Il futuro del Mo/Vimento affidato alle carte bollate, ai ricorsi in tribunale, ai cavilli escogitati da questo o quel legale. Intanto, dal mondo reale, i veri problemi per Draghi
Battute. Dopo la conferenza stampa del Presidente del Consiglio, un po’ tutti si sono crogiolati sulla battuta: «Un lavoro me lo trovo anche da solo…». «Tanti, anche politici, mi candidano a tanti posti in giro per il mondo, mostrando una sollecitudine straordinaria nei miei confronti. Li ringrazio moltissimo, ma vorrei rassicurarli…».
Che Mario Draghi non abbia bisogno di aiuto e di suggerimenti per quando non sarà più a Palazzo Chigi, è scontato. Il fatto è che Draghi ha detto ben altro: intanto (fino ad almeno prova del contrario), si discosta dall’immagine del politico per come si è abituati a conoscerlo: è presidente del Consiglio; è stato un candidato credibile per la presidenza della Repubblica; coltiva legittime ambizioni ‘figlie’ di indubbio ‘sapere’ e capacità; ma non è disposto a restare incollato a una cadrega politica ad ogni costo.
Il suo ‘grazie faccio da solo‘ è uno sberleffo a quanti, dopo essersi prodigati per eliminarlo dalla corsa quirinalizia, ora vorrebbero strattonarlo per la giacca e trasformarlo in ombrellone sotto il quale cercare riparo. Draghi dimostra ancora una volta la sua diversità accettando di continuare a fare il Presidente del Consiglio a fianco di quanti a parole lo acclamano, nel concreto lo hanno boicottato.
Sarebbe stato facile (e comprensibile), se avesse detto: «Grazie, ora è il momento di lasciare il posto a qualcun altro, vedetevela voi». Ha deciso invece di restare e cercare di finire il lavoro per cui è stato chiamato. Un ‘patriota’ nel senso più vero e autentico. E’ da credere che resterà al suo posto fino al 2023, quando si scriverà la parola fine a questa legislatura più che anomala e bizzarra.
Resta l’amarezza per non aver saputo cogliere l’occasione: Draghi al Quirinale avrebbe consentito al nostro Paese di recuperare quel ruolo e quella credibilità internazionale che non abbiamo, e chissà quando e se avremo.
Battute. Il Movimento delle cinque stelle, ‘costruito‘ all’insegna del ‘vaffa…’, giorno dopo giorno si sgretola. Pietro Nenni ammoniva che «a fare a gara a far i puri, troverai sempre uno più puro che ti epura». La stessa cosa col ‘vaffa…’.. Beppe Grillo, chiamato a sedare la rissa tra i seguaci di Giuseppe Conte e quelli di Luigi Di Maio, pensa di potersela cavare con un ragionamento ‘stellare’: «Va tutto bene, mi usano un po’ come condom per la protezione del Movimento, capisci?». Cosa ci sia da capire lo sa lui solo. La politica ridotta a barzellette: Grillo e Conte vanno a cena; alla fine il primo si rivolge al secondo: «Ma almeno vuoi iscriverti al Movimento?». Impiega qualcosa come diciotto ore l’ufficio stampa di Conte per diffondere una smentita, «Era una battuta, è già iscritto».
Avevano promesso -ricordate?- che avrebbero aperto al popolo le istituzioni come una scatoletta di tonno; dal balcone di palazzo Chigi, proclamato che la povertà era sparita grazie ai loro bislacchi provvedimenti; e che tutto si sarebbe svolto all’insegna della massima pubblicità e conoscenza. Lo ricordate, vero?
I ‘Palazzi’ del potere sono sempre lì; il M5S è diventato tonno, tutto ha luogo al riparo di orecchie e sguardi indiscreti; il futuro del Mo/Vimento affidato alle carte bollate, ai ricorsi in tribunale, ai cavilli escogitati da questo o quel legale.
Ora la farsa chissà se finale: «Neanche mi ricordo di tutti i regolamenti che abbiamo approvato nel M5S, ne facevamo tanti…». In una vicenda che assume giorno dopo giorno contorni sempre più farseschi, Vito Crimi, ex viceministro dell’Interno, ex capo politico M5S ad interim nell’interregno tra Di Maio e Conte, confessa una sua smemoratezza che più incredibile non si potrebbe.
