Non sono più nulla – se mai lo sono stati- si avviano inesorabilmente all’estinzione, gli elettori li hanno definitivamente abbandonati resosi conto di essere stati presi in giro da una combriccola di volgari trasformisti da fare impallidire i camaleonti della prima repubblica e nonostante questo hanno ancora il coraggio di alzare la voce e sparare castronerie.
E come sempre in questo deserto di mediocrità si distingue il capo delle nullità stellate, il principe dei voltagabbana Giggino che riapre la questione dei fondi a Radio Radicale. E questa volta lo fa con una nuova “furbata” delle sue nell’ennesimo disperato tentativo di recuperare quella fascia di elettorato che di fatto è invece ormai irrecuperabile. Attacca le sovvenzioni statali all’emittente comparandole alla situazione precaria dei terremotati. In sostanza strumentalizza la popolazione in difficoltà per pura propaganda con la presunzione – che sempre lo contraddistingue – che la gente creda ancora alle sue “genialate”.
La performance del fenomeno piazzato alla Farnesina – senza sapere una parola di inglese – va in scena poco prima dell’ultima riunione utile sulla manovra: “Ci sono di nuovo otto milioni di euro all’anno per tre anni a Radio Radicale, ma diamoli ai terremotati”, dichiara poco prima di quello che doveva essere il vertice di maggioranza a palazzo Chigi per limare i dettagli della legge di bilancio da mandare al vaglio del Parlamento.
Così il summit a Palazzo Chigi si trasforma in un prevedibile braccio di ferro tra gli adepti del guru Grillo che vogliono spegnere Radio Radicale e i loro alleati di governo del Pd che invece hanno sempre difeso le provvidenze destinati all’emittente. Nel corso del vertice si trovano accordi tra i tanti passaggi del documento economico ma la questione che divide, ovvero Radio Radicale, rimane al palo. Dopo ore di confronto il gioco di forza tra le parti si è concluso con un compromesso. Tuttavia al di là del risultato una cosa comunque è certa: Giggino e il resto dei miracolati dalla politica sono stati costretti a retrocedere dalle proprie posizioni sconfessando ancora una volta se stessi dimostrando nuovamente il loro innato opportunismo: per mantenere la poltrona ben retribuita sono disposti a qualunque inciucio. L’incubo di tornarsene a casa è sempre presente tra i grilluti e non solo.
Diciamo subito che alla faccia della presunzione stellata il tanto contestato finanziamento resta confermato. La novità è che il prossimo anno il servizio pubblico di Radio Radicale andrà a gara. Ma a dire il vero non si tratta di una novità poichè anche in questo caso va evidenziato che da anni Radio Radicale chiede che il cosiddetto servizio pubblico venga messo a gara. E questo dimostra se ce ne fosse stato ancora bisogno – la trasparenza, la correttezza, la professionalità con cui in questi decenni l’emittente voluta da Pannella ha svolto il suo lavoro di informazione al di là degli schieramenti, al di là delle appartenenze e delle simpatie politiche.
Dunque è inutile e ridicolo che Giggino esulti dichiarando “La mangiatoria è finita” credendo di salvare una faccia – la sua naturalmente – ormai da mesi sputtanata sufficientemente dopo le funambole capriole da opportunista di razza: i risultati elettorali parlano chiaro o no. Dall’altra parte il sottosegretario dem all’Editoria Andrea Martella, che ha preso il posto di un altro “illuminato” pentastellato”, Vito Crimi definito dal grande maestro di giornalismo Massimo Bordin “il gerarca minore” – che ha reso noto che Radio radicale proseguirà nel servizio fino all’espletamento di una gara che si dovrebbe tenere in primavera. Contestualmente è confermato lo stanziamento di 8 milioni l’anno.
Intanto Benedetto Della Vedova (+ Europa) lancia un appello ai democratici e a Renzi. “Il M5S è quello che è sempre stato, una forza eversiva della liberaldemocrazia. Pd e Italia Viva stronchino sul nascere questa discussione liberticida”.
Dal canto suo il segretario di Partito Radicale, Maurizio Turco, sul delirio di Giggino afferma. “Noi suppliamo alla mancanza di un servizio pubblico perchè non è redditizio. Anche il servizio pubblico risponde a delle logiche che non sono proprio quelle dell’interesse pubblico puro, ovvero, fine a stesso”.
Anche la forzista Gelmini in una nota esprime con fermezza il suo disappunto per le affermazioni di Giggino sostenendo che i soldi per aiutare i terremotati avrebbe dovuto trovarli già da un pezzo: “Di Maio è leader di un partito di maggioranza che è ininterrottamente al governo dal 1 giugno del 2018, cioè da oltre 500 giorni. Se ancora non ha trovato le risorse per la vergogna nazionale della ricostruzione post sisma, non è che bisogna togliere i soldi a Radio Radicale (il Parlamento ha già votato, lo ricorda il leader a 5 Stelle?), bisogna sfilargli la poltrona e mandarlo a fare un altro lavoro. Perché il governo del Paese evidentemente non è mestiere per lui: le sue parole sono indegne, per Radio Radicale, che è un presidio di democrazia, come per i terremotati”.
Sulla stessa linea Fratelli d’Italia che naturalmente non condividono affatto la strumentalizzazione di persone in difficoltà per riscattare i 24 milioni già destinati a Radio Radicale. “Di Maio strumentalizza i terremotati come oggetto di scambio per Radio Radicale – commenta il capogruppo alla Camera Federico Mollicone – . Non mischiamo i piani delle responsabilità, che ricadono anche sul capo politico del Movimento 5 Stelle. Quando parlammo, il ministro Di Maio mi disse di non voler passare alla storia come colui il quale ha chiuso Radio Radicale. La maggioranza, quindi, si impegnò verso l’emittente. Radio Radicale rappresenta una voce di libertà e di pluralismo: negli anni ’70, anche quando il Movimento Sociale Italiano venne escluso dall’arco costituzionale, Radio Radicale non ha mai mancato di raccontare i congressi di Partito e l’attività parlamentare dei deputati e senatori missini. Consentire la prosecuzione dell’attività dell’emittente radiofonica delle sedute dei lavori parlamentari è un bene per la democrazia del nostro Paese, grazie anche all’archivio digitale della memoria dell’Italia repubblicana. Siamo pronti alla battaglia d’aula per Radio Radicale”.
Mi auguro dunque e ci auguriamo che Radio Radicale possa proseguire il proprio importante lavoro di servizio pubblico che ha reso e tuttora rende i cittadini non solo più informati e più liberi ma favorisce la vicinanza alle istituzioni che altrimenti sarebbero una sorta di pianeta sconosciuto. Viva quindi Radio Radicale. Lunga vita a Radio Radicale.