L’approvazione del prolungamento dello stato di emergenza sanitaria da parte di un Parlamento che non intende essere sciolto, ha registrato la perfetta sintonia con un Presidente del Consiglio ed un Governo che trovano la loro unica ragione di permanenza in vita appunto nella ribadita condizione emergenziale. L’elegante indossatore, occupante abusivo ed inadeguato di Palazzo Chigi, ha tirato un sospiro di sollievo, trovando qualcosa da offrire sottobanco a Renzi, da cui ha ricevuto il generoso consenso, ed anzi, contraddicendo l’atteggiamento assunto in Giunta delle autorizzazioni a procedere, ha persino deciso di votare in Aula a favore dell’incriminazione di Salvini pur sapendo che quanto deciso per il blocco della nave Open Arms potrebbe essere un esempio di scuola per distinguere un atto politico di Governo non perseguibile rispetto ad un reato. Di Matteo, D’Avigo e l’allegra compagnia dei giustizialisti sostenitori del populismo pentastellato non sono ancora riusciti ad elevare al rango di elemento costitutivo di violazione penale l’antipatia naturale che il Capo della Lega ispira con i propri atteggiamenti, anche se prima o poi potrebbero riuscirvi.
Tra pochi giorni il Parlamento andrà in ferie. Meglio così per evitare ulteriori scempi legislativi, come quelli degli ultimi mesi, destinati, come già sta accadendo, a subire il giudizio di illegittimità da parte di molte magistrature giudicanti. Tuttavia Conte ha ottenuto di guadagnare altri due mesi di vita per il suo monocolore pentastellato. Qualcuno, mentre lo ripetevo in questi giorni, mi ha corretto ricordandomi (me ne ero dimenticato) che della coalizione fanno parte anche il partitino di Renzi, di cui ho già detto, ed il PD. Non me ne ero accorto, ma non ero il solo in Italia. Poi ho letto su qualche giornale che il fratello di Montalbano in questi giorni sarebbe nervoso. Penso che Conte dovrebbe invitarlo alla Presidenza del Consiglio per offrirgli una camomilla e fargli sentire, spiegando con pazienza, tutta l’importanza di essere consapevole di non contare nulla!
Pare che, dopo oltre sei mesi di chiusura, il 15 settembre riapriranno le scuole, per quanto tempo non si sa, ma almeno per una settimana, prima della nuova chiusura per le elezioni e di quella forse più lunga per la probabile ripresa dei contagi da Covid 19. In compenso saranno attrezzate con costosi banchi nuovi, che consentiranno il distanziamento e principalmente l’ennesimo spreco di denaro pubblico recuperato attraverso ulteriore debito. Quella che non esiste è una pur pallida e lontana idea della funzione e della formazione scolastica ed ancor meno di quella universitaria. O meglio, l’unica novità potrebbe essere quella di adeguarsi ancora volta alla richiesta dei maggiori sindacati per fare nuove assunzioni di precari sottopagati e senza concorsi. È vietato invece affrontare il problema che l’istruzione è il principale strumento per la crescita di un Paese e per l’elevazione sociale, principalmente delle classi meno abbienti e dei territori meno sviluppati. Ad una coalizione che vive alla giornata prendendo tempo con il solo obiettivo di durare il più a lungo possibile, (come un malato in coma profondo, clinicamente privo di tutte le sue funzioni celebrali, tenuto in vita attraverso alimentazione ed irrorazione artificiale) non importa nulla del disastro che lascerà al Governo successivo, con un insostenibile indebitamento, una pubblica istruzione disastrata, una sanità claudicante ed un prestigio internazionale compromesso.
Sopravvivere, sopravvivere, sopravvivere: questo è l’obiettivo di una compagine, che, di fronte all’ipotesi di essere licenziata, tenta di spaventare agitando l’immagine del Capo leghista, mentre, con l’aiuto di una magistratura compiacente, spera di poterne neutralizzare la pericolosità. In effetti, secondo uno schema semplicistico adatto ad un Paese con sistema maggioritario, l’obiezione di rischiare di consegnarsi ad una pericolosa opposizione sovranista, avrebbe un suo non secondario effetto su chi teme tale alternativa ed inoltre viene rafforzato da coloro che, come appunto il centro destra, chiedono soltanto le elezioni, come soluzione per rimediare alla inefficienza ed alla disastrosa gestione dell’attuale Esecutivo. Ma chi ragiona così, non tiene conto che la nostra è, giusto o sbagliato, una democrazia parlamentare, dove le maggioranze si devono cercare in Parlamento ed il Presidente della Repubblica, prendendone atto, ha il compito di affidare alla personalità più idonea l’incarico di formare l’Esecutivo e di ricercare la successiva fiducia delle Camere. Se si riflettesse più attentamente su tale non secondario fattore politico e principalmente costituzionale, apparirebbe non irragionevole l’auspicio, condiviso da molti, di un Governo di Unità nazionale, che emargini la parte più facinorosa dei Cinque Stelle e chiami tutte le altre forze presenti in Parlamento ad un atto di responsabilità, dovuto nei confronti di un Paese, il quale, se intende profittare dei fondi del MES e del Recovery Foundresi disponibili dall’Unione Europea, deve dimostrare di essere in grado di proporre le riforme strutturali necessarie nel campo fiscale, della sanità, dell’istruzione e della liberazione dai mostri burocratico e giudiziario.
di Stefano de Luca