Tra Pd, Fi, M5S e Lega
si tratta per un nuovo accordo:
meno collegi e basta alle pluricandidature
Il modello tedesco sul quale modellare la nostra nuova legge elettorale rischia grosso. Fino a qualche giorno fa sembrava ormai cosa fatta e invece adesso si torna in alto mare. Tra Pd, Berlusconi, grillimi e Lega si sono aperte nuove trattative sul numero dei collegi e la cancellazione delle candidature plurime. Riusciranno a trovare una intesa?
Intanto nel primo pomeriggio di sabato in Commissione Affari Costituzionali della Camera, dove si dovranno votare 780 emendamenti, sono slittati di un’ora i lavori in merito all’esame di questo nuovo indirizzo di legge proporzionale per dare la possibilità al relatore Pd Emanuele Fiano di rivedere il testo sul quale sembrava che le forze politiche avessero trovato un punto di convergenza non più tardi di mercoledì scorso in sede di commissione.
Ora, preso atto delle obiezioni espresse da più parti, si tenta di trovare un nuovo accordo che, stando sulla carta, dovrebbe già intravedersi all’orizzonte ma in realtà la strada potrebbe riservare ancora parecchi tratti in salita.
La nuova intesa si basa su tre modifiche prinipali: la riduzione dei collegi della camera che andranno a coincidere quelli previsti per il Senato dal Mattarellum , ovvero saranno 232 alla Camera compresi Trentino-Alto Adige e Val d’Aosta, la riduzione da 27 a 22 delle circoscrizioni proporzionali e dunque delle liste dei candidati, non ultimo lo stop alla possibilità di candidature plurime in 3 diverse liste bloccate proporzionali oggi previste: ciascun candidato potrà candidarsi al massimo in un collegio e in una lista. Mentre la soglia di sbarramento rimane quella preannunciata e aspramente criticata da Alfano che teme di scomparire definitivamente dai radar dei palazzi del potere: il 5%.
Sarebbe stata invece respinta la proposta avanzata attraverso non pochi emendamenti che chiedeva l’introduzione delle preferenze, di doppia scheda e di voto disgiunto, di superamento della priorità di elezioni prevista per il capolista bloccato rispetto ai più votati nei collegi della stessa lista. Ma la riduzione notevole dei collegi operata dal sistema già battezzato “germanichellum” realizza di fatto una riduzione consistente della possibilità che chi vince la gara uninominale poi non entri in parlamento perché superato dal capolista del suo partito in quella circoscrizione.