Continua a minacciare ma nessuno ci crede più. Quando mai Renzi è stato credibile, quando mai è stato sincero? Siamo ormai abituati alle sue sparate, ai suoi tradimenti, dal celebre “stai sereno” riferendosi al povero Enrico Letta pugnalato poco dopo alle spalle e costretto a traslocare a Parigi, al famoso “patto del Nazareno” quando tradì Berlusconi sulla faccenda dell’elezione a Capo dello Stato di Mattarella. Come poi non ricordare “lo sostengo per evitare l’aumento dell’Iva”, raccontò la faccia tosta toscana per giustificare il sostegno al bisConte e di conseguenza il suo imbarazzante feeling con i grillozzi da lui sempre profondamente detestati. Sentimento di disprezzo reciproco, naturalmente, che non impedì comunque la formazione di un governo nato dai peggiori inciuci e costituito da vergognosi voltagabbana.
Bene, alla fine l’Iva a breve aumenterà mentre riguardo l’altra balla renziana, quella riferita alla tassa sulla plastica sulla quale disse: “se vogliono tassarla dovranno passare sul mio corpo”, il risultato è che intanto la plastic tax entrerà in vigore la prossima estate. Arriviamo poi all’ultimo bluff – ultimo si fa per dire poichè l’ex premier ce ne riserverà altri – dell’altro giorno con tanto di minacce ai suoi stessi alleati di governo sulla prescrizione.
In sostanza da Italia Viva dicono di voler tirare dritto sulla prescrizione, almeno a parole con l’immancabile sceneggiata delle minacce indirette. Cosa vuole fare in pratica quel geniaccio di Renzi? Ha dato ordine ai suoi di votare la fiducia su un provvedimento che recepisce l’accordo sulla prescrizione, il cosiddetto “lodo Conte” pur non essendo d’accordo. Il che significa solo una cosa: una clamorosa retromarcia che dimostra per l’ennesima volta quanto sia inattendibile il buon Matteo, voltafaccia che arriva dopo le consuete buffonate di votare con l’opposizione per scongiurare quella che lui stesso ha definito una “legge illiberale” voluta dal ministro della Giustizia, il paffuto e barbuto omino di fede grillozza, Alfonso Bonafede.
E questa messinscena arriva dopo aver fatto la voce grossa con una serie di avvertimenti al presidente del consiglio Giuseppi Conte che, abituato alle fregnacce renziane, non ha fatto una piega. Insomma, gli pseudo-ultimatum cadono miseramente nel vuoto e Renzi puntualmente si rimangia tutte le false intimidazioni lanciate al governo arrendendosi di fatto ai suoi odiati alleati, ossia ai giustizialisti giallo-rossi salvando quindi l’esecutivo e condannando gli inquisiti – che lui prometteva di voler difendere a spada tratta – a rimanere ostaggio della giustizia per tutta la vita. Questo è il risultato di tanto sbraitare. Straordinario il nostro Matteo che se ce ne fosse stato ancora bisogno si riconferma quello che realmente è: un commediante opportunista. Uno straordinario mentitore.
Ma la contorsione mentale di Renzi stupisce ancora di più con un ulteriore passaggio della sua congenita ambiguità perchè pur non essendo d’accordo con la linea della sua stessa maggioranza sulla prescrizione – votando però la fiducia su un provvedimento che recepisce l’accordo sulla prescrizione, il cosiddetto “lodo Conte”- la sua creatura, il partitino Italia Viva, si inventa un’altra pagliacciata avvertendo che avanzerà contestualmente una mozione di sfiducia all’omino Bonafede, operazione che solitamente viene eseguita dalle opposizioni e che ovviamente trova queste d’accordo.
Ma vediamo nel dettaglio cosa riserva il bluff, perchè di questo si tratta, della mozione di sfiducia al barbuto tarchiato ministro della giustizia.
