Siamo alla farsa: il maxiemendamento ancora non c’è e il voto della manovra al Senato continua a slittare. La conferenza stampa di fine anno del presidente del Consiglio, che doveva tenersi oggi a palazzo Madama, viene rinviata alla prossima settimana. “Siamo in zona Cesarini”, ha ammesso ieri lo stesso premier Conte, aggiungendo che lo stesso governo si rende conto di aver rallentato i lavori parlamentari “ma confidiamo che nella giornata di domani (sabato) la manovra al Senato possa essere approvata”.
Il maxiemendamento sarebbe dovuto approdare a Palazzo Madama nel pomeriggio di ieri ma è slittato alle 14 di oggi. In serata, intorno alle 22,30, è atteso il voto di fiducia.
Così è passata un’altra giornata senza che nessuno conoscesse l’articolato di legge di bilancio del maxi emendamento riscritto seguendo le indicazioni della Commissione Europea. Stasera, come detto, la fiducia fermo restando che la Ragioneria dello Stato finisca di fare tutti i controlli del caso. Una volta ottenuto il via libera la legge di bilancio diventa operativa con nuovi saldi e nuove stime da valutare nel loro impatto sui conti pubblici. Manovra, va ricordato, che ha avuto la “benedizione” dell’Ue – dopo che Bruxelles ha imposto il diktat delle correzioni al governo giallo verde costretto a una clamorosa retromarcia – per non avviare la procedura di infrazione annunciata dal commissario Moscovici.
E su i tira e molla dell’esecutivo la presidente del Senato
Casellati ha bacchettato il governo: “Pur comprendendo le difficoltà del governo, anche nell’interlocuzione con l’Ue, mi corre l’obbligo di invitare la maggioranza e il governo ad avere un percorso legislativo più regolare, non con questa tempistica a singhiozzo. Un percorso rispettoso dell’Assemblea”.
A questo punto non è azzardato immaginare che i senatori, minoranza e maggioranza compresa, voteranno al buio poiché non avranno neppure il tempo di leggere il testo economico al vaglio del voto atteso nel giro di poche ore. Mentre tra i banchi della maggioranza era palpabile l’imbarazzo accompagnato da non pochi mugugni ieri la protesta delle opposizioni è stata durissima. Andrea Marcucci (Pd) sbotta: “Non abbiamo ancora il testo che cambierà completamente la manovra. Il Parlamento non ha avuto modo di vederla la manovra. Siamo contro la Costituzione”, ha detto mentre il resto dei dem hanno occupato l’aula per circa mezz’ora dopo la fine della seduta. Per la presidente dei senatori forzisti Annamaria Bernini “siamo alla Caporetto politica del governo che fa una cosa sconcia contro il popolo italiano. Prendere in giro il Parlamento per venti giorni è uno sfregio ai loro elettori”.
Intanto si guarda avanti e ci si domanda se l’impianto dei conti reggerà all’urto della realtà quotidiana. Per finanziare, ad esempio, quota cento e reddito di cittadinanza, sono previste nuove tasse e tagli con il ventilato aumento dell’Iva dal 2020. Ma questo governo avrà vita così lunga? E questa manovra è davvero in grado di accontentare il popolo, come sbandieravano tempo fa i pentastellati, o rischia alla fine di deludere addirittura coloro che hanno votato Lega e Cinque Stelle?