Dopo il decesso della piccola Sofia molti gli interrogativi
La Procura di Trento e quella di Brescia hanno aperto due inchieste sulla morte di Sofia, la bimba di quattro anni stroncata da malaria cerebrale, la forma più grave della malattia. Questo tipo aggressivo di morbo viene trasmesso dal Plamodium Falciparum, la specie più aggressiva di un protozoo parassita trasmesso dalla zanzara Anopheles. La morte, nei casi più gravi, può arrivare entro 24 ore. Il decesso è avvenuto nel reparto malattie infettive all’ospedale civile di Brescia dove la bambina di 4 anni era arrivata dall’ospedale di Trento già in coma nella giornata di sabato e dove poi è morta meno di 48 ore più tardi.
Dalle prime indiscrezioni la piccola Sofia avrebbe avuto la febbre alta per una settimana e poi sarebbe entrata in coma. La bambina era giunta all’ospedale lombardo già in gravissime condizioni dopo il trasferimento dal nosocomio trentino dove i medici le avevano diagnosticato l’infezione. I genitori si erano preoccupati perché Sofia, la secondogenita, aveva febbre alta che sfiorava i 40 gradi e non cessava a diminuire. Quando è entrata in ospedale la bimba era già priva di conoscenza e dopo gli esami che di fatto hanno accertato la malaria, è entrata in coma. Da qui il trasferimento con l’elisoccorso a Brescia.
Si aprano ora una serie di interrogativi su dove possa avere contratto l’infezione che si trasmette solo attraverso la puntura di zanzara, ma che non è presente in Italia. Va detto che la bimba non era stata all’estero, anzi, aveva trascorso le vacanze vicino a casa, a Bibione, sulla riviera veneta. Dunque nessuna vacanza in Africa o in zone geografiche particolari dove in effetti i rischi di esposizione al contagio possono essere elevati.
Secondo una prima ricostruzione della tragedia durante la vacanza, esattamente il 13 agosto, Sofia era stata in ospedale a Portogruaro per un esordio di diabete infantile. Dopo qualche giorno, il 16 , viene ricoverata nel reparto di pediatria all’ospedale di Trento per curare questa forma di diabete. Qui emerge un particolare evidenziato dallo stesso direttore generale dei servizi sanitari di Trento Paolo Bordon. Questi spiega che l’ultimo giorno di ricovero, il 21 agosto, furono ricoverati due bambini che erano appena rientrati con i genitori dal Burkina Faso, in Africa, loro Paese d’origine, pure loro affetti da malaria e poi guariti.
In seguito Sofia ha cominciato ad avere la febbre alta e il 2 settembre è arrivata al Pronto soccorso priva di conoscenza. Sulle prime i sanitari avevano sospettato che si trattasse di epilessia ma gli accertamenti del caso sono risultati del tutto negativi. Tuttavia un emocromo ha fatto suonare un campanello di allarme ai medici che hanno di conseguenza ipotizzato che si trattasse di malaria. E’ bastato quindi un supplemento di indagine che ha confermato dunque quello che purtroppo si temeva, ovvero la presenza del Plasmodium falciparum, una malaria delle più aggressive.
I medici a questo punto non hanno perso tempo ed è stato immediatamente allertato l’ospedale di Brescia, attrezzato per l’intervento su queste particolari malattie tropicali, e sabato scorso Sofia, come detto in condizioni decisamente critiche, è stata trasportata in elicottero nel plesso ospedaliero bresciano dove martedì è purtroppo deceduta.
Intanto, come lo stesso direttore sanitario riferisce, nell’ ospedale di Trento sono state posizionate delle trappole particolari per zanzare ed è in atto una disinfestazione mentre tutti i bambini ricoverati sono stati trasferiti in un altro reparto.
Tuttavia va sottolineato che Sofia e i due bimbi con la malaria erano in stanze separate e tutte le prestazioni sono state effettuate con materiale monouso (usa e getta) tantomeno vi sono state trasfusioni. Inoltre è bene sapere che la malaria non è trasmissibile da uomo a uomo.
Certo la piccola aveva il diabete ma questo non ha nulla a che fare con la malaria. In effetti va detto che il periodo di latenza potrebbe fare pensare che l’avesse contratta prima e inoltre la presenza concomitante di due bambini con la malaria potrebbe far nascere dei sospetti. Ma la questione centrale, fa sapere il direttore, è che dovrebbe esserci stata qualche zanzara anofele, magari rimasta chiusa nei bagagli. Dal canto loro veterinari esperti in questo tipo di contagio sostengono che un’altra zanzara, nostrana, non può assolutamente farsi vettore anche nel caso in cui avesse punto malati di malaria.
Sulla vicenda il ministro della salute Beatrice Lorenzin ha disposto l’apertura di una relazione e l’invio di ispettori per accertare le modalità del contagio. “Dalle prime indicazioni che abbiamo avuto – dichiara il capo del dicastero – pare che la bambina potrebbe aver contratto la malaria in ospedale, a Trento, il motivo per il quale sarebbe un caso molto grave. Abbiamo mandato immediatamente degli esperti sia per quanto riguarda la malattia sia per la trasmissione da parte delle zanzare”.