Continua la farsa della crisi di governo. Ma prima di mollare la poltrona questi personaggi sono disposti a tutto, sanno bene che in molti difficilmente farebbero ritorno a Roma, qualora si dovesse andare a elezioni anticipate. Tra i più terrorizzati da questo scenario i grillozzi che si estinguerebbero definitivamente.

Del resto con al loro attivo i peggiori tradimenti, i peggiori voltagabbana sono stati comprensibilmente puniti dal loro stesso elettorato che aveva creduto alle tante promesse rivelatesi in seguito enormi castronerie. Ricordiamo le piazze gremite ai tempi delle sparate dal guru Grillo attorniato dai suoi adepti, una massa di incapaci, arroganti, presuntuosi, ingordi di potere capaci solamente a tutelare i propri interessi, altro che pensare al bene del paese. Da movimentisti antisistema una volta arrivati nel palazzo – che promettevano di aprire come una scatola di tonno – hanno invece mostrato grandi doti nell’inciucio, negli intrallazzi connaturati alla peggiore politica divenendo così i cani da guardia del potere.

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Nelle ultime ore è andato in scena solo l’ultimo di una lunga serie di scontri all’interno della maggioranza di fatto iniziati già nel momento in cui si costituì l’accozzaglia del Giuseppi-bis. Questa volta ad agitare le acque la prescrizione che divide la parte giustizialista, Pd e grillozzi che vogliono la riforma “imputati a vita”- così la possiamo definire in termini pratici – , e Italia Viva, il partitino di Renzi che, almeno a parole, si professa garantista promettendo di non votare con i compagni di cordata. Sarà davvero così o si tratta dell’ennesima balla dell’inaffidabile  Renzi pronto a fare l’esatto contrario di ciò che dice?

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Materia del contendere, come detto, la prescrizione che farebbe respirare aria di crisi. Stavolta ai ferri corti Giuseppi e Renzi che non se le risparmiano in un alterco a distanza. Il fiorentino afferma tra battute con i cronisti e uscite via social che “noi non siamo opposizione ma non saremo mai quelli che per uno sgabello rinunciano a un principio”. Il leader di Italia Viva evidenzia quindi che la discussione verte sulla giustizia, campo dove ha certamente presa facile il populismo a 5 stelle. Tuttavia Renzi afferma di non voler far cadere l’esecutivo.

Intanto, però, ieri sera le renziane Elena Bonetti e Teresa Bellanova non si sono presentate in Consiglio dei ministri, in polemica con la riforma della prescrizione voluta dall’ometto barbuto Alfonso Bonafede. Conte, che non ha nascosto l’irritazione  incontrando i giornalisti a fine vertice, ha accusato i due ministri di “assenza ingiustificata”. Immediata la reazione di Renzi che in tono ironico ha risposto che “certe cose le dice un preside, non il capo del governo».

Riguardo al consiglio dei ministri Renzi ricorda che Bonafade aveva anticipato che si sarebbe votato sul Lodo Conte Bis, che l’ex presidente del consiglio liquida come “un pasticcio da azzeccargarbugli che non sta in piedi. Ecco perchè non ci siamo andati”. Così Renzi rilancia la palla a Conte dichiarando che “noi non abbiamo aperto la crisi, non facciamo polemiche. Tu puoi cambiare maggioranza, presidente del Consiglio. Se noi siamo opposizione, voi non avete la maggioranza. Non puoi dire che siamo opposizione maleducata: se vuoi cambiare maggioranza fallo, ti daremo una mano”.

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La giustizia, quindi, è il terreno di scontro sul quale pesa il populismo grillozzo. E Renzi ne approfitta affermando che “non si può dire che garantismo e giustizialismo siano la stessa cosa. È come se qualcuno dicesse che democrazia e dittatura sono la stessa cosa”.Tuttavia Renzi porge la mano a Conte, invitandolo a lavorare insieme, evitando ricatti e minacce.

Insomma, Renzi pare non cedere e fa sapere di essere pronto a breve a presentare una mozione di sfiducia contro il ministro della Giustizia Bonafede. “Il leader di Iv deve essere responsabile, se sfiducia Bonafede ne trarrò le conseguenze” replica il premier. La prescrizione infiamma quindi il confronto interno alla maggioranza di governo e come in altre occasioni, quando c’è tempesta, Giuseppi va a piagnucolare  da Mattarella con il quale ha avuto un colloquio telefonico. Dal Colle gli è stato spiegato, ancora una volta, che non si può tornare al voto prima del referendum sul taglio dei parlamentari del 29 marzo. Intanto nella maggioranza si sta lavorando anche al piano B, ovvero al reclutamento di peones parlamentari, la solita truppa di disperati che pur di rimanere dove sono sono disposti a vendere l’anima al diavolo. Questo è sicuro.

Si tratta di coloro che vengono definiti “responsabili”,  in grado di sostituire i voti di Italia Viva in Senato. In sostanza si consumerebbe un’altra vergogna ai danni delle maggioranza degli italiani che vorrebbe tornare alle urne il prima possibile e prendere a calci nel sedere questa massa di opportunisti. Mattarella permetterà questa vergogna?