Il problema sorge quando i cittadini non credono più che la politica possa offrire loro qualcosa. Attualmente molti paesi democratici sono attraversati da un’ondata di populismo. Se ripercorriamo la storica cortina di ferro, dalla Polonia, passando per Slovacchia, Austria, Ungheria e fino all’Italia oggi non c’è un solo paese che non sia governato dai populisti o che non abbia una rappresentanza al governo.
Nelle quattro principali democrazie al mondo – Stati Uniti, Brasile, India e Indonesia – sono i populisti al potere. Quali le cause? Primo, è svanita la fiducia di fondo nella politica, poiché molte persone (troppe), faticano a progredire economicamente; secondo, la rabbia nei confronti di immigrati e rifugiati di chiunque sia diverso o la pensi in modo diverso; terzo, il trionfo dei social media, che facilita la diffusione di opinioni radicali e la mobilitazione politica. Il risultato di questi tre sviluppi è una miscela esplosiva. Il malcontento nei confronti della politica tradizionale è una questione centrale. A causa della globalizzazione e del progresso tecnologico, molti hanno la sensazione di non avere più il controllo della propria vita e che il loro stesso paese abbia perso il controllo del proprio destino.
La sfiducia contro le èlite la si potrebbe considerare come un riflesso sano, come indice del buon funzionamento della democrazia, un sistema di controlli e contrappesi nei confronti del potere. Il positivo è quando i cittadini abbiano uno sguardo critico sulle èlite economiche e politiche, che vigilino affinchè vengano considerati e salvaguardati i loro interessi e che privino del loro sostegno un governo che non ha operato in tal senso. Il problema sorge quando i cittadini raggiungono un livello tale di cinismo da non credere più che la politica possa offrire loro qualcosa e che pensino di non essere del tutto certi che i populisti siano la soluzione a tutti i loro problemi. E’ a questo punto che l’atteggiamento populista diventa distruttivo e pericoloso. Non sono tanto gli strati sociali più poveri e meno istruiti a insorgere, quanto coloro che sono a rischio di recessione.
Stiamo assistendo alla rivolta del ceto medio deluso dal Liberalismo. Il successo del populismo tra i giovani potrebbe essere determinato anche dal crescente sconvolgimento del mercato del lavoro causato dalla digitalizzazione. Ora il nuovo governo dovrebbe dimostrare che è in grado di recepire veramente le istanze dei cittadini e risolvere concretamente i molti problemi esistenti. Bisogna difendere in primis le norme e le istituzioni democratiche dal populismo evitando allo stesso tempo di cadere nella trappola della difesa dello status quo. Occorre proporre una politica moderata del cambiamento che difenda l’indipendenza della giustizia e della stampa, che rafforzi la partecipazione popolare ai processi politici e contrasti la disuguaglianza sociale. Il populismo si distingue dal fascismo per un aspetto fondamentale: non è totalitario.
Aldo Cisi – Presidente Movimento Politico Italia