Temperature ben al di sopra della norma che hanno reso questa primavera 2017 decisamente bollente.
Buona parte del Paese è vittima di una terribile siccità. Un caldo infernale che ha colpito maggiormente la zona del nord ma non ha neppure risparmiato il resto della penisola.
Al caldo soffocante si deve aggiunge inoltre l’emergenza idrica: preoccupa quanto è stato detto dagli esperti e da funzionari della Coldiretti che segnalano la mancanza di 20 miliardi di metri cubi paragonabili all’intero volume di acqua del lago di Como. A peggiorare il quadro la situazione meteo che, almeno per il momento, non promette nulla di buono.
Tutto il territorio nazionale è ormai in ginocchio per causa di un anticiclone che non concede tregua provocato da un vento rovente che arriva dal nord dell’Africa. Le risorse idriche sono naturalmente ridotte ai minimi storici e l’allarme è scattato anche per le produzioni agricole e gli allevamenti. Non è escluso che anche nelle città l’acqua comunemente usata per necessità quotidiane venga razionalizzata nei prossimi giorni.
Per questa grave condizione il Governo ha dichiarato lo stato di emergenza per le Province di Parma e Piacenza colpite dalla crisi idrica determinatasi dopo un prolungato periodo di siccità oltretutto aggravato dalle temperature elevate.
Per questo Palazzo Chigi ha stanziato oltre 8 milioni e mezzo per fare fronte alla grave situazione.
Un termometro naturale che rappresenta perfettamente la scarsità di acqua è il Po che ha una portata ben al di sotto della media storica, ossia il 65% in meno rispetto al valore medio mensile.
Nella Pianura Padana, nella Bassa il Grande Fiume è in secca. Uno scenario incredibile che mette a rischio realtà produttive di eccellenza tipiche delle zone, come i comparti agricolo e zootecnico.
Per la siccità anche la Sardegna chiede al Governo lo stato calamità naturale e a ruota sono seguite le richieste della Toscana. Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia, regioni altrettanto duramente colpite dalla siccità.
Mentre in Sicilia le riserve idriche sono calate del 15%. Non va meglio in Veneto dove sono state adottate misure per contrastare la scarsità di acqua, anche in questo caso evidenziata dalla condizione in cui si trova l’Adige. La Regione ha emanato una ordinanza che stabilisce restrizioni in particolare per l’Adige dove i Consorzi irrigui dovranno ridurre il prelievo di acqua rispettando una tabella di marcia che parte da 180 metri cubi al secondo fino a 80 metri cubi al secondo.