Finora violenze (e ora anche spari) non arrivate dai presunti “fascisti”. La falla nella sicurezza, i sospetti, l’impatto sulla campagna, la potenza delle immagini
Purtroppo era nell’aria… Non ci sorprende il tentato assassinio di Donald Trump durante un comizio in Pennsylvania, pochi giorni fa avevamo evocato la possibilità del gesto di un “pazzo” (tra virgolette non per caso) in chiusura di un articolo su quanto fosse complicato per i Democratici sostituire Biden in corsa.
Se l’America non è nuova a tentativi di assassinio di presidenti e candidati presidenziali, la crisi della candidatura di Joe Biden e la prospettiva sempre più nitida di vittoria di Trump ha gettato nel panico i suoi nemici politici e mediatici. Il loro panico è da settimane chiaramente percepibile. E un “pazzo” si trova sempre quando il clima è incendiario.
Il clima d’odio
In realtà, anche in Europa abbiamo assistito ultimamente ad alcuni tentativi di eliminazione fisica di avversari politici, anche primi ministri. La polarizzazione politica, il clima d’odio che si respira è a livelli di guardia in molte grandi democrazie occidentali, non solo negli Stati Uniti.
La tendenza sempre più diffusa non solo della sinistra ma del complesso dei media mainstream e delle altre forze di establishment, che sentono minacciate le loro posizioni di potere dai crescenti consensi dei partiti di destra, a rappresentare l’avversario politico come una “minaccia per la democrazia” non può alla lunga non produrre effetti contrari alle presunte buone intenzioni dichiarate di voler difendere la democrazia.
Se ai propri sostenitori viene ripetuto ad ogni ora, ogni giorno, che quel candidato o quel partito sono una “minaccia per la democrazia”, non ci si può sorprendere che qualcuno finisca per crederci, e che qualcuno sufficientemente ingenuo, coraggioso o pazzo agisca di conseguenza, cercando di eliminare fisicamente la minaccia.
Il paradosso è che finora le violenze di piazza, squadriste, e ora anche gli spari, non sono arrivate dai presunti “fascisti”, ma dagli autoproclamati antifascisti. Ma non si può escludere che prima o poi rispondano con la violenza anche i sostenitori di candidati e partiti accusati di fascismo, avvicinandoci ad uno stato di guerra civile non più solo a parole.
Gli opposti complottismi
Ora, ovviamente, tutti a chiedersi “come è potuto accadere”, sottintendendo che sia stato “lasciato accadere”. Gli uni, a sinistra, alludendo ad un false flag dello stesso Trump per atteggiarsi a martire e aumentare la sua popolarità; gli altri, a destra, a complicità dei servizi sicurezza, dell’odiato Deep State. Ma queste cose, semplicemente, accadono.
Certo, non c’è dubbio che qualcosa sia andato storto, non abbia funzionato come avrebbe dovuto nella sicurezza. Su quel tetto, così vicino e isolato, a soli 150 metri dal podio dove parlava Trump, un agente avrebbe dovuto esserci. Non parliamo di decine di tetti e di grandi distanze. Così come andrà chiarito come mai siano stati ignorate le segnalazioni di più di un manifestante sulla presenza di un possibile attentatore.
Bisogna resistere alle tentazioni del complottismo ma allo stesso tempo andranno indagate tutte le piste. Una falla c’è sempre in questi casi, ma fino a prova contraria gli agenti e i militari dei servizi di sicurezza presidenziale sono uomini di valore e lealtà assoluti, che in ogni momento mettono a rischio la loro stessa vita.
L’impatto sulla campagna
Quale sarà ora l’impatto sulla campagna presidenziale, quali le conseguenze politiche? Facile prevedere le polemiche, gli scambi di accuse, la polarizzazione ancora più esasperata, la sfiducia nelle istituzioni e la demonizzazione reciproca.
Da non sottovalutare la potenza delle immagini. Il video, con Trump insanguinato che si rialza e prima di essere portato via dagli agenti della scorta alza il pugno e grida “fight, fight!”, con il pubblico che ricambia “U-S-A, U-S-A!”, e la foto già iconica, come qualcuno ha osservato a metà tra Iwo Jima e Rocky Balboa.
I simpatizzanti di Trump si compatteranno ancora di più dietro il loro campione. Ogni elettore di Trump lo voterà effettivamente, mentre Biden, o qualsiasi altro candidato che i Democratici butteranno nella mischia, non avrà la stessa certezza di partecipazione. Da qui si riparte, ma è ovvio che questo evento ha cambiato per sempre la corsa alla Casa Bianca 2024 (e non è detto che sarà l’unico a farlo).
Federico Punzi – Atlantico