Tenta di uscire dall’angolo
ma suona la stessa musica
e non convince
Vuole dare la sveglia alla platea affermando che il Pd deve ora ripartire dopo il disastroso risultato referendario. Bisogna quindi rendersi conto degli errori fatti e rilanciare una azione politica capace di ridare speranza agli italiani. Questo è ciò che ha detto Matteo Renzi venerdì al Lingotto aprendo la corsa alla leadership del Pd che avrà come massimo appuntamento le primarie fissate per il 30 aprile.
L’ex segretario ripete in continuazione di essere al fianco di Gentiloni, ma sappiamo bene quanto in questi casi siano attendibili le parole del fiorentino che nel suo lungo intervento non risparmia inoltre attacchi ai fuoriusciti. Scelte sciagurate, a detta di Renzi, che oltre a danneggiare il partito hanno reso più fragile la tenuta del fronte democratico dello stesso Paese. Non è neppure mancata la tanto discussa questione “reddito di cittadinanza” decisamente respinta da Renzi che insiste invece sul lavoro e non sull’assistenzialismo. Insomma, la solita musica relativa alla creazione di nuovi posti di lavoro sulla quale non sono in molti a scommetterci.
Renzi come un bravo imbonitore gioca poi d’azzardo e propone ai dem una visione che guarda lontano, almeno ai prossimi dieci anni con una classe dirigente non improvvisata, dice lui. Ma allora il clan dei fiorentini che forma il famoso “giglio magico o nero” entrato in carrozza nei palazzi del potere sono forse dirigenti improvvisati e vanno rottamati o rappresentano davvero l’intellighenzia politico-strategica? Oppure, molto più semplicemente, si tratta di amici fedeli figli a loro volta di famiglie legate tra loro da altrettanta profonda amicizia? Chissà, forse questi giovani e ambiziosi fiorentini potrebbero essere anche dei fenomeni… il fatto è che nessuno, almeno per il momento, se ne è accorto.
Tuttavia dopo tante chiacchiere da Torino una novità è arrivata: la piattaforma web rinnovata che ha anche un nome: Bob come Kennedy”, tanto per avere la benedizione di Veltroni, appassionato da sempre di questi Kennedy, che proprio al Lingotto dieci anni fa fu proclamato segretario del neonato Pd. Un novo accesso alla rete, dunque, che comunque fa pensare che il Pd renziano abbia voluto scimmiottare il metodo M5S. Non a caso Grillo ha bollato subito l’iniziativa come un “tentativo di imitazione. Ma gli originali rimaniamo solo noi”, ha commentato il comico genovese.
Bene, l’uomo delle promesse – sistematicamente non mantenute – punta al rilancio del partito, di fatto il suo partito perché di questo si tratta. Nel suo discorso non è neppure mancato il passaggio, seppur velato, alle vicende giudiziarie che vedono coinvolti personaggi di spicco. Vicende su cui è stato tirato in ballo lo stesso padre Tiziano riguardo l’inchiesta Consip.
Toni da perseguitato, quelli usati da Renzi che ricordano tanto quelli usati da Berlusconi: quando quest’ultimo criticava la magistratura la sinistra lo ha letteralmente massacrato per anni e adesso, guarda caso, proprio dai compagni emerge lo stesso malessere, pare intravedono strani complotti che avrebbero come unico obiettivo quello di rendere difficile il cammino del “Renzi club”. Ed è proprio per questo ostentato atteggiamento da perseguitato che si avverte la paura di Renzi, il terrore di non tornare alla guida di tutto ciò che si può riconquistare.
Racconta di voler aprire il confronto, auspica addirittura una sinistra unita – quale sinistra non si sa -, predica la collegialità nelle scelte e altre promesse a cascata.
Ma in realtà è difficile che questo possa verificarsi perché adesso il Pd è di Renzi e basta. Questi tutto ha in mente meno quello di concedere spazi ai subalterni, ai gregari di turno, che se ne devono stare accucciati e ubbidienti al sovrano, se non vogliono perdere cospicue rendite di posizione. Certo è che questo potrebbe nel tempo comportare il rischio di perdere ulteriori pezzi con altrettante lacerazioni interne. E venti di insofferenza se ne sono già avvertiti. Altro che avere la visione per il prossimo decennio!