Racconta un sacco di balle, è strafottente, ha un ego smisurato. Ma va detto altrettanto che il suo è stato un colpo da maestro. Ha dato una innegabile lezione di tattica politica. Matteo Renzi ha stravinto su tutti i fronti. Ha giocato una partita delicatissima e rischiosissima dimostrando di non farsi intimorire da chi lo dava ormai per morto. Così, come aveva pronosticato nei suoi piani fin dall’inizio della crisi, ha messo una pietra tombale su l’era-Conte. L’avvocato dei 5 Stelle già presidente del consiglio con la Lega e M5S poi passato con la sinistra con uno spregiudicato cambio di casacca non sarà più alla guida del Governo. Il senatore di Scandicci lo ha rottamato. Questo per la mancanza di sostegno da parte di Italia Viva a seguito del fallimento del mandato esplorativo del presidente della Camera Roberto Fico.
Conte è stato dunque asfaltato assieme alla sua accozzaglia giallo-rossa dimostratasi decisamente incapace di guidare il Paese. Una crisi innescata da Renzi anche se quest’ultimo ha tentato di far credere in ogni occasione che alla base della rottura non vi fossero problemi di carattere personale ma nodi irrisolti di programma sui quali l’ex presidente del consiglio chiedeva a palazzo Chigi un netto cambio di rotta. Tuttavia – considerando sempre il fatto che quando Renzi dice una cosa pensa esattamente l’opposto – i problemi di carattere personale c’erano. Eccome se c’erano. Naturalmente stessa cosa la provava nei suoi confronti Giuseppi che ha tentato in ogni modo di liberarsi del fiorentino e del suo partitino. Anche giocando la carta dello scontro aperto aprendo il “mercato delle vacche” con il tentativo disperato di acquisto dei voltagabbana in Senato… un giochino sporco, vergognoso e oltretutto fallito in cui Conte ha fatto una pessima figura.
Ripercorrendo le tappe di questo braccio di ferro diciamo che già all’inizio di dicembre si avvertivano nell’aria le avvisaglie di una crescente insofferenza da parte di Italia Viva per poi arrivare a una ventina di giorni fa quando Renzi ha fatto precipitare le cose passando dalle parole ai fatti facendo saltare improvvisamente il tavolo tra le maledizioni degli alleati: ha ritirato dall’esecutivo i suoi ministri Teresa Bellanova, Elena Bonetti e il sottosegretario Ivan Scalfarotto. Travolto dagli anatemi di grillozzi e dem che temono più di qualsiasi altra cosa il voto – sanno che se si torna anticipatamente alle urne in molti una rielezione non la vedono neppure con il binocolo – Renzi non ha esitato e con la stoffa del leader – nel bene e nel male questa ce l’ha – ha tenuto duro resistendo agli attacchi tra cui, come già detto, il tentativo maldestro e miseramente naufragato da parte degli emissari di mister pochette di strappargli qualche componente di IV a palazzo Madama. Insomma, Conte ha fatto di tutto per distruggerlo ma il risultato è che è stato lui a finire nel tritacarne.
Inoltre sul tavolo c’era un’altra posta altrettanto pesante sulla quale Renzi aveva scommesso: eliminato Conte sarebbe servito un esecutivo a guida Mario Draghi. E ha incassato anche questa mano mettendo all’angolo un Pd ormai allo sbando, privo di qualsiasi guida e incapace di individuare una propria autonomia politica in grado di liberarsi dall’indecente sudditanza di quella manica di incapaci, ignoranti, e scappati di casa inventati dal giullare genovese. E visto come sono andate le cose non è azzardato pensare che a questo punto, vista la mortificazione subita, dalle parti del Nazareno ci sia ora qualcuno che cominci addirittura a dubitare del compagno di partito e Capo dello Stato Sergio Mattarella che ben sapeva quanto in casa Pd – ma non proprio tutti i dem concordavano sulla prosecuzione dell’avvocato – si puntasse su un Conte-ter.
Un Pd che da questa sfida ne è uscito a pezzi con un segretario incapace, perennemente indeciso, senza il minimo fiuto politico. Nicola Zingaretti è l’immagine stessa del fallimento del partito. In poche parole Zinga è esattamente il contrario di Renzi. Un perdente a tutto tondo che come un tontolone si è fatto fregare un’altra volta dal fiorentino. La prima fu ai tempi della caduta del Conte 1: Zinga tuonava che bisognava tornare subito al voto e Renzi inseritosi a gamba tesa nella querelle di quei concitati giorni lo rispedì velocemente a cuccia tenendo a battesimo la sua creatura, ossia l’ammucchiata giallo-rossa evitando così le elezioni. E adesso altra lezione al segretario con il crollo definitivo di Giuseppi. Serve altro?
Sì, c’è altro. Perchè con questo capolavoro politico Renzi ha fatto piazza pulita di ogni velleità – almeno per ora – di una possibile ricostituzione centrista soffocando quindi ogni speranza di democristiana memoria che individuava in Conte un possibile leader costretto ora ad abbandonare la scena per tornare nell’anonimato da cui era spuntato fuori grazie alle “sfolgoranti” strategie dei fenomeni stellati.
Naturalmente, come capita puntualmente in questi casi, sono volati insulti, accuse di ogni genere all’indirizzo di Renzi. I grillozzi, funamboli di palazzo, opportunisti, traditori della peggior specie ormai destinati all’estinzione, assieme ai dem e al resto della sinistra più radicale, adesso starnazzano sostenendo che il suo vero interesse erano le poltrone di governo. Questa sarebbe l’accusa?
Ma quanta ipocrisia. Ora gli sconfitti hanno anche il coraggio di fare la morale. Al di là di tutto Renzi ha inchiodato Conte e compagnia cantante su contenuti determinanti nell’azione di governo quali il Mes, le politiche sul lavoro, sulla sanità, infrastrutture e riforme. Sul tavolo anche la legge elettorale proporzionale. Di fatto Italia Viva chiedeva un documento scritto. Ma è andata come è andata. Perciò alla luce dei fatti qualche domanda agli ex pseudo-alleati caduti adesso in disgrazia bisognerebbe porla. Ma la faccenda poltrone l’avete scoperta solo ora? Forse a voi grilluti, o a voi del Pd o a voi compagni dell’ala integralista sinistrorsa non interessano i 15mila euro al mese? Le poltrone sono solo quelle degli altri – magari soprattutto quelle di coloro che vi hanno fatto affondare – e non le vostre? Volevate fare il governo ma in che maniera? Magari con qualche ritocchino, con la distribuzione di qualche prebenda per tirare ancora a campare? Gli italiani sono stanchi di essere presi in giro. Adesso basta.