Oggi critica l’euro quando lui fu uno dei padri della moneta unica
E’ veramente curioso sentire parlare ultimamente Romano Prodi che critica duramente l’euro, i burocrati di Bruxelles e il potere dell’Europa dei banchieri quando lui è stato uno dei padri della moneta unica e grande difensore dell’idea di Unione.
Il professore sembra quindi caduto dal pero e pensare, bene e corretto è ricordarlo, che nell’Ue ha ricoperto un ruolo strategico come la presidenza della Commissione Europea.
Insomma, oggi il fondatore dell’Ulivo è come se volesse farci intendere che questa insofferenza che attraversa alcuni Stati che aderiscono all’eurozona l’aveva addirittura prevista.
Bene, anzi male perché allora bisognerebbe chiedergli dov’era quando si trovò a governare il Paese come presidente del Consiglio e in seguito, come detto, fu eletto alla guida della Commissione. Chi meglio di lui poteva correggere a tempo opportuno la rotta visto che adesso ci viene a raccontare con tanta enfasi tutte le lacune di una Unione che traballa, di una solidarietà che tra i Paesi membri non esiste affatto.
Evidentemente qualcosa non ha funzionato, certo, ma la responsabilità è anche di coloro, come Prodi, che alla fine hanno fallito sul progetto comune.
Prodi e il resto della compagnia hanno speso a suo tempo montagne di parole ma alla fine sono stati incapaci di intraprendere un percorso che portasse davvero a una politica, a una cultura europea di largo respiro.
E forse, alla fine, la nascita dei movimenti populisti che con grande fermento attraversano il vecchio continente è anche colpa di personaggi come Prodi che sembrano caduti sulla terra qualche giorno fa.
Chi semina vento raccoglie tempesta, dicono dalle mie parti.