“Il mondo è dei furbi e per gli stupidi non c’è posto”, recita un vecchio detto che calza perfettamente con il tormento Greta Thunberg, la giovane attivista svedese ispiratrice del movimento Fridays for Future contro i cambiamenti climatici. Da oltre un anno ci ritroviamo la sedicenne in ogni dove ricevuta dalle massime istituzioni internazionali mentre le piazze si riempiono di gente che si scopre improvvisamente ecologista, una pletora di pseudo rivoluzionari da salotto pilotati dalle èlite radical chic che a corto di ideologie post comuniste se ne sono inventata un’altra: combattere il nuovo nemico mondo, ossia gli inquinatori dell’ambiente. E allora tutti in difesa del clima, della terra che a sentire loro, i catastrofisti di turno, avrebbe le ore contate. 
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Così questa massa di (de) menti facilmente influenzabili – ricorda molto le vecchie contestazioni studentesche vissute in anni oscuri – è tornata nel proprio ambiente naturale, per le strade appunto, a contestare il nuovo demone sentendosi nel contempo un po’ più green attraverso la loro icona del nord Europa. Immagine simbolo diventata come una sorta di santino da portare in tasca che in verità altro non è che un autentico marchio di fabbrica, una sorta di griffe che fa soldi a palate alla faccia di chi crede ai falsi miti messi in circolazione al momento. Avanti allora tutti insieme in prima linea per la sfida climaticamente corretta insieme alla giovane scandinava con tanto di treccine e dallo sguardo truce. 
 
La ragazzina è diventata dunque un modello da esaltare e da imitare quando dal nulla nell’estate dello scorso anno ogni venerdì invece di andare a scuola – strano che i genitori prendessero sottogamba questa  scelta – bivaccava davanti al Parlamento di Stoccolma con un cartello “Sciopero scolastico per il clima”. Bene, come d’incanto è diventata misteriosamente – ma dopo racconteremo che non c’è nulla di misterioso – la paladina ambientalista  in grado di trascinare coetanei e adulti di mezzo mondo in difesa dell’ambiente. 
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Ora non è tanto quello che va predicando la giovinetta, del resto sono questioni talmente scontate da cadere nella banalità, ma è sul clamore provocato dall’intera vicenda che sorge spontaneo qualche interrogativo: chi c’è dietro a questa straordinaria operazione di marketing che ha creato un businness milionario? Chi sono le persone senza scrupoli che sfruttano una ragazzina per incrementare i propri interessi economici giocando sull’ambientalismo radicale? Tematica presa al volo e portata come una nuova bandiera da quella intramontabile parte dell’opinione pubblica squisitamente snob sinistrorsa che pensa con la puntuale  presunzione di ridurre tutto sul piano moralistico. E chi non è d’accordo è un becero fascista, un ignorante che non capirà mai nulla. 
 
La verità è che dietro alla costruzione dell’immagine coraggiosa della giovane Greta con una forte coscienza ambientale, magistralmente studiata e lanciata attraverso una formidabile strategia pubblicitaria, c’è in realtà un gruppo di adulti ben organizzato e agguerrito, astuti e abili personaggi, cinici affaristi navigati – che della coscienza ambientale se ne fregano bellamente – che si stanno invece arricchendo sfruttando una ragazzina affetta dalla sindrome di Asperger. 
 
Non convince il fatto che nella sua battaglia Greta attacchi frontalmente l’establishment mondialista, i poteri economico-finanziari, e nel contempo venga proprio da questi incoraggiata e sostenuta. Si badi, oltretutto,  che si tratta proprio di quei poteri politico-affaristici che creano il problema climatico.
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Il sostegno da parte di chi conta è dimostrato dall’accoglienza ricevuta nella varie sedi istituzionali in cui la Thunberg è stata accolta dalle massime autorità compreso addirittura Papa Francesco che l’ha invitata in Vaticano.

