Ecco servita la commistione tra istituzioni, politica e finanza firmata Pd. Ossia se prima si sapeva ora è ufficiale, scritto nero su bianco: i democratici hanno una banca… e forse più di una. Pier Carlo Padoan è il presidente designato di UniCredit. Il vertice della banca di piazza Gae Aulenti ha cooptato l’ex ministro delle Finanze in vista della sua futura nomina a presidente. L’assegnazione dell’incarico formalmente è attesa per il prossimo aprile, quando l’intero cda della banca sarà rinnovato.

Da responsabile del dicastero dell’Economia Pier Carlo Padoan aveva salvato Mps nazionalizzandola tra le polemiche. Allo Stato – naturalmente con i soldi dei contribuenti – l’operazione era costata la bellezza di 8 miliardi. Nelle scorse ore l’ex ministro Padoan, attualmente deputato del Pd ed eletto nel collegio uninominale di Siena – ma guarda il caso proprio nel feudo rosso del miracolato Monte Paschi di Siena – ha dato le dimissioni dal Parlamento dopo aver ricevuto la notizia del suo nuovo incarico in uno dei colossi bancari europei.

Consumata quindi l’ennesima spartizione di poltrone tra dem e Movimento 5 Stelle, le forze che sostengono il governo di trasformisti, le stesse che volevano cambiare il modo di fare politica… così dicevano in ogni occasione e che hanno ancora il coraggio di dire nonostante che la maschera dell’ipocrisia sia caduta. Il fatto grave è che purtroppo c’è ancora chi crede a questa combriccola di voltagabbana e squallidi opportunisti.

Ricordiamo tutti i tempi in cui la sinistra sbraitava sul conflitto di interessi attaccando in maniera ossessiva Silvio Berlusconi. Bene, ora i compagni, da sempre caratterizzati da quella arroganza di ritenersi gli unici ad esercitare il diritto di sedersi in cattedra per impartire lezioni di moralità e giustizia, passano come se nulla fosse dalle banche al partito e al governo per poi tornare con la stessa disinvoltura alle banche. Incredibile, una vergogna totale. Le anime belle che trasudano bontà e accoglienza fiancheggiando Ong e associazionismo sono di fatto ottimi attori: sotto i riflettori fingono di essere sempre in prima linea in difesa dei poveri disgraziati mentre dietro le quinte tramano dimostrando di essere ottimi maestri navigati nel fare lobby occupando i posti chiave diventando, come nel caso UniCredit, il valore aggiunto o meglio ancora la stampella del potere finanziario.

Di sicuro la nomina di Padoan porterà a sviluppi importanti, a nuovi assetti, a grandi manovre, naturalmente a beneficio dei banchieri, s’intende, non certo per noi cittadini. Da più parti si mormora che la scelta sarebbe caduta proprio su Padoan per un obiettivo: quest’ultimo, da presidente, dovrebbe convincere l’attuale titolare del ministero dell’Economia Roberto Gualtieri, ovviamente suo fedele compagno di partito, a far cedere Montepaschi, di cui il Tesoro controlla il 68% proprio a Unicredit a prezzo ottimale, vantaggioso, se non addirittura a prezzo di svendita, dicono i ben informati. Insomma, staremo a vedere. Quello che è certo è che la girandola dei nomi spesso cambia ma la musica è sempre la stessa, quando si tratta di interessi di bottega.