Adesso l’inciucio si chiama lista civica.
Il democristiano Dario Franceschini vive sì per le poltrone ma tuttavia dobbiamo riconoscergli, in quanto inclassificabili contorsioni politiche degne dei migliori voltagabbana, la capacità di fiutare da che parte soffierà quel vento in grado di facilitare i suoi interessi. Del resto fu proprio lui in tempi non sospetti – inizio estate – a ritenere opportuna una prova di dialogo, una apertura verso i 5 Stelle. Proposta che venne però immediatamente bocciata in primis da Renzi e poi dal resto del partito. Eppure abbiamo visto come è andata a finire in seguito – o meglio la sorpresa – che ci siamo ritrovati a Ferragosto. Sorpresa che alla fine ha beffato la maggioranza degli italiani.
E la scorsa settimana il parlamentare ferrarese, che intanto è tornato a fare il ministro dei beni culturali, ha anticipato ancora i tempi proponendo che l’allegra ammucchiata sinistra-grillozza raffazzonata per dare vita al Conte bis venga prospettata anche in occasione delle elezioni regionali fissate per ottobre.
Sull’iniziativa del dem al primo momento si è registrata la frenata di Luigi Di Maio. Ma è stata tutta una finzione d’altro canto prevista dall’astuto Franceschini che sa bene quanto invece sia diventato sensibile Giggino al potere. Del resto come dimenticare l’imbarazzante trasformismo dello spettacolare titolare della Farnesina che dal “vaffa” è passato all’improvviso al sistema organico di palazzo stringendo un patto con una forza della conservazione (quale è il Pd) che ritorna al governo per la quarta volta in sei anni senza il mandato popolare.
I grilluti da movimento rivoluzionario, almeno così si erano presentati inizialmente agli italiani, sono divenuti quindi i fedeli guardiani di quei poteri forti nazionali ed europei che loro dicevano di voler abbattere. Non solo. I seguaci del comico genovese hanno addirittura la presunzione e la sfacciataggine di legittimare le scelte politiche che i loro stessi elettori detestano.
Franceschini aveva quindi visto giusto e le resistenze – naturalmente era solo un falso atteggiamento – mostrate da Giggino si sono sciolte come neve al sole. Puntualmente è caduta la maschera – un’altra volta – del ministro degli esteri che aveva ostentato freddezza di fronte all’iniziativa di Franceschini. Iniziativa, diciamo la verità, che dietro le quinte ha invece subito solleticato gli appetiti dei vertici grillozzi che senza pensarci un momento hanno accolto con entusiasmo la proposta del ministro dem accarezzando già il piacere di nuove posizioni di prestigio. La tentazione di guadagnare altre poltrone, di acquisire ulteriori privilegi è troppo grande. Ora per Gigi e compagnia cantante la cosa importante è che ci sia un modo per rafforzare il potere e la strada dell’inciucio degli inciuci indicata dal democristiano è quella giusta. Tanto alla fine un modo per spiegarlo ai propri elettori, fregandoli puntualmente un’altra volta, lo si troverà.
Però Giggino non ha voluto far vedere di essere subito pronto a calare le brache dinnanzi alla nuova proposta indecente di Franceschini, ha tentato di salvare la faccia – naturalmente non riuscendoci – e ne ha sparata una delle sue, l’ennesima presa in giro a danno del Paese. Banco di prova le regionali in Umbria. Il giovane napoletano getta fumo negli occhi sostenendo che i politici debbano fare un passo indietro e che la soluzione per le regionali umbre sia quella di una alleanza tra Movimento e una civica: “Facciamo spazio a una giunta civica senza pretese di assessorati. Ognuno correrà con il proprio simbolo a sostegno di un candidato presidente civico con un programma comune”.
Bene, sarebbe questo il passo indietro della politica suggerito dal fenomeno Di Maio? Forse piazzare un candidato presidente targato da una civica può bastare per nascondere i reali interessi di partito e le trame di Pd e 5 Stelle che stanno alla base della partita elettorale?
Basta con queste balle. La verità è che i grilli hanno detto sì all’asse con i dem. A conferma di ciò è una ulteriore mutazione genetica di Di Maio che si scopre anche garantista. Riguardo allo scandalo sanità che ha fatto cadere la giunta rossa di Catiuscia Marini e che ha portato a elezioni anticipate Giggino obbietta che i gravi fatti oggetto di indagine non possono essere elemento di strumentalizzazione da campagna elettorale.
Magnifico, straordinario il cambio di pelle di Di Maio anche sul fronte giuridico. E’ forse un caso che tale cambiamento avvenga quando i soggetti coinvolti nelle indagini sulla sanità umbra siano tutti appartenenti alla ex maggioranza Pd? Ma per quanto ancora dovremo sopportare le bufale, le menzogne del ministro degli esteri e i sermoni del guru stellato Beppe Grillo? Avessero almeno un sussulto di dignità, provassero un poco di vergogna: prima dell’imbroglio nazionale i grillazzi erano severi giustizialisti che invocavano la galera per politici corrotti al grido di vaffa e onestà. Ora invece si sono trasformati in autorevoli esponenti della casta in difesa del palazzo… quel palazzo che dovevano aprire come una scatoletta di tonno.
Naturalmente da casa Pd è arrivata la volontà di proseguire sulla strada del confronto. Le parole sono sempre quelle, i progetti generici. Vogliono dire tutto e niente. Diciamo invece che c’è la voglia di replicare il copione, l’intrigo compiuto a Roma per bloccare le politiche anticipate e di conseguenza una prevedibile vittoria della Lega. Questo è il collante tra le due forze perdenti in crisi di consenso che si sono sempre pesantemente insultate fino a pochi giorni fa. Il Pd in Umbria è distrutto dallo scandalo sanità mentre i stellati sul territorio sono debolissimi. A differenza di Salvini dimostratosi in grado di incassare una adesione diffusa sul campo umbro. Perciò come l’inciucio del Conte bis le due forze perdenti, Pd e stellati, si uniranno per scongiurare anche in questo caso un successo della Lega.
Ma l’elettorato si farà ancora incantare da questi giovani camaleonti della politica in grado di fare impallidire i tanto vituperati personaggi della Prima Repubblica?