Centro-destra e Centro-sinistra incerti e confusi. Intanto gli irrisolti problemi del governo incancreniscono
Certo: il centro-destra è unito. A parte che è un po’ al Governo (Lega, Forza Italia, seguaci di Giovanni Toti), e un po’ all’opposizione (Fratelli d’Italia), comunque non hanno le idee chiare per quella che sarà, passate le feste, l’appuntamento politico più importante: l’elezione del prossimo capo dello Stato. Silvio Berlusconi non nasconde la sua aspirazione di scalare il Colle, e per questo fa sapere che è disposto a mettere in discussione la coalizione, se non sarà votato. Giorgia Meloni invoca ‘un patriota‘, ma si guarda bene dal fare nomi; l’unica cosa che le preme è andare al più presto all’incasso, con elezioni anticipate. Matteo Salvini avvia un giro di consultazioni ad ampio raggio, assicura che un candidato sarà trovato, anche lui si guarda bene dal dire chi, l’unica cosa che gli preme è allontanare lo spettro delle elezioni anticipate, qualcuno deve avergli fatto capire che non è affatto detto che la Lega andrà all’incasso. Come sia, né Meloni, né Salvini appaiono entusiasti di Berlusconi.
Anche il centro-sinistra appare unito: nel non sapere che cosa fare. Il segretario del Partito Democratico Enrico Letta si abbandona a spericolate riflessioni: quella, per esempio, che nessun Presidente della Repubblica è stato segretario o leader di Partito. Zac! Ecco cancellati dalla storia Giovanni Gronchi, Giuseppe Saragat, Sandro Pertini, Giorgio Napolitano. Ad ogni modo, anche Letta nomi al momento non ne fa; stessa vaghezza dal Movimento 5 Stelle e da Matteo Renzi.
Sergio Mattarella fa sapere in ogni modo la sua indisponibilità al rinnovo del mandato; a questo punto, tirarlo di nuovo per la giacchetta sarebbe, oltre che di pessimo gusto, dimostrazione di una impotenza politica che nessuno si può permettere.
Quanto all’ipotesi Mario Draghi, chissà: ci sono ottime ragioni perché venga eletto presidente della Repubblica, ma altrettanto ottime quelle perché non lo sia. Tutti gli altri ‘papabili’, si chiamino Marta Cartabia o Elisabetta Casellati, Pier Ferdinando Casini, Paolo Gentiloni o Giuliano Amato, hanno chances, ma presentano anche ‘debolezze’ che li penalizzano gravemente. La quadra sembra davvero lontana. E’ vero quello che Giovannino Guareschi fa dire al suo don Camillo: «In politica a volte bisogna complicare le cose per renderle più semplici». Ma in questo caso si esagera, e comunque si inverte l’assioma: in apparenza tutti dicono di lavorare per semplificare le cose, in realtà le rendono più complicate.
Nel frattempo, il Paese ‘reale‘ (non che quello dei ‘palazzi’ del potere sia estraneo al Paese; è che appare lontano dai problemi con cui si è chiamati a fare i conti quotidianamente).
La pesantissima sberla di inizio 2022, relativa alle tariffe energetiche: secondo le stime di Nomisma Energia, dal 1 gennaio il gas potrebbe costare 1,55 euro al metro cubo, un aumento del 61 per cento; la luce potrebbe costare 43,8 centesimi al chilowattora, un aumento del 48 per cento. Secondo una ricerca Ipsos ‘Gli italiani e la Povertà Energetica‘, il 19 per cento delle famiglie avrà notevoli problemi per il pagamento delle bollette. Per quel che riguarda le aziende, gli imprenditori della ceramica, esposti al rincaro del metano, combustibile principe nei forni per la cottura, hanno lanciato un accorato allarme. Il Centro studi di Confindustria di Brescia ha calcolato, su un campione di 113 aziende associate con circa diecimila addetti, rincari del 231 per cento nei costi del gas e del 166 per cento nell’energia elettrica. Il Presidente Franco Gussalli Beretta avverte che per le aziende c’è «il rischio di dover sospendere l’attività per eccesso di costi e la consistente riduzione delle marginalità, nonostante il rialzo dei fatturati». Si può aggiungere che nel 2000 il reddito pro-capite era del 25 per cento superiore alla media europea. Oggi si colloca di ben cinque punti sotto la media europea.
C’è un enorme ‘cahier de doléances‘ che riguarda giustizia, scuola, sanità, occupazione e lavoro, pensioni, Mezzogiorno. La Commissione europea a fine novembre ha raccomandato di ridurre la crescita della spesa corrente, e privilegiare investimenti pubblici e favorire quelli privati in settori chiave, quali ospedali scuole, strade, tribunali, linee ferroviarie, verde pubblico. Sono problemi e questioni di fondo, di cui non si parla, non sono oggetto di dibattito politico; si opera poco, male, in modo scoordinato. Ma il ‘patriottismo’ è su questo che si misura e si valuta.
Valter Vecellio – L’Indro