di Domenico Ricciotti
Il ministro della pubblica (d)istruzione, Valeria Fedeli ha dichiarato di essere profondamente dispiaciuta che, nella giornata odierna della festa della donna, non tutte le donne lavoratrici sciopereranno. “Nuvola Rossa”, ovvero la multicrinita sindacalista senza laurea e senza diploma superiore, a capo di un dicastero con circa tre milioni di dipendenti, in maggioranza donne, avrebbe auspicato dal suo ruolo istituzionale la sospensione di diversi servizi pubblici per festeggiare la donna.
Siamo al rovesciamento della ragione!
Se avesse avuto così a cuore, non per meri interessi politico-sindacalistici e propagandistici, questa festività, visto che siede da anni nelle aule parlamentari, avrebbe più saggiamente proposto una legge per dichiarare festa nazionale l’8 marzo. Neppure per Natale, Capodanno, Pasqua, il 1° maggio Ferragosto e feste simili si prevede l’interruzione dei servizi pubblici. Eppure, “Nuvola Rossa” si è dichiarata dispiaciuta per la scarsa adesione a questo folle sciopero.
Scansiamo ogni equivoco! Le festa delle donne ha una sua motivazione storica, morale e sociale. In molte parti del mondo e ancora in alcuni ristretti ambienti nel nostro bel paese le donne sono vittime di violenza. E questo bisogna non solo ricordarlo, ma anche combatterlo con vigore, soprattutto attraverso quell’educazione che oggi è bistrattata. Bisogna anche ricordare come spesso quelle donne sono anche le madri che educano i loro figli allo scarso rispetto verso gli altri. Ma da donna delle istituzioni invocare maggior partecipazione ad uno sciopero risibile dimostra che la ministra non è mai entrata nella mentalità di persona con alto senso dello stato, ma è rimasta la sindacalista “pasionaria” con una visione di corto respiro e senza un’adeguata preparazione (non accademica, ma personale) per occupare quel posto.
La donna deve essere rispettata non solo l’8 marzo, ma in tutti i momenti dell’anno; momenti difficili, magari di confronto, magari di conflitti familiari, in casa e sul lavoro. Non certo invitarla in un momento economicamente difficile a scioperare, quindi a perdere una giornata di lavoro, quando anche pochi euro fanno la differenza tra il mangiare e la povertà.
Quindi, viva la donna, colonna della famiglia, la donna che lavora sia in casa e sia fuori casa, la donna che si deve per prima rispettare da sola e poi pretendere di essere rispettata dai propri familiari, dai propri compagni di lavoro e dai propri datori di lavoro.
Questa è veramente una guerra culturale da combattere e da vincere, non certo scioperando, causando così disagi a tutti, comprese a quelle donne che hanno bisogno dei servizi pubblici, specie l’istruzione che la Fedeli dirige.
Purtroppo la pubblicità presenta l’immagine della donna oggetto e tutte le ragazzine non sognano altro che il bel vestito e un trucco eccentrico, solo per farsi ammirare come oggetto. Siano sempre alla annosa differenza tra essere ed apparire, tipica della nostra società consumistica.