Elezioni, i leader interessati solo
alla propria sopravvivenza politica
Con la classe dirigente che ci ritroviamo non stupiamoci se la voragine che allontana i cittadini dalla politica diventa sempre più profonda. Ormai quelli che ci dovrebbero rappresentare si sono staccati completamente dalle reali richieste che emergono dalla società. Di fatto leader di partito che, come in questo periodo in cui la questione elettorale è la costante di ogni confronto, hanno solo in mente di stilare elenchi di candidati pronti ad ubbidire esclusivamente al capo.
In parole povere esponenti istituzionali per nulla inclini di capire veramente i bisogni espressi dalla collettività perché esclusivamente occupati a garantirsi la sopravvivenza politica. Questa è la verità, purtroppo.
L’ultimo esempio di una lunga serie di atteggiamenti arroganti dimostrata dal palazzo è il conflitto interno al Partito democratico.
La voglia di riscatto di qualcuno, calcoli tattici da parte di altri, quando fissare la data del congresso, voto anticipato sì o voto anticipato no, indire le primarie oppure evitarle. Ecco, questa è la materia del contendere in casa Dem. E nessuno che parli del Paese, di cose concrete.
Dopo la sentenza della Consulta tutti a pensare alle candidature blindate multiple mentre Renzi accelera sull’appuntamento ai seggi per nulla interessato di come si andrà a votare pur essendo perfettamente consapevole che il sistema proporzionale consegna l’Italia all’ingovernabilità.
E questo è gravissimo perché all’orizzonte si potrebbero profilare questioni davvero pesanti, vista l’aria che tira. Pensiamo solo alla nostra permanenza o meno in Europa preso atto dell’euroscetticismo che circola tra gli italiani in buona compagnia con altri cittadini dell’Unione. Invece al centro dell’attenzione c’è lo scontro fra Renzi e Massimo D’Alema sul congresso e il futuro del Pd. Senza dimenticare che D’Alema ha lanciato la sfida a Matteo minacciando una possibile scissione, anche se non si è ancora capito chi se ne potrebbe andare. Dal canto suo l’ex premier per comunicare si affida ai social e sul suo blog cerca di conquistare consensi e le spara sempre più grosse: tagliare l’Irpef e non aumentare l’Iva. Poi c’è Matteo Orfini, presidente del partito, cresciuto all’ombra di D’Alema e subito saltato sul carro renziano a tempo opportuno, che ora insulta addirittura il suo vecchio maestro dicendo che dice “cretinate”.
Dalla Puglia arriva invece l’attacco del presidente regionale Michele Emiliano che chiede la convocazione del congresso rilanciando la sfida a Renzi per la segreteria. Nel mucchio ci si butta anche Bersani che tentenna e come sempre non si comprende dove voglia andare a parare.
Non ultimo il vecchio Napolitano che si mette di traverso e si dice contrario al voto subito convinto che alle urne ci si debba andare solo al termine della legislatura. Insomma, uno schiaffo improvviso quanto inaspettato a Renzi che ha sempre avuto a suo fianco l’ex presidente della Repubblica.
In questa condizione è molto difficile ristabilire un rapporto di fiducia con i cittadini nauseati dal comportamento presuntuoso, tracotante della casta. Tuttavia va detto che tale situazione a qualcuno giova: spiana un’autostrada al Movimento 5 Stelle che alle politiche potrebbe fare il pieno e conquistare, perché no, palazzo Chigi.