Se l’Ue se ne frega dell’Italia noi ce ne sbattiamo di quella pletora di inutili burocrati a Bruxelles. Del resto questa “Dis-Unione” è buona solo per tutelare gli interessi delle banche. L’Italia è ora isolata? Meglio, è allora il momento opportuno per battere i pugni sul tavolo e farci rispettare. Se cediamo di un solo passo è finita. Saremmo compatiti e derisi da tutti, in primis dai nostri ” carissimi” partner arroganti e presuntuosi che pretendono di darci sempre lezione. Adesso basta. Questi fenomeni ci dicono che i ricatti del governo Conte ha peggiorato la situazione? Bene, il nostro Paese ha già fatto la sua parte accogliendo negli ultimi anni poco meno di un milione di disperati mentre gli altri unionisti del piffero stavano a guardare. Ora facciano la loro parte e non rompano le balle al Belpaese.

E’ andata male ma d’altronde si sapeva che sarebbe stata una delusione e che avrebbe prevalso il complotto dell’indifferenza.   Nella riunione dei cosiddetti sherpa di 12 Stati membri convocata ieri dalla Commissione europea per discutere sulla questione immigrazione e durante la quale è stato naturalmente affrontato anche il caso della Diciotti, non è stato trovato alcun accordo per ripartire i migranti a bordo della Guardia costiera, come chiesto dall’Italia. In sostanza i tecnocrati   hanno rifiutato di sottoscrivere una bozza di dichiarazione redatta dalla Commissione che avrebbe previsto una gestione comune degli sbarchi e della ripartizione dei migranti e dare così seguito alle conclusioni del Consiglio europeo di giugno.  Conclusioni che ora possiamo ritenere carta straccia.

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Nel corso del summit la delegazione italiana ha ripetutamente cercato di portare al centro della discussione la questione della ripartizione dei migranti a bordo della Diciotti ma la risposta è stata in sintesi il “gesto dell’ombrello”: Il club  all’unisono non ne ha voluto nemmeno parlare sostenendo che il problema è tutto italiano  Il motivo? A detta di lor signori secondo il diritto internazionale i 150 salvati in mare a bordo della Diciotti e di fronte al porto di Catania sono di responsabilità dell’Italia.

E poi giù accuse nei nostri confronti incapaci, a loro dire,  di  rispettare gli impegni presi lo scorso giugno al consiglio europeo e di non aver organizzato centri per l’accoglimento in cambio della ripartizione dei richiedenti asilo verso gli altri Stati. Seppur in maniera velata qualche indiscrezione che prende le distanze dal gruppo viene comunque registrata dal momento in cui qualche rappresentante fa intendere che l’incontro ha di fatto  segnato una brusca frenata rispetto agli accordi  presi a giugno.

Quando poi da Roma è arrivata la conferma di non far sbarcare i migranti della Diciotti unitamente alle minacce di sospendere il contributo al bilancio Ue (20 miliardi all’anno per averne di ritorno meno di 10) hanno irrigidito ancora di più le posizioni dei nostri “sodali” che hanno fatto un fronte comune contro l’Italia…  come fosse una novità.   Ma questo è stato solo l’ennesimo espediente – se ce ne fosse stato ancora bisogno – per farci capire che sulla faccenda sbarchi siamo stati lasciati soli.  E non da ieri.  A parole tutti sono dalla parte dei  migranti ma nei fatti nessuno li vuole a casa propria.

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Stupisce l’autolesionismo della sinistra radical chic dei plurimilionari Saviano, Fazio, Boldrini, Augias, Toscani e compagnia cantante che dalle mete balneari dell’èlite sinistrorsa come Capalbio si stanno sbattendo per l’accoglienza indiscriminata e incontrollata sempre e comunque. Quel pseudo-segretario del Pd   Maurizio Martina, uno dei tanti camerieri di Renzi, assieme a Fava, al fuoriuscito dem Pippo Civati e altri pochi disperati, hanno   suonato l’allarme accorrendo al porto di Catania per reclamare lo sbarco dei migranti. Non hanno ancora capito – evidentemente l’esito del 4 marzo scorso non gli ha insegnato nulla – che tali scelte hanno un solo risultato: farsi detestare ancora di più dalla gente normale che non è certo a favore degli sbarchi. Quella stessa gente che un tempo  era con loro e che ora, comprensibilmente e giustamente, gli ha voltato le spalle perché si è sentita tradita, abbandonata.  Il fatto è che  la distanza tra il Paese reale e la sinistra attuale continua ad aumentare e il consenso è ai minimi storici. E’ quella presunzione insopportabile, quel senso di superiorità, il politicamente corretto che frega  la sinistra nonostante le severe punizioni elettorali subite.  Così mentre alle semideserte feste del Pd – là almeno dove ancora se ne organizza qualcuna  visto che addirittura nella rossa  Toscana non se ne fanno quasi più come a Pisa (clamoroso dopo 50 anni) – i cuochi devono preparare per quattro gatti quelle “aquile” del partito starnazzano per fare arrivare ancora più disperati dall’Africa non capendo che proprio queste scelte sono la causa del loro disastro elettorale. Avanti così compagni, verso l’estinzione.