Se il governo chiederà la fiducia sul decreto Milleproroghe – in cui si potrebbe inserire la norma sulla prescrizione – allora Italia Viva, almeno è quello che da quelle parti si dice – presenterà la mozione di sfiducia all’omino ritrovatosi improvvisamente ministro, questo è il ragionamento fatto circolare da Italia Viva. In termini pratici significherebbe che il partito di Matteo Renzi prima voterebbe la fiducia al Milleproroghe insieme a tutta la maggioranza, per evitare una crisi di governo. Subito dopo, invece, presenterebbe e voterebbe una mozione di sfiducia al ministro della Giustizia innescando una probabile crisi di governo. Un ragionamento un po’ contorto, certamente, ma tipico di Renzi che sembra fare un favore alle opposizioni di centrodestra impazienti di votare la cacciata di Bonafede. Ma tale cervellotica macchinazione non tiene conto di un elemento fondamentale: non è detto che la prescrizione venga inserita nel Milleproroghe, rischiando di essere ritenuta illegittima per estraneità della materia.
Ora al di là dei tatticismi diciamo che il nodo sostanziale è la mozione di sfiducia poichè chi presenta tale richiesta in Aula ha un solo obiettivo: far cadere il governo. E in questo caso se fossimo in un paese normale si aprirebbe immediatamente una crisi. E’ evidente che se un partito di maggioranza minaccia di sfiduciare un ministro di fatto sta minacciando di sfiduciare l’intero governo.
In soldoni sarebbe quanto mai difficile fare finta di niente, ignorare una questione politica di evidente portata. Ma il passaggio di tale questione non desta alcuna preoccupazione a palazzo Chigi, quelli che dovrebbero essere gli alleati di governo di Renzi, ovvero Pd e grillozzi, si sono fatti alla fine una bella risata liquidando la boutade renziana come la solita e logora buffonata, una banale e disperata ricerca di visibilità. Sia chiaro, sfiduciare il guardasigilli che è oltretutto il capo-delegazione della ditta “Grillo&Casaleggio” vorrebbe dire mettere in discussione l’esistenza stessa dell’ammucchiata Conte-bis. Va bene, siamo in periodo di Carnevale, ma c’è forse qualcuno che crede ancora a queste mascherate, ossia che Renzi voglia davvero fare saltare il tavolo aprendo una crisi di governo e affrontare le elezioni rischiando di scomparire?
La verità è che ormai Renzi incarna perfettamente il declino di una leadership. E’ ossessionato dall’incubo di apparire sconfitto. Pochi giorni fa aveva dichiarato che il governo non era in discussione e poi si inventa la balla che è pronto a farlo saltare sbandierando il suo presunto “garatismo” che appare in verità sempre più fragile.
Parliamoci chiaro, le cose andranno così: Renzi si inchinerà ai diktat del trio grillozzi-Zinga-Giuseppi e zitto e ben allineato voterà la fiducia che il governo intende mettere sulla prescrizione. I sondaggi – ai quali è meglio non dare troppo affidamento – danno Italia Viva dal 3 al 4% e Renzi non ha tanto da stare allegro. Continua sì a fare lo sbruffone ma alla fine non morde. La posta in gioco è troppo alta per mandare tutto all’aria. Sarebbe la sua fine. E lui lo sa bene. Non può permettersi di rimanere tagliato fuori nel momento in ci sarà la spartizione delle nomine – una fra tutte il nuovo inquilino del Quirinale – e soprattutto le poltrone ben pagate da salvare ad ogni costo. Molti dei suoi, se si dovesse andare a elezioni anticipate, potrebbero dire addio ai palazzi del potere di Roma.
Ancora una volta, quindi, Renzi salverà questo malgoverno per salvare se stesso. Sa bene che se si andasse alle urne farebbe la miserabile e meritata fine dei grillozzi ormai in via di estinzione. Così stanno le cose. Il resto sono castronerie… renziane.