Seehofer, sempre stando a fonti interne alla sua formazione politica, ha quindi proposto di rinunciare sia all’incarico di ministro, sia alla presidenza della CSU. “È una decisione che io così non posso accettare”, ha comunque commentato alcune ore fa il capogruppo regionale della Csu, Alexander Dolbrindt.
Intanto Merkel ha ribadito che i respingimenti immediati non sono coperti dall’accordo trovato in Europa contraddicendo così l’interpretazione di Alexander Dobrindt, il quale aveva puntualizzato in un passaggio del documento finale del consiglio dell’Ue la possibilità di decidere misure nazionali al riguardo.
Tuttavia va detto che il clima teso da resa dei conti si avvertiva da giorni a Berlino. Già un paio di settimane fa la stampa tedesca aveva evidenziato che il governo Merkel era di fatto in pericolo. Il presidente del partito dell’Unione Cristiano-Sociale nonché ministro Seehofer più volte aveva dichiarato di non poter più lavorare con Angela Merkel mettendo così in pericolo la tenuta dell’esecutivo. Nel Bundestag, dunque, lo scontro nel centrodestra tedesco tra la Cdu di Angela Merkel e la Csu bavarese di Seehofer continua ad aggravarsi e gli esiti rimangono incerti.
Inevitabile quindi che a questo punto i rapporti tra i due alleati sono ormai caratterizzati da sfiducia e reciproche accuse. E il nodo cruciale è e rimane la politica migratoria perseguita dal cancelliere. Come detto Seehofer chiede che le guardie di frontiera non permettano di entrare in Germania ai profughi e migranti già registrati in qualsiasi Paese dell’Ue mentre Merkel ritiene che questa posizione contraddica le norme europee per la concessione dell’asilo. Visioni diametralmente opposte che potrebbero benissimo portare al collasso della coalizione di governo.