Il presidente del consiglio Giuseppe Conte ha lasciato Palazzo San Macuto dopo l’audizione davanti al Copasir (il Comitato parlamentare per il controllo delle condotte attinenti le norme sulle attività di informazione per la sicurezza, organo composto da 5 senatori e 5 deputati e presieduto da un esponente del principale partito di minoranza) sulla vicenda Russiagate. L’audizione è durata circa due ore e mezza. Conte, cui fa tra l’altro capo la delega ai servizi segreti, avrebbe illustrato la relazione semestrale al Parlamento sull’attività dell’intelligence nazionale.  Al termine dell’incontro il premier è intervenuto in una conferenza stampa a palazzo Chigi.

Tre le questioni a cui è stato chiesto al premier di spiegare e far luce di fronte al Copasir.  In primis ll ruolo effettivo dell’Italia nel Russiagate, ovvero l’inchiesta condotta negli Stati Uniti sulla presunta ingerenza russa nelle ultime presidenziali americane che hanno portato Donald Trump alla Casa Bianca. Secondo, le circostanze e le motivazioni dei due incontri a metà agosto tra il segretario di Giustizia americano William Barr, accompagnato dal procuratore John Durham, ed i vertici dei servizi segreti italiani. Terzo, l’apporto dell’Italia alle richieste del segretario Barr.

L’audizione, secretata, è durata poco più di due e mezza. Conte, che ha mantenuto come nel precedente governo la delega ai servizi segreti, avrebbe illustrato anche la relazione semestrale al Parlamento sull’attività dell’intelligence nazionale, e ha successivamente risposto alle domande del presidente del Copasir, il deputato leghista ed ex sottosegretario alla Difesa Raffaele Volpi, e degli altri commissari.

“La nostra intelligence è completamente estranea al cosiddetto Russiagate e questo è stato conclamato con la delegazione americana guidata dal procuratore generale Usa William Barr che ha incontrato l’intelligence italiana in piazza Dante, sede del Dis”, ha detto Conte incontrando la stampa.

Nonostante l’audizione sia stata secretata Conte è entrato nei dettagli del caso Barr per smontare una serie di ricostruzioni fantasiose che rischiano di gettare ombra anche “sul nostro operato istituzionale e non possiamo permettercelo”.

In primo luogo ha evidenziato che la richiesta di Barr è pervenuta ufficialmente attraverso canali diplomatici e l’obiettivo era “verificare l’operato dell’intelligence americana”, senza avanzare pretese o mettere in discussione l’operato degli 007 italiani.

Gli incontri hanno avuto “l’esito di vedere acclarata l’estraneità della nostra intelligence” alla vicenda del Russiagate, ha affermato Conte.

E rispondendo a una domanda ha colto l’occasione per lanciare una stoccata a Matteo Salvini. “In Parlamento su questa vicenda sono intervenuto io, ma il ministro dell’Interno non mi ha dato le informazioni. Salvini dovrebbe chiarire cosa ci faceva in Russia con Savoini, in incontri riservati. Lo dovrebbe chiarire innanzitutto agli elettori leghisti, con chi lo sta vagliando per capire o no se è adeguato a guidare un Paese”. La vicenda a cui si riferisce Conte riguarda i presunti fondi russi alla Lega e dei suoi rapporti con il  faccendiere Savoini.