Lo si sapeva che sarebbe andata così. Matteo Salvini è stato rinviato a giudizio per la vicenda del sequestro della Nave Ong, Open Arms.  In Senato 149 voti contrari a bloccare l’autorizzazione a procedere e 141 favorevoli. L’accusa che pesa sull’ex ministro dell’Interno è gravissima: sequestro di persona. A palazzo Madama è stato decisivo il voto del partitino Italia Viva dell’inaffidabile Matteo Renzi che come al solito ha cambiato idea all’ultimo momento. Il consueto voltafaccia del toscano arriva dopo una precedente decisione che era esattamente opposta a quella assunta ieri ed esposta in Aula: mesi fa infatti la formazione renziana aveva votato per il no al processo del leader leghista in commissione. Quando si dice la coerenza…

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Così ci risiamo. La sinistra chiama in soccorso la magistratura per far fuori gli avversari che non riesce a battere democraticamente attraverso le elezioni. In sostanza in questo sciagurato paese sono le toghe che decidono chi deve governare mentre la sinistra adotta lo stesso schema utilizzando la giustizia a fini politici per liberarsi di coloro che non riesce a battere nelle urne. Come si liberò un tempo di Berlusconi – Palamara ne ha raccontate delle belle al riguardo – ora ci riprova con Salvini.

Il voto che manda alla sbarra Salvini è davvero incredibile, la possiamo definire una pagina nera che segna in maniera imbarazzante il rapporto alterato tra politica e giustizia. Ieri le forze sinistre rappresentate in Parlamento hanno di fatto chinato la testa dinnanzi allo strapotere dei giudici decidendo di mandare nel tritacarne mediatico-giudiziario il leader del primo partito italiano. Insomma, in queste roventi giornate il lavoro delle Procure aumenta e guarda caso con un occhio di riguardo nei confronti degli esponenti dell’opposizione. Dalla faccenda che ha tirato in ballo il governatore della Lombardia Attilio Fontana a Salvini, che altro non ha fatto che far rispettare una legge dello Stato, pare di vivere una rinnovata voglia giustizialista che non si avvertiva dalle inchieste di Tangentopoli.

Bene, il quadro è dunque completo: questa maggioranza raffazzonata costituitasi tra imbrogli e trame di palazzo ben lontana dal rappresentare la maggioranza degli elettori vuole togliere di mezzo il capo dell’opposizione cercando ogni scusa, adottando ogni pretesto per giustificare la propria azione persecutoria contro l’avversario più votato con l’aiuto dei soliti magistrati vicini alla sinistra che vogliono prendere il sopravvento sulla politica.

Del resto la commistione tra la cultura integralista alla Davigo che caratterizza gli incompetenti grillozzi, quella delle anime belle dei compagni e quella cultura esclusivamente interessata che caratterizza la creatura renziana non poteva che produrre un malgoverno di questo genere, il malgoverno più giustizialista degli ultimi decenni.

Attenzione quindi, teniamo gli occhi aperti sul regime. Non facciamo ingannare dalla valanga dell’informazione pilotata perchè mentre i media puntano i riflettori su Fontana dall’altra parte si fa silenzio, si mantiene nell’ombra l’affare che riguarda la fornitura di mascherine misteriosamente scomparsa ordinata dal governatore della Regione Lazio e segretario del Pd Zingaretti. Ma toh, sarà un caso? E poi, tornando a Salvini, non dimentichiamo che il blocco della Ong Open Arms fu sì deciso dal capo della Lega ma con l’avvallo di tutto il governo giallo verde presieduto allora – come lo è l’attuale – da mister pochette Giuseppi, il capo dei voltagabbana che siedono a palazzo Chigi. Non è vergognoso questo? Crediamo che gli italiani non capiscano?

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Addirittura a stigmatizzare la questione interviene Massimo Cacciari che non ha certo simpatie destrorse: “Mi pare abbastanza indecente e incredibile che i suoi primi collaboratori al governo, a distanza di un anno, non di due guerre civili e tre rivoluzioni, lo rimandino al processo. Che si rimandassero a processo anche loro, visto che hanno condiviso tutto quello che Salvini ha fatto”.

Al di là di tutto è davvero grave e preoccupante registrare che una parte della classe politica non abbia capito nulla a distanza di trent’anni dal ciclone “Mani pulite”. Ci ritroviamo purtroppo al punto di partenza. La politicizzazione della giustizia da parte di alcune formazioni partitiche sinistre è ancora l’elemento  decisivo e dominante della nostra vita pubblica. Ora stando così le cose possiamo ritenerci un paese a tutti gli effetti democratico oppure c’è qualcosa che non funziona.