Ora tocca a Berlusconi decidere
poi lo sfratto a Gentiloni
e voto in autunno
Ritorno al proporzionale con sbarramento al 5% per eliminare i “cespugli” dal Parlamento. Questo è il sistema tedesco che, almeno per il momento, pare abbia trovato un punto di convergenza tra Democratici e grillini. Ora non resta che attendere un segnale da Berlusconi che nelle ultime ore sembrerebbe intenzionato a rispondere positivamente. Tra l’altro non va dimenticato che in questi ultimi giorni l’ex cavaliere e Renzi si sono sempre sentiti mantenendo un costante scambio di vedute sulla legge elettorale che i due vorrebbero portare in porto insieme.
Tuttavia i dubbi sul sistema tedesco rimangono e potrebbe addirittura profilarsi la difficoltà di raggiungere una maggioranza in sede parlamentare. E appunto per questo già Renzi mette le mani avanti sostenendo che nessun scenario è da escludere, tantomeno le larghe intese. In parole povere si fa largo il solito valzer degli inciuci.
Tornando ai tavoli di confronto si è trattato di un incontro breve ma proficuo, quello di ieri tra Pd e M5s sulla legge elettorale svoltosi alla camera negli uffici del gruppo dem. Alla fine del summit bocche cucite da parte del capogruppo Roberto Fico affiancato dai colleghi Danilo Toninelli e Vito Crimi. Altrettanto silenzio in casa Pd, anche se a dire il vero qualcosa è trapelato: il capogruppo a Montecitorio Ettore Rosato, che ha ricevuto i pentastellati insieme a Luigi Zanda e al relatore della riforma Emanuele Fiano, alle domande dei cronisti su come fosse andato l’incontro ha commentato: “Tutto bene“. E questo è stato sufficiente per capire che questa volta qualcosa si sta smuovendo. Forse.
Si andrebbe dunque verso un modello in stile tedesco sul quale lo stesso Matteo Renzi, che ha una gran fretta di andare alle urne per riconquistare Palazzo Chigi – voti permettendo ovviamente – vede possibile un accordo anche con Forza Italia su un modello proporzionale con soglia di sbarramento al 5%.
Stando alle ultime indiscrezioni anche Sinistra Italiana pare essere disponibile al “tedescum”.
Ma in questi casi, come sempre, meglio essere molto cauti prima di parlare di certezze dato che il banco potrebbe saltare da un momento all’altro e riportare tutto all’anno zero.
Infatti se si sta delineando una intesa tra forze politiche sulla legge elettorale dall’altra parte si mette inevitabilmente a rischio sia il già fragile equilibrio del Governo che della stessa maggioranza raffazzonata in qualche modo per sostenerlo.
A rompere le uova nel paniere, c’era da aspettarselo, il gruppuscolo degli alfaniani – Area Popolare – che sono disposti a tutto pur di non far passare lo sbarramento al 5%. Per loro sarebbe una sentenza di condanna a morte, consapevoli che si scioglierebbero come neve al sole in un solo istante tenteranno disperatamente di abbassare la soglia magari al 3%.
Basta questo per capire quanto sia urgente il fatto di liberarsi una volta per tutte dai ricatti di queste pseudo compagini politiche che mirano solo a garantirsi potere e visibilità ben retribuite senza averne titoli e meriti.
Era perciò prevedibile che il faccia a faccia tra Alfano e Renzi non producesse nulla di buono e non di conseguenza non è escluso che vi siano ricadute immediate sull’esecutivo Gentiloni.
Materia del contendere potrebbe essere la questione voucher inseriti nella cosiddetta ‘manovrina’.
Il testo sarò al vaglio dell’Aula della Camera mercoledì e lì non ci dovrebbero essere problemi anche grazie al promesso “aiutino” che arriverebbe da Forza Italia.
Cosa diversa al Senato dove la prevista bocciatura da parte del Mdp potrebbe mettere in pericolo il Governo, salvo l’arrivo di stampelle targate centrodestra.
Una situazione quindi fluttuante che spalancherebbe in questo modo la strada verso il voto in autunno.
Non resta che aspettare gli sviluppi nelle prossime ore terminato il giro delle consultazioni tra i vari leader dei maggiori partiti mentre per Alfano e i suoi moderati potrebbero essere le ultime battute di una attività politica che non lascerà certo il segno. Almeno che non ci sia da parte di qualcuno l’interesse di fare sopravvivere Alleanza Popolare… con il respiratore, però. Del resto non sarebbe la prima volta che assisteremmo a cose di questo genere davvero imbarazzanti e ormai inaccettabili.
Dal canto suo lo scalpitante Renzi evidenzia quanto il sistema tedesco proporzionale non sia proprio nelle sue corde ma è pronto ad accoglierlo visto il consenso che pare raccogliere. Però anticipa sul fatto che il Pd non ha i numeri per governare senza l’ausilio di alleanze con altre formazioni. Resta comunque convinto che se tedesco deve essere che la soglia di sbarramento rimanga tedesca, ossia il 5% senza accordi al ribasso. Il solo modo per fare piazza pulita dei partitini. Vogliono tornare in gioco? Che si uniscano tra loro. Gli alfaniani temono di essere cancellati? Che si facciano candidare da Berlusconi. Così pare abbia detto Renzi con i suoi.
Poi Renzi è tornato ad insistere su un elemento: vuole che sulla scheda elettorale ci siano i nomi dei candidati “perché voglio sapere almeno per chi voto“.
Ma anche quando il percorso sembra in discesa le difficoltà non mancano mai, anche al proprio interno.
Infatti ora che Renzi potrebbe avere trovato la quadra con gli avversari dovrà vedersela con i suoi radunati per la direzione del partito in programma nei prossimi giorni. I dem dovranno decidere se approvare o meno la svolta proporzionale che pare non convincere l’attuale ministro delle giustizia Andrea Orlando e i suoi fedelissimi.
Promuove invece subito il “tedescum” ed è pronto a dare il pieno mandato a Renzi l’astuto Dario Franceschini, alla guida del dicastero dei beni culturali, a capo della corrente più numerosa e perciò più influente dei democratici.
Intanto Renzi tenta come sempre di nascondere la fretta di andare la voto facendosi scudo sfruttando le parole del Capo dello Stato che da tempo sprona le forze politiche per il raggiungimento di un accordo sulla legge elettorale-
Nel contempo Renzi tenta di rassicurare gli scettici che nel caso di elezioni anticipate la manovra economica non correrebbe rischi perché potrebbe essere approvata dal nuovo Governo. Ma questa boutade tipicamente renziana non convince Padoan, ministro dell’economia e la tensione resta alta, soprattutto all’interno della maggioranza di Governo.