Una situazione di previsione a tinte fosche per le settimane e i mesi che verranno
Stagnazione che bussa alla porta, economia (quella italiana) che procede al rallentatore, quasi ferma. L’edilizia e il mondo delle costruzioni che non sono più il traino, industria in calo; quelli che ancora reggono il passo, sono i “servizi”. Un Natale amaro e a tinte fosche quello che viene descritto dal Centro Studi di Confindustria. C’è un’inflazione che raggiunge i massimi livelli, persiste e frena i consumi, che fino ad oggi hanno trovato un ‘bilanciamento’ grazie all’extra-risparmio cumulato nei due anni di pandemia. Ma ecco che il rialzo dei tassi sconsiglia investimenti e paralizza i bilanci delle imprese. Su tutto grava l’incertezza sul futuro e il caro-energia che sarà sempre più opprimente, assorbirà quasi certamente extra-risparmi, ridurrà consumi e ulteriore stagnazione. Di sicuro si dovrà fare i conti con altri “colpi”. E’ la previsione del Centro Studi citato, sulla base di incontestabili dati di fatto: la produzione subisce un calo in ottobre (-1,0 per cento, dopo il -1,7 per cento a settembre). Per le costruzioni la flessione nel terzo trimestre è notevole: -1,3 per cento gli investimenti, -2,2 per cento la produzione. Il recupero estivo del turismo e della spesa per servizi (+3,1 per cento) è stato cruciale per il settore, unico in crescita nel terzo trimestre (+0,9 per cento). Per quanto riguarda il balzo dei tassi, in ottobre il costo del credito per le imprese italiane: 3,14 per cento per le Piccole Medie Imprese da 1,74 per cento a inizio 2022; 2,19 per cento per le grandi da 0,76 per cento. Un “aggravio di costi inciderà negativamente sugli investimenti“. Il Btp, che era in flessione da metà ottobre (3,49 per cento a dicembre, da un picco di 4,69 per cento), è risalito a 4,06 per cento a seguito del rialzo dei tassi deciso dalla Bce giovedì scorso (a 2,50 per cento).
Ancora: l‘export italiano apre male il quarto trimestre: -1,6 per cento in ottobre (dopo +1,6 per cento a settembre). Si registrano differenze tra settori e Paesi di destinazione: in espansione il farmaceutico; risalgono i mezzi di trasporto, fanno da traino le vendite negli USA e in Turchia, fiacche quelle in Cina e Giappone. Segnali negativi per quel che riguarda gli ordini manifatturieri esteri in novembre, per la debolezza della domanda globale e l’incertezza geo–economica. Anche negli USA“tagliate” le previsioni di crescita del 2023 (dal +1,2per cento al +0,5 per cento).
Il Centro Studi di Confindustria ci fa i conti in tasca e quantificato l’extra risparmio ‘senza precedenti’ accantonato durante la pandemia. Tra il primo trimestre 2020 e il secondo trimestre 2022 un extra risparmio di circa 126 miliardi di euro, pari al 7 per cento del PIL). In linea con la media dell’Eurozona (7,3 per cento), ma inferiore rispetto a quanto registrato negli USA (12 per cento del PIL). Il problema è che minori saranno le risorse per alimentare in futuro i consumi, limitate al 10 per cento. Complessivamente si stima una perdita del potere d’acquisto di circa 13 miliardi di euro rispetto al totale dell’extra-risparmio.
Da parte del Governo di Giorgia Meloni ci sarà, fin dalle prossime ore una vera e propria, disperata, corsa per rispettare gli obiettivi 2022 del PNRR. Sui 55 concordati con l’Unione Europea per avere accesso a fine anno alla terza rata di fondi da Bruxelles (19 miliardi di euro) ne mancano ancora 15: praticamente è uno al giorno, feste di Natale comprese. Il punto lo ha fatto la cabina di regia convocata dal ministro degli Affari europea Raffaele Fitto. Ufficialmente non ci sono ritardi preoccupanti,Meloni per il momento non interviene con l’ipotesi di un decreto-legge per accelerare il raggiungimento degli obiettivi fissati. Si vedrà. Quello che al momento appare chiaro è che giorno dopo giorno il governo di destra-centro deve accantonare tutte le promesse fatte in campagna elettorale, e fare quotidianamente i salti mortali doppi e tripli per tenere i piedi una baracca; ora a palazzo Chigi cominciano a rendersi conto che cosa significa essere guardati con sospetto e perplessità perché non c’è più un Mario Draghi che faccia da garante con la sua autorevolezza. Per dire: qualcuno ricorda quello che il trio Meloni-Berlusconi-Salvini promise il 28 luglio scorso, in caso di vittoria? “Tredicimila euro l’anno ai nonni e alle mamme, e dentisti gratis”. A che punto siamo?
Uno spettro si aggira per il Parlamento Europeo, ed è la questione morale. Pare che il suo ‘cuore’ sia italiano, anche se tra i coinvolti ci sono esponenti e leader di altri paesi ‘mediterranei’, come la Grecia e la Francia. Spettro perché a fronte del tanto che si scrive e si dice, poco di certo finora è emerso. Certo, impressiona quella moltitudine di banconote di ogni taglio, trovato in sacche e valigie. Poi? Si parte da una ipotesi di corruzione da parte del Qatar, si ‘scivola’ sul Marocco; si parla e si scrive di tanto. La magistratura belga procede con i suoi serrati tempi, lodevolmente impenetrabile, circa i contenuti. Quel poco che si sa (meglio: che si crede di sapere) è quando i fascicoli finiscono per competenza in Italia (e si può immaginare la soddisfazione dei belgi). Si apprende che sono intervenuti i servizi di sicurezza di svariati Paesi, ma ci si è ben guardati dal coinvolgere quelli italiani (indicativo, vero?). Il neo Presidente del Comitato Parlamentare di Controllo sull’attività dei servizi Lorenzo Guerini ha convocato i responsabili dei servizi italiani. Chissà cosa si attende gli possano riferire, visto che non hanno toccato palla.
Questa nota si apre con una situazione di amarissima previsione per le settimane e i mesi che verranno: si chiude annotando che il governo ‘pasticcia’ e ‘arranca’, nonostante l’ampio consenso popolare che ha ricevuto le sue fondamenta appaiono fragili. La sua forza non sono le sue idee, i suoi progetti, le sue proposte. Piuttosto una debolezza speculare, quella dell’opposizione, divisa in tre tronconi: uno (Calenda-Renzi) non vede l’ora di entrare in maggioranza; un secondo troncone, il Movimento 5 Stelle, per sopravvivere vuole a tutti i costi annichilire il Partito Democratico; il terzo troncone, il PD appunto, sembra Trent Singleton, il pugile che nel 1985 viene steso da un micidiale cazzotto sferrato da Mike Tyson, talmente inebetito da abbandonare il ring dopo appena 52 secondi del primo round. Il grande dibattito che sembra appassionare è se aggiungere alla sigla del Partito la parola “lavoro”. Se questa è la situazione, se questi sono i fatti…
Valter Vecellio – L’Indro