Paese si avviasse verso una fase di recessione, che avrebbe imposto di scegliere altre strade, fondate sul rigore di bilancio e sull’incoraggiamento alla crescita ed all’occupazione produttiva. Oggi, di fronte ai risultati disastrosi ed ai rischi di un ulteriore aggravamento del già fragile equilibrio di bilancio, la sua posizione si è fatta più intransigente, suscitando reazioni astiose ed attacchi contro la sua stessa persona, tanto che le voci di possibili dimissioni sono divenute sempre più insistenti. Tuttavia Tria, come tutti i timidi, si va rivelando più coriaceo di quanto non possa apparire a prima vista per i suoi modi cortesi e la sua natura schiva. In realtà egli sa bene che nessuno può imporgli le dimissioni, salvo che la stessa maggioranza, che lo ha prescelto, non gli voti la sfiducia in Parlamento, esponendosi ad un rischio politico enorme. E’ stato quindi affidato a Conte, dotato di furbizia avvocatesca,  il compito di contenere le resistenze del Ministro dell’Economia, ma senza successo. Tria rimane al suo posto e sa di poter contare, oltre che sulla correttezza delle sue scelte di coerente difesa della finanza pubblica, anche sulla stima del Capo dello Stato, che, sia pure con grande garbo istituzionale ma con mano ferma, ha bloccato molti tentativi di fuga in avanti dell’Esecutivo, fino a ridimensionare gli entusiasmi per un rapporto troppo ravvicinato con la Cina e ponendo alcuni punti fermi nei colloqui riservati con Xi Jinpin lanciando implicitamente un messaggio rassicurante verso l’Europa e l’Occidente.

La contingenza economica negativa generale, che vede l’Italia ancor più in difficoltà a causa della fragilità del sistema produttivo nazionale e del grandissimo debito pubblico da onorare, assume un aspetto di maggiore incertezza a causa di una coalizione di governo che ogni giorno di più rivela la propria inadeguatezza per la mancanza assoluta di un lungimirante disegno di crescita economica e civile.

La retorica populista e sovranista in apparenza, anche se con spostamenti tra le due forze dell’alleanza, sembra ottenere ancora la maggioranza dei consensi, tuttavia potrebbe dimostrare di avere il fiato corto di fronte all’evidente inadeguatezza del personale politico espresso ed alla precarietà di programmi tutti incentrati sull’oggi e per nulla proiettati, come dovrebbero, sul lungo periodo. Forse i due partiti di maggioranza reggeranno fino alle elezioni europee, ma, ammesso che siano in grado, con un rinnovato contratto, di superare le attuali quotidiane e vistose divisioni, come potranno affrontare la manovra di finanza pubblica per il 2020, che si va rivelando ogni giorno più onerosa e complessa? Lo scenario più probabile è quello di dover passare attraverso il lavacro delle elezioni anticipate, ma quale dei due partiti se ne assumerà la paternità, sapendo che tale mossa potrebbe costargli cara? In ogni caso, dopo le eventuali elezioni anticipate, i problemi reali resteranno tutti sul tappeto e, soprattutto, quale coalizione sarà chiamata ad affrontarli e come?

di Stefano de Luca – Rivoluzione Liberale