Gentiloni ha i giorni contati.
Elezioni subito e chissenefrega
della legge elettorale
Archiviate le primarie con oltre il 70% dei consensi Matteo Renzi torna ad essere il padrone assoluto della corte Pd fatta di paggi, voltagabbana e comparse varie pronte in ogni occasione a lustrargli le scarpe. E questo grazie soprattutto alle strategie dei poteri forti che in tempi non sospetti lo avevano scelto e spinto fino a raggiungere il comando della nazione. Nulla nasce a caso. E ora la seconda tappa sono le urne, il prima possibile e la campanella per l’ormai traballante ‘Paolo Gentiloni è già suonata.
Renzi finge di avere interesse ad aprire un confronto sul presunto rilancio attraverso la proposta del M5S sulla legge elettorale ma in verità al toscano non gliene importa nulla. Per lui la priorità è ritornare assolutamente a Palazzo Chigi il prima possibile. E basta. Del resto la base lo reclama, lo ha votato in massa e lui ha tutte le ragioni di gonfiare il petto e tornare ad essere il campione di presunzione e arroganza momentaneamente e forzatamente repressa dopo la legnata subita nel referendum del 4 dicembre scorso. Tornando poi alla questione legge elettorale va detto che pseudo manovre di avvicinamento interessano ancora meno ai grillini: forti di avere dalla loro un elettorato in costante aumento non andranno mai a sporcarsi le mani con la partitocrazia che ha rovinato questo Paese. Se così fosse la gente li abbandonerebbe nel giro di una notte.
Si sapeva che l’ambizioso giovanotto sarebbe uscito vincitore delle primarie ma neppure lui avrebbe mai immaginato di incassare una percentuale di preferenze così elevata.
Un risultato indiscusso, clamoroso quanto inaspettato che gli permette adesso di muoversi a tutto campo come meglio ritiene e annullare completamente – semmai ce ne fossero ancora – quelle voci dissonanti provenienti da una misera e imbarazzante opposizione interna rappresentata dei vari Cuperlo, Orlando e Emiliano che dovranno starsene accucciati e in silenzio. In caso contrario prenderanno al porta per andare dal povero Bersani.
Renzi ne ha piene la tasche dei rompiballe di turno, tanto più adesso che si è ripreso alla grande il partito.
Non ha tempo per queste rogne. Ora l’obiettivo è mandare a casa Gentiloni, una sua invenzione messa lì intanto che si sistemavano le cose, e riprendersi il premierato. Tenendo in considerazione che l’asse con Berlusconi è già realtà, assieme i due arriveranno al 40% e la nuova ammucchiata è cosa fatta. Altro che rottamatore, il buon Renzi è un ottimo restauratore.
Inoltre va considerato che dalla sua non ha poi tutti i torti a voler tutto e subito: il ferro va battuto a caldo, bisogna pur cavalcare il successo di queste primarie. Perché mai dovrebbe ascoltare “i cattivi consiglieri”, come Arturo Parisi, grande amico di Romano Prodi, che gli suggeriscono di aspettare la scadenza naturale del Governo, ossia il 2018?
L’altra sera, comunque, al Nazareno grande festa e i soliti commenti si sono accavallati tra musica e battute.
Il ministro Dario Franceschini ha detto che una leadership forte è una garanzia per il Governo. Ma queste sono balle. Sicuramente non è ciò che pensa realmente. Mai credere a un democristiano: il ferrarese sa bene che a breve Renzi manderà lo sfratto a Gentiloni che se ne andrà senza battere ciglio, se vorrà un nuovo posto al sole. Altre balle le sparano Lorenzo Guerini e il ministro Maurizio Martina che escludono elezioni anticipate consapevoli invece che Renzi ha il chiodo fisso di andare alle urne magari in autunno. Unico ostacolo il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che potrebbe mettersi di traverso dopo gli appelli al Parlamento di trovare una quadra sulla legge elettorale.
E’ comunque davvero difficile pensare che uno come Renzi decida di starsene buono fino all’anno prossimo e sostenere l’attuale esecutivo. Mentre è molto probabile che pensi di fare quello che ha fatto con Letta: fare un bello sgambetto a Gentiloni e tornare in sella. Gentiloni poi sarà ripagato adeguatamente come spetta a un buon e fedele vassallo. Tutto è già deciso. Renzi è troppo irrequieto, mai potrebbe accettare di starsene in panchina adesso poi che ha nuovamente dimostrato a tutti il suo peso politico. E chi non è d’accordo è fuori.