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Ora appare davvero strano che una ragazzina di sedici anni senza nessuna nozione scientifica sia andata in giro per il mondo come la Madonna Incoronata a parlare di clima davanti ad esperti di incontestabile prestigio. Proprio ieri è intervenuta al summit presso l’Assemblea generale dellìOnu – tra l’altro Greta, che è contro gli aerei perchè inquinano, ha raggiunto New York in barca a vela come i miliardari, veliero capitanato da Pierre Casiraghi, noto rampollo della famiglia di principi monegaschi (che si tratti dell’ennesima trovata pubblicitaria?) . Peccato che alla maggior parte dei poveri mortali non sia possibile concedersi questi lussi e siano costretti a prendere un mezzo “vergognosamente inquinatore” come l’aereo. Vorrà dire che in futuro ci sentiremo in colpa di fronte alle treccine e ai gretini mondialisti.
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In sostanza l’entourage della “ditta Greta” ha deciso dopo attente analisi di marketing  di lanciare in maniera oculata in difesa del mondo una ragazzina dai tratti ancora infantili e ingenui. E proprio per questo in grado di fare breccia nel sentiment collettivo invece che giocare la solita e ormai logora carta dell’ esperto ambientale che con ogni probabilità si sarebbero perse le tracce tra i tanti studiosi della materia. Complimenti quindi a questi squali del mercato pubblicitario che hanno puntato tutto sulla giovinetta studiandone anche l’immagine adatta per renderla unica, inconfondibile. Nulla è stato lasciato al caso. Anche la pettinatura e l’abbigliamento dèmodè hanno certamente colpito. I maestri pubblicitari hanno centrato il bersaglio.
Ma non è tutto. La favola green della giovane attivista riserva dell’altro. Nella partita degli interessi economici che ruotano attorno al circo mediatico si scopre la sete di successo, l’ambizione sfrenata della madre di Greta, una cantante di seconda fila,  che ultimamente ha scritto un libro che ha voluto  assolutamente lanciare, ma guarda un po’, a distanza di soli quattro giorni dalla prima protesta di Greta, un libro ultra-ecologista intitolato Scenes from the Heart. Protesta e lancio editoriale concomitanti è forse una coincidenza  o è frutto di un’abile mossa di mercato? Non poteva mancare poi l’altra sorpresa: il volume di Greta che oltre ad essere convinta ambietalista diventa anche scrittrice con “La nostra casa è in fiamme”. Altro libro che con molta probabilità andrà a ruba. C’è da scommetterci. Insomma, grazie al ciclone Greta si è architettato anche un’ottima promozione letteraria di famiglia che avrà successo. E saranno i gretini a rendere ricca la famiglia Thunberg e i loro sodali.
A muovere i fili de “l’affare Greta”  c’è anche una società di marketing, la We Do Not Have Time. Non ultimo è stato creato un gruppo di esperti dall’ex ministro socialdemocratico per lo sviluppo Kristina Persson, esponente di quel partito che ha addirittura candidato la sedicenne al Nobel della pace… pura follia. Ma del resto se l’hanno dato a Bob Dylan lo possono dare anche anche a Greta.
Ci sono inoltre altri risvolti inquietanti della vicenda. A fianco della svedese troviamo Ingmar Rentzhog, esperto di marketing, e guarda caso è il proprietario della società esperta di mercato, la We Do Not Have Time di cui abbiamo accennato prima. A quanto si apprende dai media svedesi nel novembre scorso lo stratega a capo della società ha inserito la giovane nel consiglio di amministrazione  e dopo soli tre giorni la società ha promosso una campagna di finanziamento collettivo che ha raccolto in pochissimo tempo poco meno di 3 milioni di euro, un progetto che sta andando a ruba nel campo dei servizi che interessano le dinamche ambientali e i cambiamenti climatici. Non male per chi è partito fotografando una bambina che con un cartello in mano staziona davanti al Parlamento e nel giro di qualche mese ha già incassato una montagna di soldi. Che sia tutto frutto della casualità. Che sia frutto della dea bendata? Oppure abbiamo capito finalmente che Greta è la punta di diamante di un sistema che fa soldi nelle mani di gente molto furba e senza scrupoli che però dinnanzi al mondo “veste green”. Non è straordinario l’inganno?
Nella ragnatela di interessi capita poi di scoprire che quella volpe di Rentzhog è stato nominato alla presidenza del gruppo di esperti della Global Utmaning. E la fondatrice di questa neoformazione chi è?  Kristina Persson, naturalmente. Dunque tutto il mondo è paese: ambiente e politica vanno a braccetto quando c’è da spartirsi l’interesse economico. Senza dimenticare che la corrente di pensiero della formazione lanciata dall’ex ministro per lo sviluppo è decisamente contro alle forze nazionaliste presenti nell’Ue e nel resto del mondo e quindi si pone l’obiettivo di combattere i sovranismi. Ma toh, ci risiamo, affari e politica anti-sovranista li ritroviamo sempre sullo stesso fronte.
Povera Greta che pensa di essere diventata l’eroina dell’ambiente quando in realtà è diventata la copertura perfetta della casta mondiale. Greta sostiene nella sua battaglia che c’è una parte di umanità terribile, spaventosa, crudele che sta distruggendo il pianeta. Ha ragione perchè una buona rappresentanza di quella umanità tanto spregiudicata e immorale le è soprattutto vicina e a sua insaputa la sta sfruttando.