Si poteva fare prima e meglio, alcune cose lasciano dubbi, ma ora basta, per favore. Ora, subito, a Luglio, si deve passare ai fatti. Si devono aprire i cantieri, specialmente quelli più piccoli.
Sono almeno due le cose che rendono perplessi nel cosiddetto Decreto Semplificazioni, a parte il ‘cosiddetto’: infatti, dopo giorni e giorni di discussioni furiose e notturne, si giunge solo ad una finta approvazione, col meccanismo del ‘salvo intese’. Che vuol dire una sola, ma semplice e devastante cosa: che il testo fatto circolare non è necessariamente il testo definitivo e che, cosa molto grave, una parte di esso potrà essere modificata o addirittura scritta senza consultare nessuno dei membri del Governo.
Ora, è vero certamente che poi il Decreto passerà in Parlamento, ma certo, se anche lì vi saranno interventi, il risultato sarà un marasma di difficile scioglimento. Cioè, il solito pasticcio. E ciò senza dire che in una situazione di emergenza come quella nella quale ci troviamo, una cosa del genere, ammesso e non concesso che fosse indispensabile, andava fatta al più tardi tre mesi fa e in due ore!
Per di più, una cosa che si dice essere di grande urgenza, nella realtà dei fatti, se tutto va bene, entrerà in vigore fra due mesi (a meno che con un tour de force le Camere non approvino prima delle ferie) sulla carta, perché, ci scommetto un capitale, si dovranno redigere decine di decreti di attuazione, e poi circolari, eccetera. Il tutto concordando ogni cosa non solo con amministrazioni non proprio fulminee nella loro attività, ma specialmente con Regioni estremamente polemiche e gelose dei propri poteri e spesso ostili al Governo, con Comuni e magari Province. E, notate bene, si tratta di un decreto di 96 pagine, una cosuccia così, giusto per gradire. È purtroppo questa una delle assurdità ricorrenti in questo Governo ricco di inetti, litigioso fino al ridicolo, con una mentalità da burosauri da fare paura!
Dicevo le due cose negative e preoccupanti. L’entusiasmo di Matteo Renzi e il fatto che si tratti di ‘semplificazioni’ e per lo più a tempo determinato.
D’istinto, avendo imparato a conoscere il personaggio, se Renzi è d’accordo o addirittura entusiasta su qualcosa, io entro in agitazione. Magari è una agitazione infondata, ma intanto c’è! Quando poi si legge che il decreto si muove sulle linee indicate dagli italoviventi, la preoccupazione diviene terrore.
Il fatto che si voglia chiamarlo ‘semplificazioni’, inoltre, appare poco chiaro. Semplificare significa, anche non solo, rendere meno accurati i controlli, attraverso il meccanismo di dare tempi stretti (ma, direi, difficilmente sanzionabili) e una sorta di silenzio assenso generalizzato.
Un meccanismo utile, sia chiaro, anzi, fondamentale, che però in Italia è stato per lo più lo strumento che ha consentito abusi, specialmente in materia edilizia ed ambientale. Ma il problema è di carattere più generale e etico (scusate la parola ignota ai nostri governanti, ma forse riescono a cercarne il significato … su Google): se si semplifica, vuol dire che le procedure semplificate erano inutili? E allora perché non eliminarle del tutto e per sempre? Se non sono inutili, perché, ora, saltarle? … per imbrogliare meglio? Va bene, temi di lana caprina, ma il fatto è che un Governo degno di questo nome, in un Paese civile, dovrebbe essere un esempio, un punto di riferimento, e non un modo per dire ‘agite con superficialità che va bene lo stesso’!
Ultimo problema, temo, la soluzione di nominare Commissari un po’ dappertutto, specialmente, se ben capisco, per una serie di lavori importanti … da elencare. Non credo, francamente, che sia la soluzione corretta, anche se (finora!) pare che abbia funzionato per il ponte di Genova. A parte i costi del Commissario, il punto è che con quel metodo si aggirano di fatto le regole, con tutti i rischi che ne conseguono. Non vorrei apparire (Dio me ne salvi) un grillino, che per paura di imbrogli non fa, per carità. Ma mettere tutto in mano a uno solo, può essere ottimo, ma anche deleterio. E sorvolo sulla discriminazione.
Quanto alla limitazione della responsabilità degli amministratori, francamente dubito molto che serva gran che: per distinguere tra la colpa grave e il dolo ci vuole un Magistrato, che deve aprire una indagine, e quindi, alla fine, non mi pare che cambi moltissimo.
D’accordo, invece, sulla soppressione della ‘sospensiva’, che blocca i lavori, anche se poi il danno potrebbe essere più grave. Ma, al solito, se si fosse fatto, da ben più tempo, il necessario per accelerare i processi e per creare meccanismi di controllo interni affidabili, il tema non si porrebbe. Così, invece, si aggiungono pasticci e mezze misure a mezze misure e pasticci.
La digitalizzazione, infine, è la solita parola magica che viene usata per dire che così si risolve tutto. Non credo sia così, specie se si tiene conto che semmai il problema sarebbe quello della interconnessione automatica di tutte le banche dati, in modo che un singolo funzionario possa in un sol colpo di mouse verificare tutti gli elementi di una pratica e quindi, così sì, accelerarla. Comunque vedremo. Personalmente resto convinto che se le ‘pratiche’ fossero trasparenti e cioè digitalizzate e in linea sempre 24 ore su 24 per gli interessati, con possibilità di vedere chi ha la pratica in mano e da quanto tempo, si faciliterebbe la ‘pressione’ del cittadino sull’amministratore: perché, diciamocelo sottovoce, a tutte le complicazioni burocratiche si aggiunge sempre, tradizionalmente, la non esattamente fulminea azione dei singoli. Qui si dovrebbe agire con incentivi veri: per la rapidità e per la capacità di fare risparmiare all’amministrazione. E magari anche con qualche sanzione disciplinare. Ma tant’è, sono temi complicati e io non ho la competenza per parlarne. E quindi mi fermo qui.
Il punto, invece è, che ora si deve passare ai fatti. Si devono aprire i cantieri subito, e specialmente quelli più piccoli. E quando dico subito, intendo proprio subito, ora, a Luglio. Perché a Settembre si cominceranno a vedere le conseguenze del periodo di fermo generalizzato a causa del virus, e, temo, saranno moltissime le persone che si troveranno ad avere seri problemi a mettere insieme il pranzo con la cena.
L’unico modo per ridurre i rischi di un risveglio troppo traumatico, è lanciare una miriade di lavori, piccoli, ma capaci di mettere al lavoro molte persone e quindi capace di rimettere un po’ di danaro in circolazione prima di Settembre.
La scuola, abbandonata da decenni, dovrebbe essere il primo punto sul quale agire immediatamente, proprio per preparare gli edifici, le aule, alla riapertura del 14 Settembre. L’ho detto più volte, sia pure da incompetente quale sono, ma sono convinto che le cose da fare sarebbero talmente tante, che davvero metterle in moto darebbe una spinta significativa all’intera economia.
Sui grandi progetti si può andare più calmi, anche se sono quelli che interessano a molti politicanti perché in grado, sulla carta, di ‘muovere’ cifre, dicono, nell’ordine dei 120 miliardi.
Certo che altri molto meglio e con più competenza di me non mancheranno di parlare meglio di questo e altri decreti, voglio solo davvero augurarmi che ora, al di là delle polemiche dei dubbi e dei dissensi, ci si rimbocchino le maniche per fare le cose da fare e non dedicare ore e ore a discussioni tutte di palazzo e dentro i palazzi.
di Giancarlo Guarino