Un passo indietro: la leadership di Conte nel Mo/Vimento, contestata da una minoranza, ha trovato una sponda nel Tribunale di Napoli. I giudici contestano un passaggio della votazione che, nell’agosto 2021, ha eletto Conte presidente del M5S: all’epoca, a esprimersi con un ‘clic’ furono ammessi solo gli iscritti con più di sei mesi di anzianità. Tutto in regola: il ‘codicillo’ era previsto da un regolamento approvato dal M5S nel 2018. Cosa racconta ora Crimi? «Quel regolamento era noto a tanti attivisti, ma non Conte: non glielo avevo detto. Era una prassi talmente consolidata che lo davamo tutti un po’ per scontato. Mi sono dimenticato di farlo presente a Giuseppe, mi sembrava superfluo». Di diverso avviso i magistrati: la ‘prassi’ non è sufficiente, serve un documento. Per questo Conte, chiedendo la revoca della sospensione, ha allegato il regolamento del 2018. Spiega Crimi: «Sono rimasto basito quando ho visto l’ordinanza. A quel punto ho detto a Giuseppe: ora mi metto a cercarlo, ho fatto il ripristino del backup, ho dovuto richiamare il mio ex segretario che lavorava con me quando ero sottosegretario all’Editoria, all’epoca dei fatti. Mi sono messo a spulciare migliaia di mail. L’indirizzo del comitato di garanzia era aperto a tutti gli iscritti, ogni giorno arrivavano lettere di ogni tipo, i reclami… Non mi ricordavo nemmeno se il regolamento fosse del 2018 o del 2019. Ho riscoperto alcuni regolamenti di cui nemmeno ricordavo l’esistenza».
Secondo la sua ricostruzione «Di Maio ci mandò una mail in cui chiedeva di fissare questa regola: che le convocazioni online degli iscritti fossero aperte a chi avesse più di sei mesi di anzianità. Ho telefonato ai colleghi del comitato di Garanzia che presiedevo, Roberta Lombardi e Giancarlo Cancelleri, e ho risposto: diamo parere favorevole».
Il bello (si fa per dire), è che potrebbe perfino essere tutto vero. Quelle che seguono, però, non sono battute.
Sul banco d’accusa, il cosiddetto ‘Superbonus‘. Il Ministro per le Politiche Agricole Stefano Patuanelli, fedelissimo di Conte, non ci gira intorno: «Mi pare che la strategia sia ormai chiara, tutti contro il Movimento. Se è già iniziata la campagna elettorale basta che ce lo dicano». Si riferisce alle polemiche innescate dal leghista Giancarlo Giorgetti, ma condivise da Draghi, sulle frodi connesse all’impiego degli incentivi. Proprio sul Superbonus, bandiera-simbolo del M5S, si annuncia una vera e propria ‘Sfida all’OK Corral‘ tra il Presidente del Consiglio, e il Ministro dell’Economia Daniele Franco, e i firmatari dell’annunciato emendamento al Milleproroghe, atteso nei prossimi giorni. Se ne annunciano delle belle.
L’agenda della settimana che si apre non sarà per nulla facile. Tanti i temi spinosi: la questione dei balneari. Già oggi alla Camera dei deputati in calendario la discussione della mozione di Fratelli d’Italia (prima firmataria Giorgia Meloni), che potrebbe aprire una falla nella maggioranza. FdI chiede la proroga delle concessioni per gli stabilimenti, eliminandoli dalla sfera di applicazione della direttiva europea. Che faranno Lega e Forza Italia? Sosterranno il Governo, o si ricompatterà (e con quali esiti non è dato sapere) il centro-destra? La Lega è schieratissima a sostegno dei balneari. Anche il partito di Silvio Berlusconi, in passato si è schierato con i gestori degli stabilimenti. Il voto a Montecitorio è una bomba che potrebbe deflagrare in modo imprevedibile.
Martedì la Corte Costituzionale farà sapere quali degli otto referendum presi in esami, saranno ritenuti ammissibili e sottoposti a voto popolare entro la primavera. Ben sei riguardano la giustizia. Se ne discute poco, ma è su questo terreno che si giocherà la partita politica più calda nelle prossime settimane. I quesiti riguardano temi spinosi: la riforma del Consiglio Superiore della Magistratura; la separazione delle carriere; l’abolizione della legge Severino; la responsabilità diretta dei magistrati. Centro-sinistra e Movimento 5 Stelle sono a dir poco ostili a questi referendum.
Ancora: economia reale, come il caro-bollette: un altro terreno di scontro tra i partiti, e una difficile gatta da pelare per Draghi. Si annuncia una sorta di intesa quantomeno curiosa: con il leader leghista Salvini e il grillino Di Maio. «Il Governo ha il dovere di intervenire questa settimana, con almeno 5 miliardi, per aiutare famiglie, commercianti, artigiani e piccoli imprenditori a superare gli incredibili aumenti dell’energia», dice Salvini; di rincalzo Di Maio, che parla di «misure-priorità…Nel prossimo Consiglio dei Ministri, è necessario affrontare concretamente il tema».
Per Draghi, ogni giorno ha la sua pena. E con lui, tutti noi.
Valter Vecellio – L’Indro