“Radio Radicale, pilastro della Repubblica italiana, minacciato di chiusura” titola oggi il quotidiano francese Le Monde sul suo sito on line, spiegando che “questa emittente atipica, creata nel 1976 dal cofondatore del Partito radicale, è nel mirino di Roma”.
“La vicenda – scrive il quotidiano – coinvolge molto più del centinaio di dipendenti di questa piccola radio. In effetti, si tratta niente di meno che di uno dei pilastri della Repubblica italiana che potrebbe sprofondare nei prossimi giorni. Radio Radicale, bisogna ammetterlo, è un’istituzione particolare. E questa particolarità impedisce, fuori dalle frontiere italiane, di percepire l’importanza di quello che è in gioco”.
Dopo aver rievocato le figure di Marco Pannella e Massimo Bordin, voce storica dell’emittente scomparso di recente, Le Monde spiega il servizio di tipo pubblico reso da Radio Radicale. “Chi, in questo contesto, può dunque avercela con Radio Radicale? – si chiede – Nella coalizione di governo è il Movimento 5 Stelle che ha deciso di chiuderla. Il sottosegretario all’editoria, Vito Crimi, sembra il più accanito nel voler far cessare al più presto questa pericolosa eccezione al livellamento verso il basso. In una dichiarazione netta, a fine aprile, ha garantito che la convenzione fra lo stato italiano e Radio Radicale doveva cessare in quanto conclusa ‘senza gara d’appalto’ e ‘senza valutazione del lavoro realizzato’.
E il suo ragionamento è stato seguito dal suo ministro tutelare, Luigi Di Maio. Per ora, nonostante gli appelli da ogni parte, nulla ha fatto piegare la volontà di veder scomparire questo mezzo di informazione atipico, senza dubbio giudicato obsoleto in tempi di democrazia on line e di dirette Facebook”.