Sono campioni nell’inventare fiumi di parole, assumono addirittura il ruolo di maestri di vita quando si tratta di proporre sacrifici nei periodi di magra economica. Però, nel momento stesso in cui si ipotizza di rivedere i privilegi scattano le barricate, le puntuali accuse di populismo si sprecano e la casta mostra così la sua vera e desolante identità: con il pugnale tra i denti è disposta a tutto pur di non mollare il cospicuo stipendio.
Levata di scudi degli eletti
che difendono il ricco stipendio
Lunedì scorso è approdato alla Camera il disegno di legge, a firma di Roberta Lombardi, per ridurre gli stipendi dei parlamentari proposto dal Movimento 5 Stelle (i grillini sono gli unici a restituire la diaria non rendicontata) e già nelle prime battute si sono registrate dichiarazioni e scene imbarazzanti bipartisan, troppe se ne sono sentite di scuse davvero puerili sparate da coloro che in verità non vogliono perdere neppure un centesimo del ricco incasso.
Insomma, un misero spettacolo che del resto era prevedibile.
In sostanza il ddl prevede la riduzione del 50% della parte fissa della indennità incassata dagli eletti che da un lordo di 11 mila euro al mese si ridurrebbe a circa 5 mila. A conti fatti lo stipendio netto passerebbe da poco più di 5 mila a circa 2.500. Non solo. Il documento redatto dall’onorevole Lombardi prevede inoltre un intervento sulla famosa e spesso contestata diaria di 3.500 euro mensili che i nostri parlamentari intascano per affrontare le spese quotidiane necessarie per la loro permanenza a Roma.
Diaria che verrà assegnata esclusivamente a onorevoli e senatori che, ovviamente, non hanno la residenza nella capitale e sui rimborsi spese, circa 2.500 euro al mese, che dovranno però essere tutti rendicontati e dunque non saranno più pagati in maniera automatica, ovvero che le uscite ci siano state o meno.
A scanso di equivoci se si va a leggere con attenzione il provvedimento targato M5S ci si rende conto che il movimento pentastellato non vuole certo lasciare in mutande i nominati dal popolo.
Nel dettaglio il testo evidenzia che un parlamentare non residente a Roma che dimostra il massimo delle varie voci di rimborsi spesa passerà di fatto dagli attuali 11 mila euro al mese a 8.500 euro circa.
Stando alla stima elaborata dagli estensori del ddl il risparmio per le casse dello Stato arriverebbe a 87 milioni di euro all’anno. Di questi 61 milioni arriverebbero dal taglio delle indennità a Camera e Senato e altri 25 milioni dalla riduzione di diaria e rimborsi.
Intanto lo scontro a distanza già anticipato nelle ore scorse tra il premier Matteo Renzi e Luigi Di Maio, si consumerà nei prossimi giorni con la maggioranza pronta a chiedere il rinvio in commissione Affari costituzionali per vizio di forma.
Quella del taglio alle indennità dei parlamentari è una delle battaglie per eccellenza dei pentastellati e per questo Beppe Grillo ha promesso la sua presenza a Montecitorio, seduto nella tribuna destinata ai cittadini, mentre fuori, davanti al palazzo, un gruppo di deputati grillini si riunirà con militanti per un sit-in a sostegno della proposta di legge. (m.a.)