Il 21 maggio scade la convenzione con Radio Radicale per la trasmissione delle attività istituzionali e il governo, per bocca del sottosegretario Vito Crimi, ha fatto sapere che non vi sarà alcun rinnovo. Viene così cancellato un servizio di trasparenza e uno spazio di libera informazione.
Questo governo gialloverde non rinnoverà dunque la convenzione con la storica emittente. Le parole del sottosegretario pentastellato con delega all’editoria confermano purtroppo l’orientamento sui destini della radio che, da oltre quarant’anni, svolge con grande correttezza e puntualità attività di informazione di interesse generale come, ironia della sorte, lo stesso governo ha riconosciuto. Ma questo evidentemente non basta, purtroppo, a confermare la convenzione in virtù della quale Radio Radicale – da sempre voce della democrazia che svolge a tutti gli effetti un servizio pubblico – beneficia di 8,33 milioni all’anno, per la trasmissione delle sedute del Parlamento e di tante altre sedi istituzionali, e di 4,4 milioni di fondi per l’editoria, in quanto organo ufficiale della Lista Marco Pannella.
“È intenzione di questo governo, mia e del Mise, che abbiamo seguito il dossier, di non rinnovare la convenzione con Radio Radicale – dichiara Crimi – Un servizio che Radio Radicale ha svolto per decenni senza alcun tipo di valutazione, come l’affidamento con una gara. Nessuno ce l’ha con Radio Radicale né vuole la chiusura. Sono questi i termini della questione, non altri». Secca la risposta da parte di Radio Radicale che attraverso un comunicato scrive: “Senza entrare nel merito delle dichiarazioni del sottosegretario Vito Crimi ribadiamo che la convenzione tra Radio Radicale ed il Ministero dello Sviluppo Economico si è avviata a seguito di una gara indetta il 1 aprile del 1994 e che da allora il servizio è proseguito in regime di proroga, nonostante Radio Radicale abbia sempre richiesto che venisse rimesso a gara”.
A difesa della storica emittente si sono fatti sentire parecchi parlamentari sia di minoranza che della stessa maggioranza non in linea con le decisioni di Palazzo Chigi. La stessa Lega, sentite le varie dichiarazioni rilasciate da diversi esponenti, non concorda con la decisione assunte dagli alleati di governo, Addirittura Salvini ha manifestato non poche perplessità sul colpo di scure che metterebbe definitivamente la parola fine alla radio.
Radio Radicale rischia così di morire. Il fatto gravissimo è che se Radio radicale sarà spenta il danno per il sistema di informazione italiano sarà devastante e provocherà un colpo micidiale alle libertà di stampa.
Chi si trova oggi alla guida del Paese non vuole capire che Radio Radicale, che esiste da 42 anni, ha una funzione particolare nel panorama informativo. Copre le istituzioni e la politica a 360 gradi con grande innegabile impegno e professionalità in modo imparziale sempre al di là di qualsiasi schieramento. Garantisce quindi a chi ascolta delle enormi possibilità di capire, di conoscere. Conoscere per deliberare… così diceva spesso Marco Pannella. E poi ancora questa emittente garantisce una enorme mole di informazioni e di sapere. Tuttavia, nonostante tutto questo, i 5 Stelle vogliono mettere una pietra tombale sulla voce della democrazia.
Negli anni ottanta la radio stava per morire ma Pannella riuscì a firmare una convenzione con palazzo Chigi che riconosceva di fatto il valore di servizio pubblico garantendo in cambio un finanziamento.
Ora ci risiamo. Il regime vuole levare il finanziamento e se così sarà le idee autoritarie e anti liberali avranno il sopravvento. Ma la partita non è ancora chiusa. Viva Radio Radicale.