La premier respinge le richieste.
Le condizioni le vuole dettare lei
Piaccia o non piaccia gli inglesi si sentiranno sempre i primi della classe, mai e poi mai potrebbero fare squadra con altri e lo hanno sempre dimostrato con tanta arroganza e presunzione. In merito poi all’Unione Europea mai si sarebbero neppure sognati di adottare l’euro e mettere in soffitta la loro cara e adorata sterlina che fa parte della loro tradizione, della loro vita. Tantomeno hanno aderito alla spazio Shengen sulla libera circolazione delle persone. In definitiva avevano ben poco a che fare con l’Unione e che ora abbiano deciso di mettere fine anche a quel poco che li legava a Bruxelles non coglie il resto dei Paesi membri in pieno contropiede. C’era da aspettarselo.
Il fatto che stupisce è che qualcuno abbia trovato singolare che la premier Theresa May abbia rimandato al mittente le condizioni dettate dall’Ue in merito alla Brexit definendole “richieste che sono soltanto posizioni negoziali”, vale a dire carta straccia. E a prendere a calci questa pseudo Unione la May non ha dovuto poi dimostrare grande autorevolezza.
Anzi, ha di fatto sparato sulla Croce Rossa, come si usa dire, viste le condizioni agonizzanti del club che rischia – e meriterebbe – di chiudere davvero bottega proprio sotto il peso delle proprie incapacità e dei continui fallimenti.
Bruxelles si è ridotta ad essere un ritrovo di burocrati e parlamentari superpagati che non hanno mai fatto nulla di buono se non gli interessi delle banche. E questo la gente lo sa. Inutile dunque scandalizzarsi per l’avanzata dei cosiddetti movimenti populisti ma guardiamo invece alla cause che hanno creato il terreno fertile perché queste formazioni politiche trovassero la forza di crescere in termini di consenso.
Ma davvero si poteva credere che i sudditi di “Sua Maestà” si sarebbero inchinati davanti ai 27 “amigos” quando nella storia gli altri si sono sempre inchinati dinnanzi a loro? Uscita o non uscita poco importa: quando si parla di condizioni quelle le devono dettare loro altro che gli altri. Questo è ciò che pensano e di conseguenza è così che si comportano.
La tabella di marcia la vuole organizzare lei, la signora May, non gli altri… ci mancherebbe sono inglesi.
Nel corso di una intervista il primo ministro ha ricordato alcune priorità come il libero mercato senza dazi, fine della giurisdizione delle Corti europee e fine della libera circolazione dei migranti. Che abbia ricevuto la lista della spesa
Jean-Claude Juncker da Downing Street?
May ha ricordato che non esiste nessun accordo sulla Brexit ma solo linee guida e poi ha aggiunto che “noi abbiamo le nostre di linee guida”. Insomma, la strada è tutta in salita ma con ogni probabilità il Regno Unito ne uscirà a testa alta. Si accettano scommesse. Addirittura May per la fondamentale partita ha indetto elezioni anticipate fissate per il prossimo 8 giugno ricordando che “E’ importante che al tavolo delle trattative si sieda un forte premier con un forte mandato da parte del popolo. Un elemento che rafforzerà la nostra posizione negoziale con l’obiettivo di strappare il migliore accordo possibile”. E statene certi che ce la faranno.
Pare arrivino buone notizie in merito ai diritti dei cittadini dell’Ue in Inghilterra. May su questo conferma di voler garantire i diritti dei cittadini dell’Unione “ma è giusto che siano garantiti anche i diritti dei cittadini britannici che vivono nell’Ue”.
Ma intanto il distretto finanziario rimane a Londra, Brexit o non Brexit.