Oggi i cittadini sono chiamati alle urne per esprimere il proprio parere in merito alla proposta di modifica della Costituzione che va a ridimensionare le funzioni del Senato.
Ma veniamo alla scheda elettorale del referendum che contiene un testo sotto forma di domanda che cita così: “Approvate voi il testo della legge costituzionale concernente ‘disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione’ approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016?”.
Sotto a questo testo vi sono due caselle, una per il SI’ e una per il NO: l’elettore dovrà contrassegnare una delle due.
Va spiegato inoltre che si tratta di un referendum confermativo perciò va evidenziato che il cittadino che vota “sì” vota a favore della riforma, mentre chi vota “no” si esprime in senso contrario.
Come in tutti i referendum costituzionali non è necessario raggiungere il quorum. Ciò significa che la proposta di riforma passerà semplicemente se i voti a favore saranno più di quelli contrari.
Diciamo anche che la riforma costituzionale contiene, nel suo complesso, una modifica di peso, ossia introduce il superamento dell’attuale bicameralismo paritario. In sostanza la Camera e il Senato hanno oggi gli stessi compiti e uguali poteri. Con l’approvazione della riforma le funzioni del Senato verrebbero fortemente ridotte e la sola Camera dovrebbe votare le leggi. All’azione legislativa della Camera ci sarebbe un unico limite: verrebbe data la possibilità al Senato di chiedere modifiche alla nuova legge con una votazione a maggioranza assoluta.
Qualora vincesse il SI’ al referendum costituzione e venisse approvato il disegno di legge, il numero dei senatori sarebbe fortemente ridimensionato: si passerebbe dagli attuali 315 a 100 senatori, 74 dei quali sarebbero consiglieri regionali, 21 sindaci e 5 di nomina del Presidente della Repubblica.
I senatori sarebbero chiamati a votare soltanto in casi peculiari, come ad esempio per le leggi che regolano i rapporti dello Stato con gli enti territoriali. Il Senato diventerebbe dunque un rappresentante delle istituzioni locali e assumerebbe una funzione di collegamento tra lo Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica e tra lo Stato e l’Unione Europea.
Ma c’è dell’altro. La legge costituzionale prevede la definitiva abolizione delle province (fatta eccezione per quelle autonome di Trento e Bolzano), che scompariranno come enti territoriali e verranno sostituite, almeno in parte, dalle città metropolitane.
Non ultimo la proposta di modifica contiene l’abolizione del Cnel (Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro) che oggi esplica funzioni di consulenza e iniziativa legislativa in supporto del Governo e delle Regioni.