Dopo la Camera
la fiducia anche
a palazzo Madama
Governo Renzi-Gentiloni, dopo la fiducia alla Camera ora il via libera anche del Senato.
Con 169 sì e 99 no Gentiloni incassa la seconda fiducia da parte di palazzo Madama dopo quella espressa ieri dalla Camera. Certo è che il nuovo esecutivo (diretto a distanza da Renzi) non avrà vita facile proprio qui, al Senato.
La sconfitta del fronte del SI’ ha finito con il creare una consistente frizione tra la maggioranza e il gruppo montaniano “Scelta Civica” di Area Popolare confluito poi in Ala, la formazione creata dall’ex braccio destro di Berlusconi Denis Verdini e che non ha votato la fiducia.
Scontato l’intervento del premier subito dopo le dichiarazioni di voto. Sottolineando il fatto che il risultato del referendum è stato chiaro “potrei dire che la fiducia che chiedo è basata sulla Costituzione, ma è un po’ particolare. Chiedo la vostra fiducia ma esprimo la mia fiducia nei confronti del Senato“. E poi ha aggiunto “avevamo chiesto una maggiore convergenza, ma l’opposizione si è mostrata indisponibile“. Dunque la situazione creatasi ha spinto “la maggioranza a formare questo governo per senso di responsabilità”.
In merito alle priorità che il nuovo esecutivo dovrà affrontare Gentiloni ha voluto ricordare in primis lavoro e il sud. E proprio sul sud ha evidenziato che il governo “non ha in testa operazioni all’antica con la creazione del ministero del Mezzogiorno” garantendo poi che verranno completate le riforme già avviate da Renzi.
Altra questione urgente che a sentire il neopresidente è in cima alla tabella di marcia è l’impegno dello Stato per una rapida ricostruzione delle zone finite purtroppo in ginocchio dopo il terremoto.
Pesanti le critiche, c’era da aspettarselo, arrivate dalle opposizioni. Il senatore della sinistra Barozzini ha bocciato la nuova squadra sostenendo che negli ultimi anni i vari governi non hanno mai tenuto conto delle realtà italiane. Sulla stessa linea i Conservatori Riformisti che si aspettavano una netta discontinuità con la precedente amministrazione sottolineando che l’esito referendario meritasse maggiore rispetto. Stronca il nuovo governo anche la Lega che definisce l’assetto creatosi a palazzo un imbroglio a danno degli italiani. Mentre dai banchi del M5S hanno tuonato: “Non ci preoccupa questo governo che nasce contro il volere popolare. Ogni giorno che passa ci fanno un gran regalo“.
Pur confermando il no alla fiducia meno duri i toni giunti da Forza Italia attraverso il capogruppo Paolo Romani: “Riconosciamo al presidente del consiglio Gentiloni la volontà nel segno della discontinuità di voler lasciare al Parlamento il compito di scrivere la legge elettorale“. Discontinuità che però gli azzurri non hanno visto nella composizione del nuovo governo”.