Wilders non sfonda.
Vincono i liberali di destra della Vvd
Ancora una volta dobbiamo registrare l’ennesimo flop dei sondaggisti. Fino a poche ore prima della chiusura dei seggi davano in forte vantaggio la formazione populista islamofoba e anti-Ue capeggiata da Geert Wilders e invece il risultato è stato diametralmente opposto. Quella che già chiamano la “diga antipopulismo” ha di fatto retto in Olanda come ha altrettanto tenuto nelle scorse elezioni in Austria. I liberali di destra del Vvd di Mark Rutte hanno dunque avuto la meglio e vincono le elezioni con un buon margine di vantaggio sugli avversari allontanando, almeno per il momento, la preoccupazione diffusa nell’Unione di una possibile affermazione delle cosiddette forze estremiste.
Tuttavia non possiamo nascondere che se tali crescenti insofferenze si sono condensate nel tempo in partiti poco tolleranti a determinate situazioni sociali la responsabilità è soprattutto dei Governi nazionali e dei burocrati di Bruxelles particolarmente attenti a far quadrare i conti ma parecchio distratti su come fronteggiare fenomeni epocali come l’immigrazione e il terrorismo che stanno cambiando gli equilibri internazionali.
Il Vvd, partito liberale di destra del premier Mark Rutte ha conquistato 33 seggi mentre il fronte anti Unione di Geert Wilders si piazza alle spalle incassando 20 seggi superando di poco i democristiani (Cda) e i liberali di sinistra D66.
Da segnalare inoltre una decisiva quanto inaspettata avanzata dei Verdi mentre per la prima volta entra in un parlamento europeo un partito antirazzista, il Denk che porta tre deputati in parlamento.
Bene, ora dopo il comprensibile entusiasmo il lavoro dovrà concentrarsi sulla formazione del Governo e non sarà sicuramente una passeggiata per i liberali considerando la frammentazione del sistema partitico olandese che si basa su un sistema elettorale proporzionale senza soglia di sbarramento. Situazione di ingorgo istituzionale in cui si potrebbe trovare anche l’Italia con l’attuale legge elettorale. Partiranno dunque le consuete trattative che potrebbero durare anche qualche settimana. I compagni di cordata di Rutte nell’esecutivo uscente, ossia i laburisti, si sono quasi estinti e questo costringerà il premier liberalconservatore del Vvd di cercare almeno tre alleati se vorrà essere in grado di raggiungere la maggioranza per formare la squadra di governo. Sostanzialmente Rutte potrà scegliere fra quattro partiti: i cristianodemocratici del Cda, i liberali progressisti del D66, i verdi di sinistra e i socialdemocratici del Sp.
“E’ una serata importante per tutta l’Europa. L’Olanda dopo la Brexit e le elezioni Usa ha detto no al populismo“, queste le prime battute a caldo del premier olandese Mark Rutte.
Mentre il suo rivale Wilders ha affidato il proprio commento via Twitter sostenendo che potrebbe anche partecipare alla formazione del nuovo esecutivo ma con dei distinguo: “Potremmo parlarne ma se non dovesse funzionare potremo sostenere il governo solo quando è necessario, vale a dire sulle questioni che a noi stanno a cuore“.
Insomma, i vertici dei partiti coinvolti sono già al lavoro per trovare un giusto equilibrio in grado di dare corpo alla compagine che dovrà guidare il Paese che, gioco forza, porrà le basi su una alleanza ampia. E appunto per questo la fasi di negoziato potrebbero richiedere tempo.
A dare una spinta decisiva alla strepitosa rimonta del premier uscente, come sostengono alcuni autorevoli commentatori, pare sia stato lo scontro con la Turchia consumatosi nelle ultime battute di campagna elettorale.
Rutte con ferma ma misurata reazione ha risposto alle accuse del presidente Recep Tayyip Erdogan che, dopo aver dato della nazista alla Germania della Merkel, ha accusato addirittura l’Olanda di essere stata responsabile del massacro di Srebrenica. Cupi gli scenari previsti per il vecchio continente dal governo turco che così commenta il dopo-voto olandese: “L’Europa sarà presto teatro di guerre di religione” – ha sentenziato il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu.