Bisogna andare a cercare qualche risposta dalle parti della piazza Rossa per motivare quella che non pare altro che follia grillina? Quello che dovrebbe inquietare è che i più avveduti ritengono che tutte le speranze di ‘tenuta’, recupero e riscatto del Paese siano nelle mani di due sole persone: Sergio Mattarella e Mario Draghi
Crisi del governo Draghi. Volete fare un po’ di dietrologia complottarda? Andiamo al numero 10 di Downing Street, residenza ufficiale del Primo Ministro britannico. Fino a poco fa vi era alloggiato una strana figura di conservatore, Boris Johnson; ne ha fatte di tutte, e altre avrebbe continuato, se non l’avessero cacciato via gli stessi del suo partito che non ne potevano più delle sue bischerate. Però, era il più fidato alleato del Presidente statunitense Joe Biden, nel braccio di ferro con Vladimir Putin per quello che riguarda l’Ucraina (e non solo). Game over, per Bo.Jo.
Attraversiamo la Manica, arriviamo in Continente, precisamente al Palais de l’Elysée, cuore di Parigi. Un ansimante Emmanuel Macron vi si è insediato per la seconda volta. Ma ancora più braccato della prima da due opposti e speculari estremismi: quello di una destra destra, guidata da Marine Le Pen, e una sinistra sinistra, capeggiata da Jean-Luc Mélenchon. La Grandeur macronista, dicono nei circoli del potere parigino, «à y regarder de plus près, c’est une petite chose misérable» (non c’è bisogno di tradurre, vero?).
Bene. Il nostro viaggio ora ci porta al Bundeskanzleramt, la sede della cancelleria federale, a Berlino. In quel massiccio edificio progettato da Charlotte Frank e Axel Schultes siede il socialdemocratico Olaf Scholz, che si trova non solo a raccogliere una pesante eredità lasciata dalla cancelliera d’acciaio Angela Merkel. Deve fare i conti con il fatto che la Germania, tra tutti i Paesi dell’Unione Europea, è quello più pesantemente compromesso con la Russia di Putin.
Si sarà andreottianamente peccatori, ma chissà se si sbaglia nel sospettare che in quella storia della ‘droga dello stupro‘ usata, secondo il quotidiano ‘Tagesspiegel‘, durante una festa su invito della SPD nel cortile del cancellierato una decina di giorni fa, presente lo stesso Scholz, non ci sia qualche zampina (o zampone) interessata.
Il nostro viaggio ideale si conclude a Roma. Vi ricordate, a metà giugno, la storia del viaggio moscovita di un ‘pacifista‘ Matteo Salvini, pagato dall’ambasciata russa a Mosca? Nulla di male e di illecito: qualcuno anticipa, poi si restituisce, e che sarà mai? Però qualcuno malizioso ci ha visto anche qui una sorta di ‘avvertimento‘: attento, amico, che può venire fuori altro, e di meno innocuo.
Quasi contemporaneamente, scopre una vocazione ‘pacifista‘ anche il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte. La crisi e i maldipancia dei grillini non riguardano le politiche sociali, e neppure la ridicola questione del rigassificatore in una Roma sommersa dai rifiuti più di sempre. No: il ‘non ci stiamo‘ grillino comincia con l’invio delle armi in sostegno dell’Ucraina che cerca di arginare l’invasione russa. Mario Draghi è l’alfiere del sostegno a Volodymyr Zelensky, e indefettibilmente filo-occidentale e filo-atlantista. Conte ecco che si scopre una vocazione ‘né’-‘nè‘.
Poi sì, a motivare questa ‘follia’ grillina di mettere in crisi l’esecutivo, c’è anche il calcolo meschino e mediocre esposto dall’ideologo dei pentastellati, il sociologo Domenico De Masi: se si esce dal Governo e si va alle elezioni, Conte e Grillo recuperano Alessandro Di Battista, e con lui un 2-3 per cento di elettorato deluso e frustrato. Fosse pure, che se ne fanno? Perché è quasi sicuro che la coalizione di centro-destra farà il pieno, e in particolare Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni; in parallelo l’evocato ‘campo largo‘ di Enrico Letta (e di fatto il rapporto privilegiato pre e post elezioni con il M5S) diventa un vicolo cieco. Dunque, perché Conte, Grillo, Paola Taverna, Rocco Casalino, si sono ficcati in questa situazione? perché hanno deciso di indossare gli abiti di quelli che un tempo si chiamavano gli ‘utili idioti‘?
Anche qui, bisogna andare a cercare qualche risposta dalle parti della piazza Rossa? Certo fa pensare (e non sorridere) il post sarcastico dell’ex Presidente russo e attuale vice-presidente del consiglio di sicurezza Dmitrij Medvedev su Telegram: la fotografia di Draghi e di Johnson, e una sagoma nera con un punto interrogativo: ‘Chi sarà il prossimo?’. Una via di mezzo tra la minaccia e la promessa.
Lo vedremo nei prossimi giorni se viviamo una storia alla Tom Clancy, o se, invece, è una suggestione che ‘nobilita‘ una meschina lotta di potere e di risentimento come qualcuno adombra (lo stesso Luigi Di Maio sostiene che Conte ancora non ha digerito di essere stato sfrattato da palazzo Chigi e cova sentimenti di vendetta nei confronti di Draghi).
Allora, caro Lettore, i fatti. Il Paese è alle prese con una crisi economica e un’inflazione destinata a peggiorare in autunno; il Covid non accenna a dare tregua, ogni giorno un centinaio di poveretti che ci lasciano le penne; una siccità spaventosa che devasta l’agricoltura; emergenze legate alle fonti energetiche insufficienti… Ecco, questo è quello con cui il Paese deve fare quotidianamente i conti. E il cul de sac in cui ci si trova.
Con solare evidenza l’insipienza e l’irresponsabilità politica dei vari Grillo, Conte, e grillini al seguito. Si prenda atto che anche dalle parti del centro-destra non sono meglio: le continue baruffe tra Meloni e Salvini, e un Silvio Berlusconi ormai piegato dall’età e dai malanni, sono insieme uno spettacolo penoso e deprimente; il Partito Democratico continua a essere preda di logiche spartitocratiche e miopie politiche a dir poco sconcertanti.
Acquisito tutto ciò, quello che dovrebbe davvero inquietare è che i più avveduti ritengono che tutte le speranze di ‘tenuta‘, recupero e riscatto siano nelle mani di due sole persone: Sergio Mattarella e Mario Draghi.
Non si discute qui il loro valore e qualità. Il fatto grave è che non si scorga nulla oltre a questi due uomini della ‘Provvidenza‘.
Dal ciclone Tangentopoli (che ormai è storia), questo Paese non ha partorito altra classe politica cui fare affidamento e dare fiducia. Ci sono, dicono sempre gli avveduti, due sole persone che ci possono salvare dalla palude in cui siamo impantanati: Mattarella e Draghi. Non è questo che dovrebbe inquietare e far riflettere? Due. Si smentisce perfino il buon vecchio detto popolare…
C’è chi parla di ‘salto nel buio’. Ma che buio…è tutto di solare evidenza. Il suicidio di una classe sfascista e sgovernista che tuttavia non muore mai. Grillo, Conte, i grillini, giocano per il Re di Prussia, oggettivi alleati e sodali del centro-destra. In quanto al PD: chissà se rinsavirà (dubitarlo è lecito) e comprenderà che urgono le ‘unioni’ sui valori: quelli che finora ha sdegnato e combattuto per inseguire posticce ‘unità’, ‘campi larghi’ inevitabilmente destinati a trasformarsi in vicoli ciechi. I ‘palazzi’ di questa politica impotente sono riedizioni comiche e tragiche de ‘Le Radeau de la Méduse‘ di Théodore Géricault.
Mercoledì si certificherà che la slavina si è trasformata in inarrestabile valanga. Questa la situazione, questi i fatti.
Valter Vecellio – L’Indro