Ma zar Putin fa spallucce e tira dritto verso il riarmo
Tira vento di “Guerra Fredda” tra i ghiacci del nord Europa.
L’orso russo si risveglia e la tranquilla Svezia trema al punto di reintrodurre il servizio di leva obbligatorio abolito nel 2010 in risposta a riarmo deciso da Mosca. I primi a tornare nelle caserme saranno i nati nel 1999, sia ragazzi che ragazze.
Evidentemente la politica estera espansionistica del Cremlino e il conseguente aumento delle spese militari non fanno stare tranquilli i Paesi vicini. Tuttavia non va dimenticato che tale dimostrazione di forza è di fatto la diretta risposta alla corsa all’incremento dell’arsenale atomico annunciato qualche giorno fa dal presidente Usa Donald Trump. Insomma, è l’eterno braccio di ferro tra le due superpotenze che da sempre si misurano sullo scenario internazionale. Ma da qui a immaginare l’eventuale ipotesi che una delle due schiacci pulsanti pericolosi per l’intera umanità rimane alquanto remota.
Come spiegano fonti governative di Stoccolma il ritorno della naia obbligatoria sarebbe dovuta al fatto delle continue violazioni in acque territoriali da parte di sommergibili spia russi in navigazione nel Baltico nonché altri sconfinamenti aerei con bombardieri armati con testate nucleari che volerebbero proprio sulla rotta di atterraggio dell’aeroporto di Arlanda, uno dei più trafficati in Svezia, con il pericolo di provocare possibili collisioni con aerei civili. Tuttavia dobbiamo considerare che non è una novità che i russi non siano particolarmente attenti ai perimetri geografici con nazioni limitrofe quando si tratta di questioni militari. Tornando alle presunte tensioni nel settentrione europeo va detto che il Regno Svedese dispone sì di armi moderne, dai super-caccia ai sottomarini invisibili in via di perfezionamento per passare ai carri armati ultimamente potenziati ma si tratta di uno schieramento di fuoco che difficilmente può impensierire i russi che in campo bellico arrivano da lontano e hanno alle spalle una lunga e severa tradizione militare.
Una realtà dunque ben diversa che si scontra con quella svedese, un Paese storicamente pacifico e neutrale, che fino a ieri si affidava a un esercito di volontari e che ora si ritrova costretto a battere un colpo richiamando riservisti riaprendo inoltre la leva obbligatoria quando i russi, da sempre, hanno un servizio militare che dura 3 anni. Già qui lo squilibrio è sufficientemente evidente. O no.