La buffoneria di quella che si autodefinisce ‘classe dirigente’ a confronto con il discorso di Sergio Mattarella
Io posso accettare tutto, ma alla buffoneria c’è un limite, o almeno un limite dovrebbe essere disposto per legge. Ma vi pare che un comico genovese se ne esce, nel mezzo della ‘bufera’ (fasulla, assolutamente, fasulla, accetto scommesse) sollevata dalla irritazione dell’avvocato del popolo con pochette nei confronti del ragazzotto napoletano abituato a giocare a sottomuro, anche lui con pochette però, vi pare, dico, che Grillo, l’esagitato critico delle critiche al figliolo abituato ad agitare vezzosamente il suo pisello di fronte a ragazze seminude e semi addormentate, l’imputabile di favoreggiamenti vari a ditte varie che finanziano il suo ‘blog’, il reo confesso e indifferente di un incidente di auto nel quale ha ucciso (era lui al volante ed è l’unico sopravvissuto) se non ricordo male tre persone tra cui un bambino dal quel è uscito così schifato e indifferente dall’avere lasciato il relitto della sua automobile nella scarpata dove la aveva lanciata, tanto che fu il sindaco della cittadina in cui il relitto si trovava a chiedergli, bontà sua, di andarselo a riprendere: e lui, schifatamente condiscendente, ha mandato al sindaco stesso il denaro per toglierla da lì, generosamente? Ma vi pare che si possa accettare da uno così ‘elevato’ un invito in nome del Mahatma Ghandi a fare la pace tra pochette1 e pochette2?
Ma non basta, Ditemi voi se dopo tutto quello che è successo, condito dalla testimonianza ‘oculare’ di Dibba della offerta alla signora Elisabetta Belloni della Presidenza della Repubblica (hai detto un piffero!) ad opera personalmente di Enrico Letta, Giuseppe Conte e Matteo Salvini … testimonianza ‘oculare’, invero realizzata leggendo (sic! Roba da matti!!), dopo che fortunosamente si è giunti ad eleggere come Presidente della Repubblica quello che già c’era, e che quindi per ripicca infantile il capitano, dopo avere ricevuto e respinte le dimissioni del signor Giancarlo Giorgetti dal Governo (solo lui e il capitano sanno perché, oltre al fatto che evidentemente Giorgetti ha letteralmente paura del capitano!) decide di fare assentare i suoi dal Consiglio dei Ministri che adotta delle misure di importanza fondamentale per la pandemia, ditemi voi, dico, se dopo tutto ciò uno non debba essere tentato di mandare questa gente a … !
Tutto ciò dopo che per giorni li abbiamo visti, tutti senza eccezioni, inciuciare, mestare, parlare, tutto in segreto, al buio, alle spalle di noi cittadini, per non riuscire ad eleggere nessuno che non fosse già lì.
Questa è la nostra ‘politica’, questi sono i nostri politici. Questa è la logica che presiedé al loro agire, di loro che si autodefiniscono senza vergogna (l’altra sera con una sicumera degna di miglior causa il signor Provenzano, che dice essere inutile raccontare dei suoi titoli!) ‘classe dirigente’ … ma come si permettono, ma chi sono? Neanche il marchese del Grillo direbbe così!
Poco dopo o poco prima aver sentito ripetere questo insulto ai cittadini italiani, mi è capitato di ascoltare il servizio finale di Paolo Pagliaro, il vero pensante di ‘Otto e mezzo‘, spiegare una cosa incredibile anche per il senso stesso della cosa. Secondo Pagliaro, non si deve temere nulla dalle persone che hanno a che fare con i servizi segreti, visto che ormai parlare di ‘golpe’ eccetera non ha più senso (beato lui che lo dice, forse per fare piacere alla signora Belloni o a Giggino? Ma, se lo dice, vuol dire che ne ha ben donde, no?) dato che i precedenti capi, sono, a servizio finito, passati chi a presiedere Leonardo, chi la Telecom, e così via presiedendo. Vi rendete conto? Che dicevo l’altro giorno? Ormai gli incarichi e quant’altro sono roba da cerchio magico, se ci sei dentro, hai posti e prebende e finita una hai un’altra, se no, sei fuori e fuori resti. Ciò che mi ha colpito non è il fatto in sé, ma il fatto che un giornalista attento come lui non si sia reso conto di dire appunto questo!
Mettiamo tutto ciò, per un momento, a confronto con il discorso di Sergio Mattarella, bi-presidente.
Contentissimo non era, pare. Io su questo non sono del tutto certo, ma tant’è, magari ne riparleremo. Ma un abisso da Giorgio Napolitano. Qui, un discorso sereno, secco. Ho obbedito per spirito di servizio, ha detto in sostanza. Senza lamentarsi soverchiamente e senza approfittarne per lanciare contumelie al Parlamento, che certo ne meriterebbe, ma … Mattarella lo ha lasciato capire: il Parlamento lo ha rieletto, non i partiti! E infatti, proprio del Parlamento ha parlato a lungo, per spiegare sia che è l’unico rappresentante vero del popolo -il Parlamento, non i partiti- sia che viene trascurato dall’esecutivo. E qui il rumore del calcio si è sentito netto, anche se poi non ha mancato di insistere sulla inefficienza litigiosa del Parlamento, ma in modo un po’ sfiduciato, come uno che deve dirle certe cose e le dice.
Non parlerò del discorso, lungo e meticoloso, ne parlano altri meglio di me. Sottolineo solo quel passaggio, secondo me importantissimo: nonostante il Governo Draghi, Mattarella ricorda a muso duro a Mario Draghi che il Parlamento è il luogo della democrazia, mentre ricorda al Parlamento che il suo compito è fare le riforme, tra cui, non la cita perché non può, ma si è capito benissimo, la legge elettorale. Che è quella che ha prodotto, insieme ai partiti a dir poco modesti (e anche su questo non ha mancato di accennare criticamente) questo ceto di politicanti da quadrivio, che si ritengono classe dirigente!
Altre due cose solo voglio sottolineare.
Il riferimento all’Europa, come strumento indispensabile e come luogo in cui possiamo fare e contare (sottolineo: fare) è stato ripetuto almeno tre volte. E non va trascurato: è una scelta precisa che Mattarella ci chiede di mantenere e difendere: ne va del nostro futuro, ma anche (così ha detto) del futuro dell’Europa. In perfetta sintonia con Draghi, ma principalmente con la logica e gli interessi del nostro Paese.
Poi il riferimento alla politica estera e alla guerra. Dove il riferimento alla NATO, attenti, è stato molto più sfumato di quello corrente e mai ha fatto riferimento al mondo occidentale. Anche qui, il messaggio è, mi pare, chiaro e in sintonia con quanto ha detto Draghi. È un invito a superare le guerre di schieramento, la guerra fredda è finita, ha detto: e il solo dirlo è un modo per affermare che qualcuno sembra non rendersene conto. Tanto più che la politica estera non è solo la guerra in Ucraina, ma è anche Medio Oriente, e qui credo che si legga in trasparenza un discorso molto ampio, che va letto in contemporanea con il rinnovato e ribadito ricordo dell’eccidio degli ebrei: l’una cosa non ha senso senza l’altra.
Un buon discorso. Ma rivolto ai politici che ho descritto prima e quindi, per loro, aria bollita.
Giancarlo Guarino – L’Indro