Sul fronte migrazione altro nulla di fatto, nell’incontro a Salisburgo, come era del resto facilmente prevedibile. Sono passati solo un paio di mesi, era il giugno scorso, quando al consiglio sulle migrazioni in Belgio i “fenomeni” della dis-Ue si riempirono la bocca con parole come solidarietà e accoglienza pretendendo di dare come sempre lezioni al nostro Paese. Bene, di tutto quel buonismo a basso costo non è rimasto nulla e ognuno pensa per sé.
Passi in avanti per quanto riguarda un meccanismo condiviso di gestione collettiva dei migranti non ne sono stati fatti, come ha affermato lo stesso presidente del Consiglio Giuseppe Conte a fine summit. Nel corso del confronto l’Italia ha naturalmente avanzato una strategia e una serie di richieste per una rapida revisione della missione Sophia e la redistribuzione degli immigrati. Ma il risultato è stato lo zero assoluto.
La Brexit doveva essere l’occasione per questa sciagurata Europa di razionalizzarsi, di rimettersi finalmente in riga, di fare qualcosa di buono ma la vergognosa incapacità dei tecnocrati di Bruxelles – i damerini in abito blu che spesso delirano contro l’Italia – di affrontare in maniera condivisa l’ondata migratoria lasciando solo il nostro Paese ha inevitabilmente spalancato le porte alla forze populiste. Questo, di conseguenza, ha aggravato la frattura tra i Paesi che non vogliono e non possono più sopportare il peso degli arrivi e quelli che invece se ne sono sempre lavati le mani. Altro che solidarietà e condivisione.
Troppo a lungo sorda di fronte all’inquietudine dei popoli la dis-Unione oggi è caduta nel limbo assoluto e senza speranze – se continuerà in questa assurda direzione – di trovare le possibili soluzioni per affrontare le nuove sfide.
L’ordine liberale del dopoguerra è in crisi, la Cina estende l’influenza in Europa attraverso i suoi massicci investimenti e in contemporanea il vecchio continente è diventato uno dei terreni di gioco della Russia per affermarsi rispetto agli Stati Uniti.
Putin colpisce il ventre molle europeo: a sud le alleanze, in particolare in Siria, hanno un effetto destabilizzante nel senso che potrebbero provocare una nuova crisi migratoria. Mentre dall’altra parte dell’oceano Donald Trump che approfittando delle divisioni e delle paure di buona parte degli europei alimenta sempre di più la forza dei governi sovranisti. Ma siamo proprio certi che questo sia un danno come sostengono alcuni commentatori? Fino ad oggi quali interessi ha difeso questa dis-Unione oltre a quelli delle banche e di altri potentati economici?
La coppia franco-tedesca considerata dai più indispensabile per fare avanzare i compromessi è in panne. La riunificazione ha spostato il centro di gravità tedesco verso l’Europa dell’est che Berlino usa come contrappeso a Parigi i cui interessi sono diametralmente opposti ai suoi. Paralizzata dalla fragilità del suo governo la Germania è più concentrata sui problemi interni che sulle grandi questioni europee. In questo quadro che evidenzia senza ombra di dubbio il flop politico la linea dura del governo italiano è dunque quanto mai necessaria davanti al fallimento dell’dis-Ue.
Insomma, tutti contro tutti è la sintesi del summit in Austria che altro non è che la fotocopia di altri incontri, l’ultimo in ordine di tempo quello a Bruxelles nel giugno scorso. Non vi è neppure l’ombra di un percorso comune su un tema così fondamentale, qual è appunto l’immigrazione, che decide le sorti dei governi e delle elezioni nei principali paesi europei. Questo dimostra ancora una volta che questa pseudo-unione è sicuramente ed esclusivamente un’unione monetaria, ma non politica. Tutto qui.
Ognuno pensa solo alle proprie faccende.
Ora la fermezza del ministro Matteo Salvini innesca forti contrapposizioni in Europa ma la momento alternative non se ne vedono.